Caro bollette, cosa serve davvero alle famiglie?

Al momento della scrittura di questo pezzo non so ancora quello che il lettore probabilmente dovrebbe ormai conoscere sulle decisioni prese dal governo Meloni per attenuare l’impatto su famiglie e imprese dell’aumento del costo dell’energia registrato negli ultimi mesi. Ma i contorni di quell’intervento sono comunque a me noti: più ampi sconti in bolletta per le famiglie a reddito basso e per le imprese energivore. Sono interventi simili a quelli posti in essere nel 2022, anche se di portata inferiore, visto che l’impennata dei prezzi internazionali dell’energia è stata per fortuna ancora molto più contenuta di quella riscontrata tre anni fa. Questi sussidi richiedono qualche commento dal punto di vista economico. Quale sussidio Cominciamo dalla forma del sussidio che viene erogato: lo sconto in bolletta. Non mi sembra il modo corretto per intervenire. L’aumento del prezzo di un prodotto, in questo caso l’energia, indica la relativa scarsità di quel prodotto. È un segnale economico della necessità di ridurne i consumi. Se si compensa l’aumento del prezzo con un sussidio si impedisce al sistema dei prezzi di operare. E allora? Dobbiamo lasciare in sofferenza famiglie e imprese? No. Quello che occorre fare in questi casi è fornire risorse monetarie a famiglie e imprese in difficoltà. In questo modo saranno le stesse famiglie e imprese a decidere come utilizzare quelle risorse e ne utilizzeranno meno per comprare energia se il costo dell'energia è aumentato. In questo modo, il segnale di risparmio derivante dall’aumento dei prezzi rimane. Naturalmente occorre attrezzarsi in anticipo perché questo avvenga: non si può improvvisare un intervento di questo genere. Ma in futuro sarebbe opportuno identificare ex ante le famiglie e le imprese che devono beneficiare di sostegni in caso di aumenti nel prezzo dell’energia e avere un sistema di trasferimenti monetari da attivare nei momenti di vera necessità. Dallo stato alle imprese e viceversa Seconda considerazione. Non si vede perché i sostegni dati alle imprese debbano essere sempre in un'unica direzione. Se il prezzo dell'energia è più alto del normale si può anche pensare che le imprese possano ricevere un sussidio, ma questo dovrebbe allora essere compensato da una restituzione delle risorse ricevute nei periodi in cui il prezzo dell'energia è particolarmente basso. Insomma, non si può avere uno stato che trasferisce soldi a qualche impresa senza ricevere qualcosa indietro nei periodi in cui le imprese fanno profitti superiori al normale perché il prezzo dell'energia è particolarmente basso. Il prezzo dell'energia Passiamo però ora alla questione fondamentale. Il prezzo dell'energia in Italia per imprese e famiglie è tra i più alti in Europa. L’Unione Europea pubblica dati molto chiari in proposito . L’indice per l’Italia relativo ai consumi di elettricità delle famiglie è il quarto più alto dell’Unione, dopo Repubblica Ceca, Cipro, e Germania. Siamo di poco sotto il costo dell’elettricità in Germania , ma siamo sopra del 27,4% rispetto alla Spagna, del 31,3 rispetto alla Francia, del 48,7% rispetto all’Olanda e del 66,4% rispetto alla Svezia. Diversificare? Sì, ma con un ritorno al nucleare Non possiamo continuare a dimenticarci di questo problema di fondo, né della dipendenza dagli idrocarburi a cui siamo ora ancora soggetti. Mi rendo conto che, purtroppo, l’Italia, per quanto bella e ricca di cultura e imprenditorialità, è povera di quelle materie prime necessarie per raggiungere l’indipendenza energetica. Certo di sole e vento ne abbiamo in abbondanza, al Sud perché già la pianura padana è un’altra questione. Ma non è che pannelli solari e pale eoliche non abbiano un impatto ambientale. E, soprattutto, al momento per i pannelli solari siamo iper-dipendenti dalla Cina. Cosa occorre fare allora? La parola chiave dovrebbe essere diversificazione, ossia non puntare solo su un’unica fonte di energia. Già lo stiamo facendo, per fortuna, con lo sviluppo delle rinnovabili, ma continuo a credere che si debba tornare al nucleare, anche quello da fissione, visto che il sogno dell’energia da fusione sembra ancora molto lontano dall’essere realizzato. Conosco le obiezioni degli ambientalisti, ma penso che siano più motivate dal timore che lo sviluppo del nucleare porti all’abbandono delle rinnovabili, piuttosto che da fattori oggettivi. Non deve essere così. Le rinnovabili restano la strada maestra, ma, anche in termini di diversificazione del rischio, il nucleare può svolgere la sua parte.

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