L’oro supera i 4.000 dollari. Cosa ha scatenato la corsa?

Economia
Aleksandra  Georgieva

Aleksandra Georgieva

I prezzi dei futures sull’oro si attestano al di sopra dei 4.000 dollari con un massimo assoluto a 4.062 dollari. Si tratta di un incremento di circa il 50% da inizio anno. Dietro la corsa del metallo prezioso ci sono molteplici ragioni, analizziamo cosa ha scatenato il rialzo dei prezzi

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L’oro si sta avviando verso la sua migliore performance annuale dagli anni ’70, un decennio segnato da un’inflazione galoppante e dalla fine del “gold standard”, il sistema monetario in cui il valore della valuta era direttamente legato a una quantità fissa d’oro. Il prezzo dell’oro ha toccato nuovi massimi storici assoluti superando la soglia dei 4.000 dollari l’oncia e toccando un picco a 4.062 dollari. Dietro la corsa del metallo prezioso ci sono molteplici ragioni, analizziamo cosa ha scatenato il rialzo dei prezzi.

Oro su nuovi massimi storici

I prezzi dei futures sull’oro si attestano al di sopra dei 4.000 dollari con un massimo assoluto a 4.062 dollari. Si tratta di un incremento di circa il 50% da inizio anno, alimentato da una combinazione di fattori macroeconomici e geopolitici che spingono gli investitori verso asset considerati sicuri come appunto il metallo giallo. “Pur potendo arretrare dai massimi recenti, ci si attende comunque che il prezzo medio raggiunga un nuovo record, superiore ai 4.400 dollari l’oncia nella prima metà del 2026" scrive Gianclaudio Torlizzi, Fondatore di T-Commodity in una nota, “mentre la Fed continuerà a tagliare i tassi in un contesto di inflazione più elevata, le banche centrali proseguiranno gli acquisti e i fondi discrezionali torneranno a posizionarsi al rialzo”.

L’indebolimento del dollaro

Tra i principali driver della corsa dei prezzi dell’oro figura l’indebolimento del dollaro statunitense, che ha perso circa il 10% nel corso dell’anno, in un contesto di crescente instabilità economica e politica.

“Le sempre più insistenti narrazioni sulla de-dollarizzazione e sulla de-globalizzazione, gli aggressivi acquisti da parte delle banche centrali, l’offerta della Cina di diventare custode di oro per conto di istituti centrali stranieri hanno galvanizzato la domanda di oro”, spiega Torlizzi in una nota.

Le tensioni commerciali globali, le pressioni sull’indipendenza della Federal Reserve e l’inflazione persistente hanno contribuito a rafforzare l’appeal del metallo prezioso.

Gli acquisti delle banche centrali

Anche le banche centrali stanno aumentando le riserve auree. Paesi come la Cina stanno diversificando i propri portafogli, riducendo l’esposizione ai Treasury USA in favore dell’oro, soprattutto dopo le sanzioni imposte a Mosca nel 2022. Parallelamente, gli investitori cercano protezione contro la perdita di potere d’acquisto. “Anche gli investitori occidentali hanno aumentato la loro esposizione fisica tramite ETF e derivati, spinti dal timore di restare esclusi dalla corsa dei prezzi dell’oro e dall’idea che la chiusura parziale del governo statunitense (shutdown) possa accelerare i tagli dei tassi di interesse”, enfatizza Torlizzi.

I tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve

Il recente balzo dei prezzi è stato innescato anche dal taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve nel meeting di settembre, il primo da circa un anno. Con il tasso sui Fed Funds ora compreso tra il 4,00% e il 4,25%, il mercato sconta almeno altri due interventi entro fine anno. Quindi aumenta l’attesa per il prossimo meeting della Fed è previsto per il 29 ottobre.

A proposito Torlizzi avverte: “L’oro appare in ipercomprato, il che lascia intendere che qualsiasi elemento in grado di mettere in discussione la rapidità del ciclo dei tagli dei tassi della Fed, o di aumentare la volatilità, potrebbe generare un movimento ribassista significativo, con una possibile correzione del rally estivo nel breve termine”.

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