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Dazi USA preoccupano Italia ma dialogo con Trump priorità
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Introduzione
Dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti di tariffe più care del 25% sulle auto e su altri prodotti europei, si moltiplicano gli allarmi del mondo produttivo italiano.
Quello che devi sapere
La scure di Trump
- Nel corso della prima riunione di governo dall’insediamento, Trump ha confermato i dazi verso Canada e Messico a partire dal 2 aprile. Sull’Europa non indica una data ma promette che "saranno annunciati a breve" e giustifica la decisione di inasprire le tariffe per sanare un deficit commerciale "pari a 300 miliardi di dollari". Si attende di capire la natura dei dazi, se saranno generalizzati o mirati solo su alcuni settori. Tra le ipotesi circolano tariffe più alte per beni e servizi del comparto farmaceutico e dei semiconduttori.
Su Insider: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Caro bollette, cosa serve davvero alle famiglie?"

Export Italia, Usa prima destinazione extra-Ue
- Come evidenzia un’analisi condotta dal centro studi di Confindustria, i dazi verso l’Ue colpirebbero con maggiore forza l’Italia. Secondo i dati l’export italiano risulta più esposto rispetto alla media europea con il mercato americano che rappresenta il 22,2% delle vendite fuori dal Vecchio Continente, circa 3 punti in più rispetto al resto dell’Unione (19,7%). Nel 2024 le vendite di beni e servizi hanno toccato quota 65 miliardi con un avanzo commerciale di 39 miliardi.
Per approfondire: L’export italiano tiene, attenzione ai dazi. Bene l’agroalimentare, male le auto. I dati
L’analisi di Confindustria
- Secondo Viale dell’Astronomia tra i settori più esposti all’imposizione di dazi americani ci sono le bevande, le auto e la farmaceutica che costituiscono ciascuna oltre un terzo del totale delle esportazioni italiane. Seguono autoveicoli, macchinari, impianti, pelli e calzature. A guardare con preoccupazione ai dazi è anche il settore moda che costituisce un marchio del made in Italy negli Usa.
Per approfondire: Trump annuncia: "Dazi sulle auto straniere intorno al 25%"
I danni sul manifatturiero
- L’analisi dell’associazione degli industriali calcola poi gli effetti sul settore manifatturiero italiano che verso gli Usa destina il 7% delle vendite, di cui la maggior parte come flussi diretti. A soffrire sarebbero poi i comparti legati ai mezzi di trasporto e i prodotti merceologici che negli ultimi anni hanno visto un rafforzamento della domanda
Orsini (Confindustria): "Servono misure straordinarie"
- Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini parla di "preoccupazione innegabile" di fronte al rischio di una spirale protezionistica dagli Stati Uniti. "Serve un patto bipartisan per il Paese e per l'Europa", ha detto il leader degli industriali alla riunione del Consiglio Generale di Confindustria che ha ospitato il presidente dell'associazione degli imprenditori europei BusinessEurope, Fredrik Persson. "Dal presidente Trump arrivano decisioni che, se applicate, metterebbero nel giro di 24 ore in ginocchio imprese, lavoratori e a cascata tutta l'economia italiana", gli fa eco il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin
Aleotti (Confindustria): "Dazi colpo finale per l’industria"
- Per la vicepresidente di Confindustria Lucia Aleotti, i dazi rischiano di assestare un "colpo finale all’industria". "È chiaro che per noi il rischio è grande e non riguarda solo le nostre esportazioni ma anche la possibilità che le esportazioni cinesi, una volta impedite di approdare negli Stati Uniti, possano arrivare addirittura da noi sottocosto", afferma in un’intervista a La Stampa, chiedendo all’Unione Europea un salto di qualità nel sostegno alle imprese e l’apertura verso nuovi mercati. "Penso innanzitutto al Mercosur: poter avere rapporti con l'area dell'America Latina è importantissimo in questo momento"
Rischio salasso fino a 7 miliardi
- Come mostra una simulazione dell’istituto di consulenza Prometeia realizzata prima del voto presidenziale, ipotizzando un aumento del 10% sui prodotti già sottoposti a dazi l’aggravio sull'economia italiana supererebbe i 4 miliardi di euro. Una cifra destinata a salire a 7 miliardi nel caso di un aumento generalizzato delle tariffe
Effetti dal 2026?
- Stime analoghe arrivano dal gruppo Sace che vede un impatto sull’export pari a 6,8 miliardi fino al 2029. "Se Trump decidesse di imporre maggiori dazi rispetto a quelli già in vigore gli effetti si inizierebbero a sentire già dal 2026", spiega Alessandro Terzulli, capo economista Sace
Il costo per i territori
- Secondo una stima di Confartigianato, con i dazi l’export italiano potrebbe subire una contrazione di 11 miliardi e un calo del 16,8% delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L’analisi mette in guardia dal rischio per le piccole e medie imprese attive in vari settori come "moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria". Per quanto riguarda i territori Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lazio sono tra le regioni più esposte a dazi. Mentre fra le province spicca Milano, seguita da Firenze, Modena, Torino, Bologna e Vicenza
L'allarme di Coldiretti
- A patire sarebbe anche il settore agroalimentare. Secondo Coldiretti, l’ipotesi di dazi al 25% rischia di abbattere le vendite negli Usa con un conseguente "aumento dei costi per i consumatori americani fino a 2 miliardi".
Per approfondire: Dazi, Ue in allerta. Nuove tasse a Canada, Messico e Cina: "Prenderemo misure necessarie"
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in questa scheda
- La scure di Trump
- Export Italia, Usa prima destinazione extra-Ue
- L’analisi di Confindustria
- I danni sul manifatturiero
- Orsini (Confindustria): "Servono misure straordinarie"
- Aleotti (Confindustria): "Dazi colpo finale per l’industria"
- Rischio salasso fino a 7 miliardi
- Effetti dal 2026?
- Il costo per i territori
- L'allarme di Coldiretti
- Leggi anche
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