Introduzione
Nel pieno di una fase di profonda riorganizzazione per Nike, arriva una mossa destinata a non passare inosservata. Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha deciso di rafforzare in modo significativo la propria esposizione nel colosso dello sportswear, investendo circa 3 milioni di dollari in azioni del gruppo. Cosa sta succedendo?
Quello che devi sapere
La scommessa
L’acquisto, avvenuto lo scorso 22 dicembre, ha avuto un impatto immediato sui listini: il titolo Nike ha chiuso la seduta successiva con un balzo del 4,6%, segnale che il mercato ha colto il valore simbolico dell’operazione.
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I dettagli dell’operazione
Nel concreto, Cook ha comprato 50 mila azioni di Classe B a un prezzo medio di 58,97 dollari l’una, portando il suo pacchetto complessivo a 105 mila titoli e di fatto raddoppiando la partecipazione. Secondo quanto riferito da Reuters, si tratta della più rilevante acquisizione sul mercato aperto da parte di un dirigente o consigliere Nike nell’ultimo decennio, un elemento che conferisce all’operazione un carattere del tutto eccezionale.
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Un’azienda in cerca di rilancio
L’investimento arriva in un momento cruciale per Nike, alle prese con margini compressi e con un rallentamento evidente in Asia, area storicamente strategica per il marchio. Il 2025 è stato un anno difficile per l'azienda dello swoosh, a causa dell’aumento dei dazi voluti da Donald Trump che ha portato a un aumento dei costi. Per attenuare l’effetto, il gruppo ha accelerato una strategia avviata da oltre dieci anni: ridurre il numero di fornitori e diversificare la produzione fuori dalla Cina. Inoltre, il nuovo amministratore delegato Elliott Hill sta lavorando a un piano di rilancio ambizioso, che punta sul rinnovamento dell’offerta e su una comunicazione più incisiva, nel tentativo di restituire slancio a un brand che ha perso parte della sua brillantezza.
La fiducia degli insider
Cook non è l’unico esponente interno ad aver scommesso sul futuro dell’azienda. Nello stesso periodo, anche Robert Swan, membro del consiglio di amministrazione, ha acquistato azioni Nike per un controvalore di circa 500 mila dollari. Queste operazioni da parte di figure apicali trasmettono un messaggio preciso a Wall Street: chi conosce dall’interno le strategie del gruppo ritiene che le difficoltà attuali siano superabili.
Il legame
Il rapporto tra Tim Cook e Nike affonda le radici nel tempo. Il manager siede nel consiglio di amministrazione dal 2005 e dal 2016 ricopre il ruolo di lead independent director, posizione chiave nella governance. Questa relazione si intreccia con una collaborazione storica tra Apple e Nike, nata con Nike+iPod e proseguita con Apple Watch. L’acquisto di azioni, dunque, non è solo una scelta d’investimento, ma un atto pubblico di sostegno: un segnale studiato per rafforzare la credibilità del piano di rilancio e ribadire che, secondo Cook, Nike ha tutte le carte in regola per tornare protagonista.
Il futuro di Tim Cook
Le novità per Cook non sarebbero finite: secondo quanto riportato dal Financial Times, Apple starebbe preparando un passaggio di testimone ai vertici già nel 2026, aprendo una nuova fase per il gruppo di Cupertino. Le indiscrezioni indicano che l’uscita di scena dell’attuale amministratore delegato non avverrà nei momenti più delicati dell’anno, come l’appuntamento di gennaio sui risultati o il periodo dei lanci, ma potrebbe maturare nei mesi successivi, così da garantire una transizione ordinata prima della seconda metà dell’anno, tradizionalmente dominata dalla presentazione degli iPhone. Il nome più accreditato per la successione è quello di John Ternus, vicepresidente senior dell’ingegneria hardware, figura centrale nello sviluppo di prodotti chiave come iPhone, Mac, iPad, Apple Watch e AirPods e volto sempre più presente sui palchi dei keynote.
L’avvicendamento
Il possibile avvicendamento si inserirebbe in un più ampio rinnovamento del management, dopo l’uscita di Luca Maestri dal ruolo di CFO a inizio 2025 e quella di Jeff Williams da chief operating officer nel corso dell’anno. La scelta, sottolinea il Financial Times, non sarebbe dettata da difficoltà finanziarie, i conti restano solidi, ma dalla volontà di accompagnare Apple verso un nuovo ciclo di prodotti, software e servizi, con l’intelligenza artificiale sempre più al centro della strategia futura.
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