Introduzione
Martedì 21 ottobre le quotazioni dell’oro sono crollate, registrando la loro peggior seduta nell'arco di 12 anni e scendendo di oltre il 6% in una sola giornata. Nel momento peggiore si era arrivati anche a 4.082 dollari, andando appunto a toccare un -6,3%. Alla chiusura delle Borse europee la situazione vedeva il metallo prezioso con consegna immediata (il Gold Spot) passare a 4.114 dollari (-3,9%), mentre quello con consegna nel mese di dicembre (il Comex) veniva scambiato a 4.131 dollari (in riduzione superiore al 5%).
Soltanto il giorno prima la situazione era opposta: lunedì 20 ottobre l’oro aveva toccato i 4.381,52 dollari l’oncia, aggiornando il suo record storico in positivo. Il che significa che lunedì tutti volevano comprare l’oro, martedì tutti volevano venderlo. Intorno alle 8 di oggi 22 ottobre si registrava una lieve ripresa: lo Spot era a 4.128,9500 dollari, +0,09%, e il Comex a 4.149,40 dollari, +0,98%. Poi è sceso di nuovo verso il basso. In molti si sono chiesti cosa sia successo e, soprattutto, quali sono le prospettive per il futuro.
Quello che devi sapere
La corsa al rialzo dell'oro degli ultimi mesi
Secondo gli analisti quello che sta succedendo altro non è che una naturale correzione del folle rally al rialzo delle ultime settimane. In due mesi i prezzi dell’oro sono riusciti a schizzare in alto del 25%, raggiungendo così cifre “eccessivamente elevate”, come ha fatto notare Nicky Shiels, analista di MKS Pamp, in un'intervista al Financial Times. Si ricorda infatti che “siamo saliti di mille dollari in sei settimane”. E si guarda ancora più indietro, bisogna ricordare che negli ultimi due anni il prezzo dell’oro è più che raddoppiato.
Per approfondire: Cosa ha scatenato la corsa al rialzo dell'oro?
Una bolla speculativa?
C’è chi parla di una bolla speculativa che, come tutte, era destinata comunque a ridimensionarsi da sé. In questo caso prevedere il futuro non è facile: le strade della speculazione non sono mai prevedibili.
Il venir meno delle tensioni commerciali
C’è chi, come il Guardian, invece ascrive la diminuzione del prezzo dell’oro al venir meno delle grandi preoccupazioni degli investitori dovute alle tensioni geopolitiche internazionali. Negli scorsi mesi la guerra dei dazi del presidente Usa Donald Trump aveva fatto correre verso l’alto le quotazioni del metallo prezioso. Come spesso succede in momenti simili, era partita la caccia ai beni rifugio. Il lieve miglioramento delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha cambiato la situazione.
L’andamento del dollaro
Un altro elemento che aveva spinto in su l’oro, come ricorda sempre Financial Times, è stata l’incertezza sull’andamento del dollaro, unita all’aumento del debito pubblico americano. Adesso che la moneta americana sta riprendendo terreno, anche su questo fronte la frenesia si è leggermente ridimensionata.
Lo shutdown negli Stati Uniti
Lo shutdown negli Stati Uniti ha poi bloccato la diffusione dei dati sulle mosse degli speculatori sul mercato dei futures da parte della Cftc (Commodity Futures Trading Commission), il che potrebbe aver contribuito a mollare la presa sull'oro.
La chiusura della stagione degli acquisti in India
E ancora, il quotidiano economico scrive che proprio in questi giorni si sta chiudendo “la stagione degli acquisti d’oro in India”, secondo Paese al mondo per consumo di oro, quindi di fatto la domanda ne ha risentito.
L’ampliamento del panorama degli investitori
A tutto ciò si aggiunge il fatto che i recenti aumenti di prezzi si collegavano anche a un ampliamento del panorama degli investitori. Oltre alla crescente richiesta di oro da parte delle varie banche centrali, impegnate nei tentativi di affrancarsi dal dollaro e di potenziare la diversificazione delle proprie risorse, c’è stato un aumento di interesse anche da parte degli investitori istituzionali e un’impennata di acquisti al dettaglio: il Financial Times ricorda delle “code fuori dai negozi d’oro in tutto il mondo, dal Giappone all’Australia”.
I rischi di nuovi rialzi
L’ipotesi più probabile è che adesso si vada dunque verso una sorta di correzione tecnica delle quotazioni, senza però escludere il rischio che il prezzo torni a salire.
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