Il governo studia la revisione dell'imposta. Al vaglio l'ipotesi di un accorpamento dei due scaglioni più bassi - fino ai 15mila euro di reddito e tra i 15mila e i 28mila euro - passando così a un'aliquota unica al 20%. Ma i costi sarebbero molto alti
È aperto nel governo il cantiere per la riforma dell'Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche). L’esecutivo è al lavoro per una riduzione generalizzata del peso del fisco, in particolare sui lavoratori dipendenti. Entro il mese di gennaio, ha promesso il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, la proposta di riforma delle aliquote Irpef sarà presentata alle parti sociali. Per motivi di equilibrio della finanza pubblica, probabilmente si valuterà di mettere mano anche al sistema di deduzioni e detrazioni che attualmente accompagnano l'Irpef. Il governo ha già stanziato con la manovra, per il 2020 e il 2021, le risorse per un taglio del cuneo fiscale. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di far pagare, a partire da metà di quest’anno, circa 500 euro in meno di tasse ai lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 35mila euro. Nel 2021, con l’entrata a regime del taglio, i lavoratori dovrebbero pagare circa mille euro in meno di tasse. Ecco qual è il progetto del governo per un ulteriore riduzione del cuneo con la revisione delle aliquote Irpef.
L’ipotesi accorpamento dei primi due scaglioni
Secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, l’idea del governo sarebbe quella di ridurre il numero e il livello delle aliquote partendo dall’accorpamento delle due più basse. Dalle due aliquote del 23% e del 27% in vigore, previste rispettivamente per i redditi fino a 15mila euro e per quelli compresi tra i 15mila e i 28mila euro, si passerebbe quindi a un solo scaglione, con l’aliquota al 20%. Le aliquote diventerebbero così tre al posto delle cinque attualmente esistenti. Il costo per le finanze dello Stato sarebbe però molto elevato: secondo quanto riporta il quotidiano, ogni punto di riduzione dell’aliquota più bassa costerebbe circa 4 miliardi. E l’accorpamento dei primi due scaglioni costerebbe almeno 20 miliardi, oltre un punto di Pil.
I costi e le possibili soluzioni
Dati i costi molto elevati, un’ipotesi che potrebbe essere studiata sarebbe quella di mettere mano al sistema di deduzioni e detrazioni con tagli e razionalizzazioni. Nella manovra 2020 è già stata disegnata l’ipotesi di una progressiva eliminazione delle detrazioni del 19% per chi ha un reddito di oltre 120mila euro. Altre due le ipotesi che potrebbero essere vagliate in futuro: detrazioni e deduzioni a scalare con la crescita del reddito, garantendo così anche la progressività delle imposte, e l’accorpamento di alcuni sconti fiscali in una detrazione unica.