L’ultima intervista rilasciata al Financial Times pochi giorni prima della scomparsa rivela il ritratto di un uomo che non ha mai smesso di cercare il controllo, dedicando tutto se stesso al lavoro. Tra ricordi, rimpianti e riflessioni sul futuro, emerge la filosofia di vita e di stile che lo ha reso unico
Nella sua ultima intervista al Financial Times, pubblicata a pochi giorni dalla scomparsa, Giorgio Armani ha raccontato la sua vita e il suo lavoro con la consueta lucidità. Ha ammesso la sua inclinazione al controllo assoluto - "La mia più grande debolezza è che controllo tutto", ha spiegato - ricordando come anche nei periodi di assenza per motivi di salute abbia seguito ogni dettaglio delle sfilate attraverso collegamenti video. Nulla sfuggiva alla sua attenzione, dalle prove fino al trucco delle modelle. E, in vista delle celebrazioni per i cinquant’anni della maison, previste a Milano a settembre, aveva voluto avere l’ultima parola su ogni aspetto della mostra alla Pinacoteca di Brera.
La successione e il valore senza tempo dello stile
Parlando di sé, Armani si è definito un "workaholic". Nel 2024 la sua azienda ha registrato ricavi per 2,3 miliardi di euro, ma lui non ha nascosto un rimpianto: "Ho passato troppo tempo a lavorare e non abbastanza con amici e familiari". Ha ripercorso anche i suoi inizi: "All’inizio volevo semplicemente vestire le persone, e in fondo è ancora così. La mia forza è credere nelle mie idee e avere la determinazione, a volte la testardaggine, per portarle avanti". Un tema cruciale è stato quello della successione. Armani, lo stilista più anziano ancora in attività, aveva già pensato a una transizione graduale delle sue responsabilità verso collaboratori e familiari: "Vorrei che fosse un processo organico, non una rottura", ha sottolineato, indicando tra i più fidati Leo Dell’Orco, suo storico braccio destro. Infine, interrogato sul suo rapporto con le mode passeggere, ha ribadito la centralità dello stile rispetto alle tendenze: "Non mi piace essere definito anti-fashion. La mia è una posizione in cui lo stile prevale sulle mode effimere". E ha trovato la più grande gratificazione nel vedere che capi creati mezzo secolo fa sono oggi ricercati anche dalle nuove generazioni.