Bonus edilizi, controlli rafforzati nel 2026: cosa sapere e i soggetti interessati

Economia
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Introduzione

Per il 2026 restano in vigore tutte le regole già previste in merito all’assetto dei bonus edilizi e alle verifiche tributarie, dal momento che non si riscontrano novità nella Legge di Bilancio per il 2026. L’attività di accertamento dell’erario resta quindi pienamente esercitabile nei confronti dei soggetti che hanno sostenuto le spese, a prescindere dalla modalità di fruizione del beneficio.

Quello che devi sapere

Le detrazioni interessate da verifiche tributarie

Le riprese fiscali possono infatti colpire sia le detrazioni indebitamente indicate in dichiarazione sia i crediti d’imposta originati attraverso le opzioni di cessione o di sconto in fattura, qualora l’amministrazione finanziaria ne contesti la legittimità o l’effettiva esistenza.

 

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I controlli che vengono effettuati

Sul piano operativo continuano a trovare applicazione, in primo luogo, i controlli automatizzati e quelli di liquidazione delle dichiarazioni, affiancati dalle verifiche formali sulla correttezza e completezza della documentazione a supporto delle agevolazioni richieste. Si tratta delle procedure disciplinate dagli articoli 36-bis e 36-ter del Dpr 600/1973, affidate agli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate e caratterizzate da tempistiche relativamente rapide, generalmente entro uno o due anni dalla presentazione della dichiarazione. Tali controlli possono culminare nell’emissione di cartelle di pagamento, eventualmente contestabili dal contribuente, che devono essere notificate, a seconda dei casi, entro il 31 dicembre del terzo o del quarto anno successivo a quello di invio del modello dichiarativo.

 

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Verifiche sui requisiti di accesso

Accanto ai controlli di tipo formale, l’Agenzia delle Entrate è chiamata a svolgere accertamenti di natura sostanziale volti a verificare l’effettiva sussistenza delle condizioni che legittimano l’accesso alle agevolazioni edilizie. Tali verifiche devono essere avviate entro il 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi, vale a dire entro un arco temporale che può arrivare a sei anni dall’anno d’imposta in cui le spese sono state sostenute, in applicazione dell’articolo 43 del Dpr 600/1973.

Cosa ci si aspetta per il 2026

Possibili novità nel 2026, anno nel quale potrebbe esserci un rafforzamento dei controlli sostanziali a causa dell’elevato volume di interventi realizzati negli anni passati, della complessità normativa che caratterizza i bonus edilizi e del fatto che il periodo d’imposta 2020, coincidente con l’introduzione del superbonus e delle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura, resterà verificabile fino alla fine del prossimo anno. 

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I soggetti al centro dei controlli

Ma chi sono coloro che potrebbero subire i controlli del Fisco? I primi sono sicuramente i contribuenti beneficiari, che restano sempre i primi responsabili, ma anche i professionisti incaricati, i cessionari dei crediti e i fornitori che hanno applicato lo sconto. Tali soggetti, infatti, possono essere chiamati a rispondere in solido del debito d’imposta qualora abbiano concorso nella violazione con dolo o colpa grave, come previsto dall’articolo 121, comma 6, del Dl 34/2020.

Recupero dei crediti d’imposta

Un ruolo centrale lo ha il recupero dei crediti, strumento di particolare incisività oggi regolato dall’articolo 38-bis del Dpr 600/1973. Si tratta di un provvedimento impositivo che può essere notificato fino al 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello in cui è stata commessa la violazione, qualora venga contestata la compensazione di crediti considerati inesistenti, cioè privi dei requisiti soggettivi o oggettivi, anche quando originati da operazioni fraudolente. L’atto consente inoltre l’applicazione di sanzioni di eccezionale severità, che possono arrivare al 100% dell’ammontare del credito contestato.

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La conservazione dei documenti

Per questa ragione resta importante conservare in modo sistematico tutta la documentazione rilevante anche oltre il termine ordinario di dieci anni stabilito dall’articolo 8 dello Statuto del contribuente. La giurisprudenza, infatti, ha già chiarito, come affermato dalle Sezioni unite della Cassazione con la sentenza n. 8500 del 2021, che l’Amministrazione finanziaria può effettuare controlli su qualsiasi annualità in cui venga fruita una quota di detrazione, senza essere obbligata a partire dall’anno iniziale di utilizzo del beneficio.

I bonus confermati

Tra le detrazioni confermate per il 2026 troviamo il bonus ristrutturazioni, che resta fissata al 50% ma con un percorso di ridimensionamento già tracciato per gli anni successivi. Dal 2027, infatti, l’aliquota scenderà al 36% per gli interventi effettuati sull’abitazione principale da parte dei proprietari o titolari di diritti reali, mentre per gli altri immobili la riduzione scatterà già dal 2026 e sarà ulteriormente accentuata al 30% l’anno seguente. Restano in vigore nel 2026 anche le due percentuali del 36% e del 50% previste per ecobonus e sismabonus: il primo continua a sostenere gli interventi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica, come la sostituzione degli infissi, l’installazione di pompe di calore o le opere di isolamento termico, mentre il secondo è destinato alla riduzione del rischio sismico degli edifici situati nelle aree classificate a maggiore pericolosità. Parallelamente si chiude definitivamente la stagione del superbonus, che dopo i progressivi irrigidimenti degli ultimi anni non viene prorogato, salvo limitate eccezioni legate a contesti particolari come le zone colpite da eventi sismici: l’agevolazione introdotta durante l’emergenza pandemica, che aveva consentito di recuperare fino al 110% delle spese sostenute per interventi “trainanti” e “trainati”, esce così dal perimetro ordinario degli incentivi fiscali.

 

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