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PK compie 25 anni, Alessandro Sisti: "Così sfidammo l'ortodossia Disney"

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Gabriele Lippi

Disney - Panini Comics

Nel marzo del 1996 usciva il numero Zero della serie dedicata a Paperinik. Con personaggio grafica e colori completamente rinnovati e storie pensate per un pubblico più adulto di quello abituale del Topolino. L'autore che prese in mano il progetto racconta la nascita e l'evoluzione di un fumetto diventato cult

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Venticinque anni fa Paperino varcava i portoni della Ducklair Tower per vedere la sua vita cambiata per sempre. L’incontro con la sofisticata intelligenza artificiale Uno e con una tecnologia avanzatissima gli avrebbe portato grandi poteri e le conseguenti ben note grandi responsabilità che li accompagnano. Per i lettori delle storie Disney era un nuovo fulminante incontro con un personaggio già noto eppure completamente diverso. Paperinik subiva un restyling straordinario, ammiccando ai comics supereroistici di oltre Atlantico, abbracciando storie e tematiche più adulte e affrontando minacce ben più gravi e minacciose dei ladri che infestano Paperopoli. A tirare le fila di un’avventura senza precedenti in ambito Disney, lo sceneggiatore Alessandro Sisti, plasmatore di un nuovo mondo e un nuovo modo di fare fumetto in Italia destinato a lasciare il segno diventando un’ideale ponte tra l’infanzia e l’età adulta per un’intera generazione di lettori (GUARDA LA GALLERY). 

Disney

Intanto buon compleanno. Venticinque sono tanti e vanno festeggiati.
Sì, direi proprio di sì. Certo, c’è stata una pausa di qualche anno, ma i lettori sono rimasti affezionati anche in quel periodo. Si vede che è un personaggio che ha attecchito.

Lo ha ricordato decine di volte, ma le belle storie meritano sempre di essere raccontate una volta di più. Come è nato PK?
All’epoca avevamo Paperinik, testata dedicata al personaggio classico nato alla fine degli anni ’60, stavamo introducendo novità come la grafica digitale che rendevano esteticamente più interessante il prodotto ma le trame erano ancora quelle classiche. Ezio Sisto, caposervizio delle sceneggiature, mi chiese se mi andava di provare a ripensare il tutto per puntare anche a un pubblico più alto e adulto. Per me fu un invito a nozze.

Avevate la sensazione di fare qualcosa di straordinariamente innovativo?
Ne avevamo l’intenzione più che la sensazione. Ci eravamo proprio detti - Sisto per il lato editoriale e io per quello narrativo – “cerchiamo di tirar fuori un po’ il coniglio dal cappello. Pensiamo a un prodotto che esteticamente sia per esempio con un formato diverso, un’impaginazione differente. E poi anche Paolo Cavaglione, direttore dei periodici, ci venne dietro ordinando colori speciali.

Una cosa che mi ha sempre affascinato è la storia del derby Italia-Francia. Voi da una parte a cercare di innovare e Parigi dall’altra a difendere la tradizione.
Parigi rappresentava la casa madre, il centro creativo era lì, erano i custodi dell’ortodossia. Disney è sempre estremamente preoccupata di non cambiare nulla, ed è un tipo di approccio che si può capire se è vero che squadra che vince non si cambia. Noi abbiamo fatto tutto di soppiatto, di nascosto, con l’idea di presentare poi tutto quanto a una convention che ci sarebbe stata di lì a poco e dove saremmo arrivati dopo aver già pubblicato. Ci serviva il sostegno dei risultati del pubblico per far dire a loro che era una buona idea. Lo ottenemmo e senza fare pubblicità. Fu tutto un passaparola tra lettori.

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Pensavate all’epoca che sarebbe diventato un cult?
Questo sinceramente no, saremmo stati dei mitomani se lo avessimo pensato. Anzi, personalmente io mi sono preoccupato di non sciupare niente di quello a cui i lettori erano affezionati, non volevo scardinare tutto, la storia inizia comunque con Zio Paperone che porta Paperino alla Ducklair Tower per uno dei soliti lavori rognosi. Non mi ha stupito, però, perché quando uno ci mette tutto quello che professionalmente è capace di metterci può essere felice del successo di ciò che ha creato, non stupito. Ciò che mi ha colpito particolarmente è il fatto che tutti i colleghi entrati nel progetto in corsa furono entusiasti di far parte del gioco. Il consenso anche da parte di chi fa il tuo mestiere è speciale.

PK ha un grande successo, a un certo punto però la prima serie si esaurisce, c’è un restyling, poi una pausa delle pubblicazioni. Perché?
Chi lo sa. Forse un po’ perché noi avevamo perso noi un po’ dell’energia iniziale, un po’ perché non tutte le nuove direzioni che avevamo tentato erano ugualmente efficaci. Sarebbe presuntuoso pensare di aver fatto tutto alla perfezione, sicuramente qualcosa ci è riuscita bene, qualcun'altra meno. Poi era diventato un prodotto consolidato, non più totalmente innovativo, diventava più difficile, avevamo fatto un tentativo di cambiare un po’ la formula, però non era più quello di prima.

Qual è il personaggio a cui è più affezionato
Se devo dirti la verità un po’ tutti i miei. Uno è un personaggio che ho creato dall’inizio e lo amo per il suo essere presuntuoso fuori e pieno di dubbi dentro. Anche a Lyla sono molto legato. Ma forse, ecco, Angus Fangus è un personaggio che ho sempre giocato con piacere, anche perché io per tanti anni ho fatto anche cronaca e ho sempre pensato che Angus rappresentasse un modo un po’ spudorato di fare cronaca, se non ci sono notizie le inventa. Sempre dei personaggi miei amo il Razziatore, che col tempo si è evoluto ma era nato come un predone completamente privo di scrupoli e senza responsabilità. E a chi non farebbe piacere non avere responsabilità?

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Ok le storie, ok i disegni e i colori, ok quelle tavole così diverse dagli standard del Topolino, ma PK è stato un’esperienza a tutto tondo dal punto di vista editoriale. I lettori della prima ora sono particolarmente legati alla posta di PK.
Sì (ride, ndr), fu un tentativo riuscito di coinvolgere il pubblico con una chiave diversa, che non era quella del classico angolo della posta dei lettori amato e seguito sul Topolino. Era un gioco che precedeva i social ma forse li anticipava anche su carta, con l’ironia, lo scherzo, il giocare a sfottersi coi lettori. E il pubblico ricambiava.

A proposito di questo trolling simpatico in anticipo sui tempi dei social, mi viene in mente l’episodio dello Zero/1. Fu un equivoco voluto?
Più che voluto si è autogenerato. Pensare che avremmo avuto un’opportunità del genere era troppo avanti rispetto alle nostre aspettative, così facemmo quello che è normale quando lanci una testata sperimentale: un numero zero. Quando fu pubblicato, però, ci rendemmo conto che era anche l’inizio della storia, quindi anche un numero 1, in un certo senso, così passammo direttamente allo Zero/2 inserendo anche il personaggio di Due. Furono i lettori a iniziare a chiedersi dove fosse lo Zero/1, noi ci prestammo al gioco e alla fine li accontentammo con lo speciale.

Senza interrompere il gioco, però. Sull’editoriale di apertura scriveste: “Il fumetto che avete tra le mani non esiste”.
Sì, esatto.

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Ecco, PK fu un fumetto bellissimo e rivoluzionario, ma forse uno dei segreti del suo grande successo fu il senso di comunità che vi si sviluppò attorno. Era come se tutti, dagli autori ai lettori, fossero parte integrante del progetto.
Sono contento che me lo confermi, lo penso anche io, e secondo me questo sentimento c’è ancora. Qualche anno fa abbiamo ricominciato con le storie nuove, la prefazione fu una tavola di Zerocalcare, e anche lui era entusiasta di poter lavorare su PK. È una cosa che mi ha fatto davvero piacere.

I fan oggi chiedono una nuova serie regolare. La vedremo mai?
Mah, io me lo chiedo spesso. Due o tre anni fa me l’hanno chiesto anche a Lucca Comics, in conferenza stampa, ho risposto “se firmate col sangue un patto di abbonamento, noi ci proviamo”. Editorialmente sono cambiati i tempi, non solo per PK ma per tutto quanto. Adesso è più facile che ci sia un incremento delle nuove storie pubblicate come Topolino fuori serie, come cartonati, con un taglio più da libreria, mentre l’edicola ha meno forza di una volta. Gli stessi costi di produzione sono molto aumentati, ci vorrebbe un coraggio che magari arriverà più avanti. Però chi lo può dire. Il fatto che siamo qui a parlare dei 25 anni e c’è un pubblico interessato a me fa ben sperare. Parliamo di un personaggio ancora vivo che ha ancora delle cose da raccontare, non è solo una ristampa per collezionisti, esiste il desiderio di storie nuove. Se si è potuto fare per Star Trek e Star Wars… Stiamo a vedere.

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I 25 anni di PK vengono celebrati da Disney (Panini Comics) con una storia speciale sul Topolino numero 3407 (con lo stesso Sisti alla sceneggiatura e i disegni di Lorenzo Pastrovicchio), disponibile in fumetteria anche con una copertina variant dedicata all'eroe mascherato, e con una nuova edizione cartonata di PkTube. Imperdibile per i fan anche il cofanetto realizzato per l’occasione che racchiude i 7 volumi dedicati alle storie di PKNE apparse su Topolino, una litografia autografata e la PKard New Era.

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