Introduzione
Sono diverse le informazioni rese note ieri dall’Istat nel report sui conti economici territoriali che sottolinea le disparità tra le varie parti del Paese. Il documento evidenzia come nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno abbia raggiunto i 17,8mila euro (era 17,2mila euro nel 2023), ma si sia confermato il più basso del Paese: il suo valore è infatti di poco inferiore al 70% di quello del Centro-Nord, dove si attesta a 25,9mila euro.
Quello che devi sapere
L’aumento di Pil e occupati
L’Istat ha evidenziato come nel 2024 il Pil in volume (+0,7% a livello nazionale) sia aumentato dell'1% nel Nord-Ovest, dello 0,8% nel Centro, dello 0,7% nel Mezzogiorno e dello 0,1% nel Nord-Est. La crescita degli occupati invece è stata maggiore nel Mezzogiorno: +2,2% rispetto al 2023 contro +1,6% a livello nazionale.
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Cresce il reddito disponibile delle famiglie
Nel 2024, indica l'Istat, il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in valori correnti del 3% a livello nazionale. L'incremento più significativo si è osservato nel Mezzogiorno (+3,4% rispetto al 2023), quello più contenuto nel Nord-Est (+2,7%). Sostanzialmente in linea con la media nazionale sono state le dinamiche del reddito disponibile nel Nord-Ovest e nel Centro (rispettivamente, +2,9% e +3%). I consumi delle famiglie nel 2024 sono aumentati in volume dello 0,7% a livello nazionale. Anche in questo caso il Nord-Ovest ha mostrato la crescita più sostenuta (+0,9%), invece l'incremento nel Centro è risultato in linea con la media nazionale, mentre dinamiche lievemente inferiori si sono osservate nel Nord-Est e nel Mezzogiorno (+0,6% e +0,4%, rispettivamente).
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I dati di Pil e consumi per abitante
Resta stabile il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord quanto a Pil e consumi per abitante. Il Nord-Ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 46,1mila euro, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta notevolmente inferiore a 25mila euro (24,8mila). In mezzo, il Nord-Est, con 43,6mila euro e il Centro, con 40mila euro.
I dati dell’occupazione
Quanto all'occupazione, nel 2024 il numero di occupati è aumentato a livello nazionale dell'1,6%. La crescita ha interessato tutte le ripartizioni territoriali, risultando più intensa nel Mezzogiorno (+2,2%). Il Nord-Ovest ha mostrato una dinamica in linea con la media nazionale (+1,6%), il Centro ha registrato un incremento leggermente superiore (+1,8%), mentre nel Nord-Est l'aumento è stato più contenuto (0,8%). In tutte le ripartizioni il principale contributo alla crescita della occupazione è arrivato dal comparto dei Servizi; seguono, ma con un impatto più modesto, le Costruzioni nel Mezzogiorno, nel Centro e nel Nord-Est, e l'Industria nel Nord-Est e nel Nord-Ovest. Nel Mezzogiorno la crescita occupazionale ha interessato tutti i settori ed è riconducibile in prevalenza all'andamento delle Costruzioni (+6,9%) e dei Servizi (+2,1%), che hanno registrato, in questa ripartizione, gli aumenti più consistenti. Da segnalare, inoltre, l'aumento degli occupati nel settore dell'Agricoltura, silvicoltura e pesca (+1,0%, a fronte dello 0,5% a livello nazionale).
I dati sull’economia non osservata
Nel 2023, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l'economia non osservata (data dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l'11,3% del valore aggiunto complessivo. Il suo peso risulta più alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,8%). Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l'incidenza nel Nord-Est (9,3%) e nel Nord-Ovest (8,9%).
Dove incide maggiormente
A livello nazionale, si sono confermate come componenti più rilevanti il valore aggiunto occultato attraverso la sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese (6%) e l'impiego di lavoro irregolare (4%), mentre l'economia illegale, le mance e il valore dei fitti in nero hanno inciso nel complesso per l'1,7%. L'incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2022, è stata pari al 10,2%. A livello regionale, il peso dell'economia non osservata varia dal massimo della Calabria, pari al 19% del valore aggiunto complessivo, al minimo della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (7,4%).
Dove c’è la crescita più elevata del Pil in volume
Nel 2024, la crescita del Pil in volume più elevata si è registrata in Sicilia (+1,8%), seguita da Sardegna (+1,3%), Lazio e Lombardia (+1,2% entrambe), Valle d'Aosta e Piemonte (+1,1% entrambe) e Friuli-Venezia Giulia e Basilicata (+1%). A questo proposito l'Istat ricorda come lo scorso anno il Pil in volume sia cresciuto dello 0,7% a livello nazionale. Guardando ancora al quadro regionale, in Abruzzo si è osservato un andamento del Pil in linea con la media nazionale (+0,7%), con una dinamica lievemente più favorevole in Umbria e Campania (+0,8%). Incrementi del Pil inferiori alla media nazionale si sono invece rilevati nella Provincia autonoma di Trento, in Toscana (+0,5%, per entrambe) e in Emilia-Romagna (+0,2%). Il Pil è risultato stabile nelle Marche e in lievissima flessione in Veneto e Puglia (-0,1%). La flessione del Pil più marcata si è registrata in Liguria (-1%) e Molise (-1,1%).
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