Secondo il documento Ocse, il rapporto medio tra Imposte e Pil nei 36 Paesi dell'Ocse è arrivato al 34,1% nel 2024, in aumento di 0,3 punti, dopo due anni di calo consecutivo nel 2023 e nel 2022
La tassazione sul lavoro ha portato gli introiti fiscali dei Paesi membri dell'Ocse a un livello record nel 2024: è quanto emerge dal rapporto sulle “Statistiche degli introiti pubblici 2025” pubblicato oggi dall'organizzazione parigina. Secondo il documento, il rapporto medio tra Imposte e Pil nei 36 Paesi dell'Ocse è arrivato al 34,1% nel 2024, in aumento di 0,3 punti, dopo due anni di calo consecutivo nel 2023 e nel 2022. Negli Stati per cui i dati provvisori 2024 sono disponibili, il rapporto tra imposte e Pil si estende su un raggio molto ampio: dal 18,3 % del Messico al 45,2 % della Danimarca. Anche in Italia, il rapporto tra imposte e Pil è arrivato al massimo livello degli ultimi anni, salendo al 42,8% nel 2024 contro il 41,5% del 2023% e il 42% del 2022.
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Il gettito fiscale italiano nel 2023 – in base ai dati Ocse – derivava per il 27% dalle imposte sul reddito delle persone fisiche contro il 23,7% medio Ocse, per il 6,6% dalle imposte sulle società (11,9% Ocse), per il 29,6% dai contributi previdenziali (25,5% medio), per il 5,4% dalle tasse sulle proprietà (5,1% Ocse), per il 15,7% dall'Iva (20,5%), per l’11% da altre imposte sui consumi e per il 4,1% da altre imposte. Come rileva il rapporto, in media i contributi previdenziali costituiscono come singola voce la maggiore componente delle entrate fiscali, con il 25,5% del totale nel 2023. Hanno superato il 40% in Repubblica Ceca, Slovenia e Repubblica Slovacca (rispettivamente 45,5%, 42,9% e 42,6%), mentre Australia e Nuova Zelanda non applicano contributi previdenziali. Nel 2023 si è inoltre registrata un'ampia variazione tra i paesi Ocse nelle proporzioni dei contributi previdenziali versati da dipendenti e datori di lavoro. Otto paesi (Cile, Lituania, Ungheria, Israele, Grecia, Slovenia, Lussemburgo e Polonia) hanno raccolto maggiori entrate dai contributi dei dipendenti, mentre i restanti hanno raccolto maggiori entrate dai datori di lavoro. La quota più elevata di contributi a carico dei dipendenti si è registrata in Lituania, con il 24,4% del gettito fiscale totale.
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Negli altri Paesi Ocse
I contributi previdenziali dei dipendenti hanno rappresentato oltre il 15% del gettito fiscale totale anche in Grecia, Germania, Polonia, Giappone, Ungheria e Slovenia. La Danimarca ha invece registrato la quota più bassa, pari allo 0,04% del gettito totale e, si legge nel rapporto anche Italia ed Estonia hanno registrato entrate da contributi previdenziali a carico dei dipendenti per un importo inferiore al 5% del totale. La quota più elevata di contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sul totale delle entrate fiscali è stata registrata in Estonia, al 32,6% e percentuali superiori al 25% del gettito totale sono state registrate anche in Spagna (25,9%) e Repubblica Ceca (28%). Danimarca e Cile hanno per contro registrato le quote più basse, rispettivamente allo 0,1% e allo 0,3% del gettito totale. La quota più elevata di contributi previdenziali per lavoratori autonomi è stata registrata in Polonia (8,7%), seguita da Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca, rispettivamente all'8,5% e al 7,6% del totale delle entrate. Quanto alle tasse sui redditi delle persone fisiche (Irpef), nel 2023 a fronte di una media del 23,7% delle entrate totale, gli estremi vanno dal 5,7% del Costa Rica al 57,2% della Danimarca. Le imposte sui redditi societari variano invece da un'incidenza inferiore al 6% sulle entrate totali in Estonia, Francia e Lettonia a oltre il 20% in Irlanda (21,5%), Messico (22%), Cile (23,5%), Norvegia (28,8%) e Colombia (32,4%).