Riscossione tributi locali a società Mef, nasce nuovo ente: la novità in legge di bilancio
EconomiaIl progetto punta dunque a migliorare la capacità di incasso e a uniformare le pratiche sul territorio, ma solleva anche interrogativi sul grado di autonomia che resterà ai Comuni nella gestione delle proprie finanze
Nel quadro della prossima legge di bilancio, il Governo valuta di affidare a una società pubblica del Ministero dell’Economia e delle Finanze la gestione della riscossione coattiva dei tributi locali, come Imu, Tari e sanzioni amministrative. La gestione della riscossione di Imu, Tari, multe e altre entrate locali, dunque, verrebbe affidata ad Amco, una società controllata dal Mef specializzata nel recupero dei crediti deteriorati. L’idea è quella di creare un polo nazionale capace di intervenire nei casi in cui gli enti locali non riescano a riscuotere autonomamente le proprie entrate, offrendo un sistema più efficiente e strutturato rispetto agli attuali strumenti comunali. Il nuovo modello prevede che la società statale possa intervenire su richiesta degli enti, ma nei casi di scarsa efficienza la collaborazione diventerebbe obbligatoria, così da garantire flussi di cassa più stabili e ridurre la dipendenza dalle anticipazioni di tesoreria.
Di cosa si tratta
Il nuovo modello prevede che la società statale possa intervenire su richiesta degli enti, ma nei casi di scarsa efficienza la collaborazione diventerebbe obbligatoria, così da garantire flussi di cassa più stabili e ridurre la dipendenza dalle anticipazioni di tesoreria. Secondo la proposta, gli enti con una riscossione giudicata inefficace sarebbero tenuti a rivolgersi obbligatoriamente ad Amco, mentre per gli altri la collaborazione resterebbe facoltativa. La società utilizzerebbe procedure di recupero già sperimentate nel settore privato, con l’obiettivo di ridurre l’enorme volume di crediti non riscossi che pesa sui bilanci pubblici. Il progetto punta, dunque, a migliorare la capacità di incasso e a uniformare le pratiche sul territorio, ma solleva anche interrogativi sul grado di autonomia che resterà ai Comuni nella gestione delle proprie finanze.