Pensioni, sul tavolo del governo l'ipotesi "Quota 102": ecco come potrebbe funzionare

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Con la scadenza a fine 2021 dello scivolo di Quota 100 la maggioranza dovrà trovare una soluzione per non tornare allo scalone della legge Fornero, che porta i requisiti per uscire dal mondo del lavoro da 62 anni a 67. La proposta è una fase transitoria di due anni durante i quali si potrebbe andare in pensione con almeno 38 anni di contributi e minimo 64 anni d'età: la platea interessata sarebbe di circa 50mila persone ogni anno

Il governo è al lavoro per approvare il Documento programmatico in vista della legge di Bilancio 2021. Tra i nodi per la manovra da circa 23 miliardi pesa anche la questione previdenziale. Quota 100, il provvedimento introdotto nella manovra 2019 da Lega e M5s nel primo governo Conte, scadrà a fine 2021 e non verrà rinnovata. Allo stato delle cose, con la scadenza dello scivolo gialloverde si tornerebbe alla sola legge Fornero, un’ipotesi che le parti politiche vogliono scongiurare. Per questo sul tavolo c’è la proposta di una fase transitoria con Quota 102, per poi adottare una riforma più complessiva tra due anni. L’ipotesi però non sembra piacere né alla Lega, che chiede più flessibilità e di mantenere per alcune categorie Quota 100, né al centrosinistra, che vorrebbe un meccanismo più selettivo di sostegno a chi svolga lavori usuranti e alle donne. Ecco come funzionerebbe Quota 102.

Il meccanismo di Quota 100 e Quota 102 a confronto

Il meccanismo della nuova proposta sarebbe lo stesso di Quota 100. La misura, attiva dal 2019 al 2021, consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che hanno almeno 38 anni di contributi con un’età anagrafica minima di 62 anni. Ad esempio, un lavoratore con 39 anni di contributi ma 61 anni di età dovrà attendere un anno per presentare domanda. Per quanto riguarda l’importo della pensione non ci sono penalizzazioni, se non quelle ovviamente dovute al minor montante contributivo (data l’uscita anticipata). Adottando l'ipotesi di Quota 102, che sarebbe attiva fino a fine 2023, si permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con almeno 38 anni di contributi e minimo 64 anni d'età (102 anni in totale invece di 100). La platea dei lavoratori che potrebbe andare in pensione con Quota 102 - secondo fonti sindacali - è di circa 50mila persone ogni anno. 

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
05-10-2021 Roma, Italia
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Conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del Consiglio dei Ministri
Nella foto Mario Draghi, Daniele Franco

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
05-10-2021 Rome (Italy)
Politics
Press conference by Prime Minister Mario Draghi at the end of the Council of Ministers
In the pic Mario Draghi, Daniele Franco

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Quota 102 e Quota 104

Durante il Consiglio dei ministri per lavorare alla manovra, sarebbe stata avanzata anche l'ipotesi di riformare il sistema applicando Quota 102 nel 2022 e quota 104 nel 2023. Sul punto però i ministri della Lega avrebbero espresso una "riserva politica", mantenendo i loro dubbi su questa soluzione.

Lo scalone della legge Fornero

Senza uno strumento ponte che consenta l’uscita anticipata con dei requisiti intermedi, si tornerebbe allo scalone della legge Fornero, così chiamata dal nome della ministra del Lavoro del governo Monti che la varò nel 2011. Per la pensione per vecchiaia sono previsti un minimo di 67 anni di età, per quella anticipata almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).

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Le altre ipotesi sul tavolo

Anche altre opzioni sono state esplorate per il fronte pensioni, tra cui l'Ape contributivo, come è stata ribattezzata la proposta del presidente dell'Inps Pasquale Tridico in base alla quale si consentirebbe l'uscita anticipata da 63-64 anni con una penalizzazione dell'assegno fino al raggiungimento dei 67 anni. Un'altra ipotesi che si era fatta strada era stata rinominata "Quota 41" e avrebbe previsto l'uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi. La misura però non sarebbe ritenuta percorribile perché troppo costosa. Si continua anche a discutere dell'ampliamento a nuove categorie dell'Ape social, la proroga di Opzione donna e anche l'eventuale ampliamento del contratto di espansione. In ballo sul fronte della previdenza resta anche la questione dell'adeguamento degli assegni in essere all'inflazione.

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