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Tim, che cosa cambia con Poste primo azionista: gli scenari futuri

Economia
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I titoli di Sky Tg24 del 31 marzo, edizione delle 8
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I titoli di Sky Tg24 del 31 marzo, edizione delle 8
00:01:38 min

Introduzione

La staffetta nell’azionario di Tim apre un nuovo capitolo per la società nazionale di telecomunicazioni. Con l’acquisizione del 15% da Vivendi, Poste Italiane è diventata il primo azionista del gruppo, con una partecipazione complessiva al 24,81%. L’operazione, annunciata sabato, segna il ritorno sotto il controllo italiano della maggior compagnia del Paese, in un momento particolarmente critico per il settore. Tra il 2010 e il 2023, infatti, il fatturato del comparto è sceso del 35%, con un calo drastico della telefonia mobile (-47%) e un taglio dell’occupazione del 30%, con 40mila posti di lavoro persi. Come riporta il Corriere della Sera, il gruppo controllato dal governo si trova quindi nella posizione di decidere quali rimedi servano e in quali tempi per rilanciare un settore che occupa circa 100mila persone ed è cruciale per la digitalizzazione del Paese. Ecco cosa cambia con la nuova posizione di vertice di Poste in Tim. 

Quello che devi sapere

Collaborazioni strategiche in vista

Prima di affrontare una riorganizzazione più ampia del settore, Poste Italiane e Tim si concentreranno inizialmente su possibili nuove collaborazioni reciproche. La più concreta riguarda PosteMobile, operatore virtuale che oggi si appoggia alla rete Vodafone per offrire i propri servizi. Tim sarebbe in trattativa per subentrare a Vodafone in questo accordo di fornitura, del valore di circa 80 milioni di euro. Il passaggio non avverrà prima del 1° gennaio 2026 e non comporterà modifiche per i 4,5 milioni di clienti di PosteMobile. Altre possibili sinergie tra i due gruppi sono allo studio, per esempio, nei settori finanziario ed energetico. Poste potrebbe distribuire i prodotti Tim attraverso la sua rete capillare di circa 13mila sportelli, mentre Tim potrebbe fornire servizi cloud a Poste, che ne è il maggior utente del Paese tanto da investirvi circa 800 milioni di euro all’anno

Collaborazioni strategiche in vista

Tim verso il rinnovo del Cda?

L’operazione, condizionata al via libera dell’Antitrust, dovrebbe concludersi in tempo per l’assemblea dei soci di Tim del 24 giugno. Resta da capire se entro quel momento, Poste avrà già definito eventuali modifiche nel vertice di Tim, per riflettere il nuovo assetto proprietario e strategico.
Il gruppo guidato da Matteo Del Fante vorrà inserire suoi rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Tim, senza però puntare alla maggioranza, per evitare l’obbligo di consolidare i conti della società nel suo bilancio. Non è ancora chiaro se Vivendi, che ha mantenuto il 2,5% delle azioni, avrà ancora un seggio nel board. Intanto, tra i vertici operativi di Tim, si starebbe valutando anche un possibile cambiamento nella posizione di direttore finanziario, oggi affidata ad Adrian Calaza

Obiettivo: consolidamento del mercato italiano

Poste ha rimarcato che l’investimento in Tim sarà anche volto a “promuovere il consolidamento del mercato italiano”, incentivando possibili fusioni e aggregazioni tra operatori. L’ipotesi più immediata è quella tra Tim e PosteMobile, ma il vero nodo è un altro: finché in Italia resteranno quattro operatori di rete propria – Tim, Iliad, Wind Tre e Fastweb-Vodafone – continueranno a offrire tariffe “sottocosto” pur di sottrarsi clienti. Da anni, gli addetti ai lavori sostengono che una riduzione da quattro a tre compagnie “infrastrutturate” sarebbe fondamentale per riportare equilibrio nel settore. Iliad, ad esempio, ha già tentato più volte una fusione con Tim. L’ultimo tentativo, saltato proprio a causa dell’ingresso in partita di Poste, risale a febbraio. Questo, però, non esclude future alleanze tra Tim e Iliad. Secondo il Corriere della sera, analisi in merito sarebbero già in corso.

Obiettivo: consolidamento del mercato italiano

Tim: l’acquisizione di Poste nel dettaglio

Poste Italiane ha formalizzato l'acquisto di un ulteriore 15% delle azioni di Tim da Vivendi, che la porta a detenere quasi il 25% dei titoli Tim. L’operazione, annunciata sabato, segue l’acquisizione del 9,81% da Cassa Depositi e Prestiti avvenuta il 15 febbraio scorso. L'acquisizione è avvenuta per un corrispettivo di 684 milioni, equivalenti a 0,29 euro per azione circa, ovvero uno dei prezzi più “economici” con cui sono avvenuti i passaggi di mano per detenere l'ex monopolista delle telecomunicazioni. Un costo contenuto, influenzato anche dal calo in Borsa, dalle trasformazioni del settore e dalla recente separazione della rete dal resto del gruppo. Al completamento di questa transazione, che avverrà poco dopo la notifica all'autorità garante della concorrenza italiana, Vivendi manterrà una quota di minoranza pari al 2,51% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto di Tim e all'1,8% del suo capitale sociale.