Introduzione
Nel 2024, secondo i dati del nuovo report Music in the Eu pubblicato da Ifpi, la Federazione internazionale dell'industria fonografica, in Europa i ricavi della musica registrata hanno toccato quota 5,7 miliardi di euro, crescendo del 9,1% rispetto all'anno precedente, con un incremento record di 470 milioni di euro in un anno. È più del doppio rispetto a quello degli Stati Uniti.
L'Italia cresce dell'8,5%, poco sotto la media, mentre i mercati che registrano gli incrementi maggiori sono Svezia (+30,2%), Ungheria (+23,9%) e Romania (+26,9%).
Anche gli investimenti sono da record: le etichette hanno destinato oltre 7,5 miliardi di euro in scouting e marketing. Ecco tutti dati
Quello che devi sapere
La musica nell’Ue
Il carburante principale resta lo streaming a pagamento che da solo spinge oltre tre quarti della crescita. Ma il potenziale è ancora ampio: nell'Ue gli abbonati sono appena il 25% contro il 46% del Regno Unito e il 52% degli Stati Uniti. A rendere unica la fotografia europea è la forza dei talenti locali: la metà delle canzoni nelle top 10 nazionali appartiene ad artisti di casa. Italia, Finlandia e Ungheria guidano la classifica dei Paesi che più sostengono la propria scena domestica.
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L’importanza degli artisti locali
Nell’Ue, nello specifico, il 50,9% dei brani presenti nella Top 10 sono di artisti nazionali mentre un altro 7% sono di artisti di altri Paesi dell’Unione. E l’Italia è all'avanguardia in questa tendenza. Nel resto del mondo la concentrazione di artisti locali in Top 10 scende al 47,2%. “Questo è un dato molto interessante”, commenta Lodovico Benvenuti, director of Multilateral relations and regional director of Europe di Ifpi, come scrive Il Sole 24 Ore. “In Europa, più che in ogni altra parte del mondo, la musica incisa viene consumata dove è prodotta e contribuisce in maniera significativa all’economia dei Paesi che la producono. L’anno scorso mettemmo in risalto come ogni euro generato o investito direttamente dalle case discografiche in Europa porti a un ulteriore contributo al Pil di 1,80 euro ad altre parti della catena del valore del settore musicale. Quel dato quest’anno è confermato e conferma il ruolo strategico dell’industria della musica nei Paesi dell’Ue”, aggiunge.
I ricavi
I ricavi legati alla musica, nell’Ue, sono alti: nel 2024, secondo lo studio Ifpi, hanno subito un incremento di 470 milioni di euro, più del doppio dell’incremento del giro d’affari degli Stati Uniti (+220 milioni di euro) e più della somma degli incrementi di Paesi come Cina (+132 milioni) e Brasile (+106 milioni) e del Regno Unito (+86 milioni).
In Italia
Se si guarda nello specifico al nostro Paese, si vede che l’Italia - terzo mercato dell’Unione - si appresta a chiudere il 2025 con l’ottavo anno consecutivo di crescita. L’incremento è dell’8,5%, per un business che si attesta a 461,2 milioni.
Il futuro e l’IA
Il futuro dell’industria musicale è legato a quello dell’intelligenza artificiale. Servono regole per proteggere la creatività e garantire che l'IA resti un alleato, non un concorrente. Victoria Oakley, ceo di Ifpi, avverte: "L'Europa è un hub di creatività musicale e diversità culturale. Per restare leader dobbiamo avere politiche forti che mettano l'IA al servizio della musica. Abbiamo un'occasione unica: guidare il futuro della cultura, dei creatori e dell'innovazione". Un messaggio che trova eco nella campagna Stay true to the act, stay true to culture - sostenuta da numerosi artisti europei, tra cui Laura Pausini - che chiede a Bruxelles di difendere l'AI Act e di assicurare che l'innovazione tecnologica non diventi mai un nemico della musica.
Garantire agli artisti di proteggere voce e immagine
Nel report viene inoltre sottolineato che "continuiamo ad assistere all'ascesa di deepfake e cloni vocali generati dall'intelligenza artificiale, che utilizzano e abusano della voce, dell'immagine, del nome e dell'immagine di un artista senza il suo consenso. È ingiusto nei confronti degli artisti che ora devono competere con questi contenuti, ingiusto nei confronti dei fan che dovrebbero poter fidarsi che ciò che vedono e sentono sia reale, e ingiusto nei confronti delle etichette discografiche che hanno investito nella creazione di musica autentica. Continuiamo a chiedere una solida applicazione e, ove necessario, il rafforzamento dei diritti di proprietà intellettuale (o di altro tipo) per garantire che gli artisti possano proteggere la loro voce e l'immagine".
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