Manovra, sfumano detassazione e bonus tredicesima. Come sarà la busta paga di Natale?
EconomiaIntroduzione
Nonostante le assicurazioni delle ultime settimane, la Legge di Bilancio, che avrebbe dovuto assicurare un vantaggio concreto ai lavoratori entro fine anno, non presenta misure di sostegno diretto. Le disponibilità economiche ridotte e la scelta del governo di non introdurre imposte su grandi ricchezze o utili straordinari, escluso un prelievo mirato su banche e compagnie assicurative, hanno ristretto i margini d’intervento, ad esempio sulle tredicesime. Ecco quali sono le misure che sono state incluse nella prima bozza e quelle che invece sono state escluse
Quello che devi sapere
Le misure presenti
Tra le novità presenti nella prima bozza della Legge di Bilancio ci sono il taglio della seconda aliquota Irpef per i redditi fino a 50mila euro (dal 35% al 33%); l’incentivo al rinnovo dei contratti privati mediante una tassazione agevolata del 10% sugli aumenti e l’obbligo di corrispondere gli arretrati dal 2026, oltre alla riduzione fiscale per il lavoro festivo e notturno.
Per approfondire: Manovra 2026, bonus e incentivi della Legge di Bilancio
Cosa manca
Mancano, invece, le misure di cui si parlava fino a poche settimane fa anche negli ambienti della maggioranza, dalla detassazione della tredicesima fino all’azzeramento dell’Irpef o un’imposta ridotta al 10%, che avrebbero comportato un beneficio netto di alcune centinaia di euro per i redditi medi e fino a oltre mille per quelli più elevati, ma che avrebbe comportato un esborso per lo Stato di 15 miliardi (con la Manovra che vale in totale 18 miliardi).
Per approfondire: Manovra 2026, dalla flat tax al taglio dell'Irpef: come cambiano gli stipendi
Perché non detassare la tredicesima
La decisione di non intervenire sulla tredicesima mensilità nasce soprattutto da questioni legate alla copertura finanziaria. L’onere per i conti pubblici sarebbe stato infatti troppo pesante. Il governo ha quindi concentrato le risorse limitate su settori ritenuti prioritari, come la sanità, il sostegno alle famiglie e la prosecuzione del taglio del cuneo fiscale. A influire sulla scelta è stata anche la volontà politica di non introdurre nuove imposte sui grandi patrimoni o sugli extraprofitti e di mantenere un approccio cauto, evitando interventi fiscali straordinari.
Come viene tassata la tredicesima
In assenza di ulteriori interventi, nel 2025 la tredicesima verrà ancora tassata integralmente, senza alcuna forma di agevolazione fiscale. Restano invariate le aliquote Irpef: 23% fino a 28mila euro di reddito, 35% per la fascia fino a 50mila e 43% per gli importi superiori. Su questa mensilità extra non verranno inoltre applicate le detrazioni per lavoro dipendente o per carichi familiari, che vengono invece riconosciute nel resto dell’anno.
Quanto avranno in più i lavoratori
Questo comporterà un importo netto più basso rispetto agli stipendi ordinari e, per molti lavoratori, la tredicesima sarà ridotta anche di alcune centinaia di euro. Per fare un esempio, chi percepisce 1.700 euro netti al mese riceverà un importo di circa 1.400 euro come mensilità aggiuntiva, senza alcun miglioramento rispetto all’anno passato.
Preferite misure di lungo periodo
In luogo di una tredicesima maggiorata, la nuova bozza della legge di Bilancio prevede due misure cardine. La prima consiste nel taglio della seconda aliquota Irpef, che passa dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro. Prevista quindi una distribuzione del beneficio lungo tutto l’anno, con un incremento medio in busta paga che può variare da un minimo di 20 euro l’anno fino a un massimo di 440 euro lordi.
La seconda riguarda gli incentivi al rinnovo dei contratti collettivi del settore privato, con agevolazioni fiscali e contributive destinate alle imprese che sottoscriveranno nuovi accordi. Come riportato da diversi quotidiani, è possibile che da primo gennaio 2026 scatti per i lavoratori dipendenti privati (una platea di 14,6 milioni di persone) un'aliquota fiscale agevolata del 10% sugli aumenti di retribuzione stabiliti col rinnovo dei contratti nazionali.
Che effetto sortirebbe un’aliquota fiscale agevolata?
In quest'ultimo caso il ministero dell’Economia e delle Finanze è al lavoro con conteggi e simulazioni. Nel caso in cui questa misura sia esclusa per i redditi alti porterebbe ad aumenti di retribuzione netta più elevati. Ipotizzando con i rinnovi dei contratti un incremento medio di 800 euro lordi annui (il 3,5% della retribuzione media dei dipendenti privati, pari a 24mila euro lordi), il prelievo Irpef scenderebbe da 200 euro circa a 80 euro. E quindi, come spiega anche il Corriere della Sera, l'aumento netto salirebbe da 600 euro a 720 euro, con un guadagno pari a 120 euro l'anno.
Per approfondire: Manovra 2026, Giorgetti: "Per le pensioni minime aumento di 20 euro". Le novità