Dehors, nei prossimi Cdm in arrivo provvedimento richiesto dai sindaci: ecco cosa sappiamo
EconomiaIntroduzione
Arrivano norme più stringenti per i dehors dopo che le maglie delle regole sull'occupazione di suolo pubblico per i locali e gli esercizi di ristorazione si erano allargate nel post Covid, per esigenze di salute pubblica, ed erano state soggette a proroghe continue. Il governo è, infatti, al lavoro per rivedere la regolamentazione sui dehors introdotta nel 2020, proprio in seguito all'emergenza pandemica, e reiterata fino al 31 dicembre di quest'anno. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
La richiesta dei sindaci
A chiedere di porre un freno alla giungla dei tavolini all'aperto, proliferati negli ultimi anni, erano stati alcuni sindaci, soprattutto quelli delle città storiche. In particolare, la richiesta era stata avanzata dal primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri, accogliendo anche le richieste degli abitanti del centro cittadino per l'aumentare dei gazebi dei locali e delle loro metrature
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Il caso di Roma
Quanto successo negli ultimi anni rappresenta una ferita tra le vie centrali della città eterna: un problema di decoro ma anche di sicurezza, era stato fatto notare da chi ne chiedeva la limitazione. "Auspichiamo che anche il governo faccia la sua parte, eliminando la distorsione provocata dalle continue proroghe del regime emergenziale Covid", aveva detto Gualtieri rivolgendosi a Palazzo Chigi lo scorso marzo dopo il nuovo regolamento approvato dall'assemblea capitolina per tagliare i dehors in centro. Tra i criteri che si è data la Capitale per fare ordine in città: meno tavolini all'aperto nell'area Unesco per salvaguardare il centro storico, e allo stesso tempo più possibilità di servire i clienti all'esterno nelle zone periferiche così da favorire le attività economiche e la sicurezza dei quartieri. Per arginare il fenomeno il Campidoglio ha cambiato anche le tariffe, non più agevolate come quelle durante il Covid. L'aumento è stato usato anche come disincentivo
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La discussione in seno al Consiglio dei ministri
Ora il tema di una regolamentazione severa dei dehors è stato affrontato anche nei lavori preparatori verso il Consiglio dei ministri. L'impianto del provvedimento, spiegano fonti di governo, è definito ma vanno rifiniti alcuni aspetti. Si conta, dunque, di portarlo all'esame di una delle prossime riunioni del Cdm
La possibilità di uno slittamento
Secondo altre ricostruzioni però il varo dell'intervento potrebbe slittare più avanti. Nell'esecutivo poi c'è anche chi vede rischi collegati al varo di una stretta sui dehors, in piena campagna elettorale per le regionali. La strada sembra, però, essere tracciata, con una regolamentazione per mettere ordine a tavolini e pedane montate su sampietrini e marciapiedi, appoggiati ai muri degli edifici e in qualche caso a ridosso delle auto. "Un caos - l'aveva definito il Codacons - che danneggia anche il decoro urbano e il turismo, rovinando l'immagine delle nostre città agli occhi dei visitatori stranieri". E ora lo stop alle proroghe potrebbe arrivare direttamente dal governo
Sarà necessaria l’autorizzazione della Soprintendenza nel 2026?
Come riporta la testata La Legge per tutti, allo studio del governo resta l’autorizzazione della Soprintendenza, che però potrebbe essere molto più limitata. La bozza del nuovo decreto legislativo, che verrà adottato in attuazione della delega prevista dalla legge sulla concorrenza (art. 26, legge n. 193/2024), sembra poggiare infatti sui criteri di “proporzionalità” e “ragionevolezza”. Grazie alla normativa aggiornata, il via libera paesaggistico rimarrebbe quindi obbligatorio soltanto quando si intenda collocare dehors in aree pubbliche “immediatamente adiacenti” a immobili di “rilevanza identitaria straordinaria e fortemente rappresentativa del contesto”. In tutte le altre ipotesi – anche qualora ci si trovi nei centri storici – la gestione tornerebbe interamente nelle mani del Comune, che procederà attraverso l’iter ordinario di concessione di occupazione del suolo pubblico, accompagnato dal pagamento del relativo canone
I monumenti da tutelare
Visto che la protezione rafforzata deve restare un’eccezione e non la regola, diventerebbe prioritario a questo punto chiarire in base a quali criteri saranno individuati i beni da assoggettare a una salvaguardia particolare. Il provvedimento stabilisce procedure vincolanti e parametri severi, proprio per impedire che la nozione di “eccezionalità” venga applicata in maniera troppo ampia, vanificando l’intento di semplificazione. Entro due mesi dall’entrata in vigore della disposizione, spetterebbe quindi al Ministero della Cultura predisporre appositi registri, nei quali saranno inseriti i manufatti ritenuti degni di una simile tutela. L’inclusione negli elenchi non potrà avvenire a discrezione, ma dovrà rispettare condizioni puntuali legate alla cosiddetta “stretta prossimità”: vale a dire l’esistenza di un “collegamento visivo diretto” e di una “contiguità immediata” tra l’immobile storico e lo spazio riservato ai dehors
La regola varrà per tutti?
Secondo quanto trapela, al momento sembrano esserci differenze tra le posizioni. Nella sua formulazione attuale, si limitano i benefici delle procedure agevolate ai soli “pubblici esercizi”, ossia ristoranti, pizzerie, bar e locali assimilabili. Ne restano escluse numerose altre attività commerciali che contribuiscono comunque alla vitalità dei centri storici e fanno uso di spazi all’aperto
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