Energia elettrica, rinnovabili e importazioni dall’estero in crescita: ecco da quali Paesi
EconomiaIntroduzione
Come rileva il rapporto “Il settore Power, Utilities & Renewables in Italia nel 2025” stilato da Deloitte, nella Penisola accelera il processo di decarbonizzazione: le fonti pulite lo scorso anno hanno sfiorato la metà della produzione di elettricità totale nazionale. Nonostante gli sforzi, il 16,3% del fabbisogno resta ancora coperto dalle importazioni energetiche dall'estero, in particolare da Svizzera e Francia. Ecco i dati
Quello che devi sapere
La trasformazione nel settore elettricità
In un contesto dove il comparto power, utilities & renewables (PU&R) è spinto da processi di decarbonizzazione, decentralizzazione, democratizzazione e digitalizzazione, l’analisi di Deloitte ha preso in esame le trasformazioni in atto nei principali operatori attivi nel mercato dell'elettricità: Enel, Eni Plenitude, Edison, Gruppo Hera, Iren, E.On, ERG e Dolomiti Energia.
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Transizione energetica
I numeri di Terna confermano l’incremento della produzione elettrica nazionale che nel 2024 ha toccato quota 261 Terwattora (TWh), due punti e mezzo in più rispetto all’anno precedente. Stando ai dati emersi nello studio, nel 2024 la produzione nazionale di energia elettrica si è avvicinata, per la prima volta, a un “pareggio” nel mix tra fonti fossili e rinnovabili.
Il confronto con gli anni passati
In un anno le fonti pulite sono state impiegate circa il 14% in più raggiungendo quota 49% sul totale. A diminuire è invece il peso delle fonti fossili che in due anni passano dal 64 al 51% sul totale della produzione.
La dipendenza dall’estero
Nonostante il progressivo aumento nella produzione di elettricità pulita, l’Italia non può ancora dirsi autonoma dal punto di vista energetico. Il fabbisogno è in parte soddisfatto dalle importazioni dall'estero che coprono 51TWh su una domanda di 312, pari, come detto, a poco più di 16 punti percentuali.
Da quali Paesi arriva energia elettrica?
Secondo il rapporto Deloitte, la Penisola continua a importare energia dalle “vicine” Svizzera e Francia che lo scorso anno hanno occupato rispettivamente il 43,1 e il 41,6% dei flussi in entrata. I due Paesi transalpini staccano nettamente le quote in arrivo da Montenegro, Austria, Grecia e Slovenia che contribuiscono tra il 3,1 e il 5,7% del totale.
Importazioni in crescita
Nonostante l’avanzata nella produzione di fonti “green” come solare, eolico e idroelettrico, lo studio Deloitte rileva come tra 2020 e 2024, le importazioni energetiche in Italia dall’estero siano aumentate progressivamente a un ritmo medio del 4,7% annuo. Segnali di maggiore autonomia si erano registrati al contrario nella fase pre-pandemica quando i flussi in arrivo da altri Paesi erano calati del 3,8% annuo.
Gli investimenti sulla rete
Come garantire dunque una produzione energetica che viri sempre più verso un sistema decarbonizzato, digitalizzato e distribuito? Occorrono innanzitutto investimenti che secondo stime recenti della Commissione Europea ammontano a 1,2 miliardi di euro entro il 2040, dei quali oltre la metà (60%) da destinare al potenziamento nella distribuzione, in particolare contro l’aumento degli eventi climatici estremi.
Intelligenza artificiale per l'energia elettrica
Secondo lo studio Deloitte, il rinnovamento della rete elettrica passa poi da investimenti strategici tramite fondi europei e nazionali in digitalizzazione, dai sensori intelligenti (smart grid) all'automazione. Determinante è ritenuto anche il contributo dell'intelligenza artificiale che nonostante comporti un aumento di consumi, potrebbe contribuire ad ottimizzare produzione, distribuzione e gestione dell’energia.
Golino (Deloitte): “Progressi ma più investimenti in infrastrutture"
Per Claudio Golino, partner e leader energy, resources and industrials industry di Deloitte, lo studio dimostra “progressi concreti” nel processo di decarbonizzazione in Italia grazie all’apporto delle fonti rinnovabili. “Tuttavia, l’aumento della dipendenza energetica dall’estero evidenzia la necessità di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di rete e dei sistemi di accumulo, indispensabili per garantire sicurezza e resilienza del sistema elettrico nazionale”, spiega Golino secondo il quale “una trasformazione di questa portata richiederà a sua volta investimenti notevoli, sostenuti da strumenti di policy efficaci e stabili, ma anche il superamento di una serie di ostacoli che, se non affrontati con decisione, potrebbero rallentare il ritmo della transizione”.
Il peso del nucleare francese
Sul fronte della tipologia di energia prodotta, una fetta consistente delle importazioni di elettricità dall’estero arriva dalla Francia dove la produzione è garantita in larga misura dal nucleare. Secondo Golino i dati rendono quanto mai attuale "la necessità di un confronto a livello nazionale su condizioni e tempi per un eventuale ritorno del nucleare in Italia”.
Terna, a settembre consumi elettrici in aumento a +1,2%
Nel frattempo, torna salire in Italia il fabbisogno di energia elettrica. Secondo dati Terna il mese scorso la domanda è stata pari a 26 miliardi di kWh, l'1,2% in più rispetto a settembre 2024 (+0,4% se si considerano gli effetti di calendario e temperatura). A livello territoriale, la variazione tendenziale è risultata ovunque positiva. Guardando ai primi nove mesi 2025 invece il fabbisogno nazionale resta negativo sul 2024 a -1,2% (-0,7% col dato rettificato). Per quanto riguarda la domanda dalle imprese energivore, l'Indice mensile dei consumi elettrici industriali (Imceu) ha fatto registrare una crescita del 2,9% rispetto a settembre 2024.
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