Giorgio Armani, addio al terzo uomo più ricco d'Italia: lascia patrimonio da 11 miliardi

Economia
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Fondata nel 1975, l'impresa familiare simbolo del Made in Italy nel settore dell'abbigliamento di lusso conta oggi più di 8mila dipendenti, oltre 623 punti vendita di proprietà e 10 siti produttivi distribuiti in 3 continenti

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Un fatturato di oltre 2 miliardi di euro annui e una rete globale di oltre 500 negozi monomarca, per un patrimonio da oltre 11 miliardi di dollari. Queste le coordinate dell'impresa familiare di Giorgio Armani, che ha rappresentato un'eccezione nell'universo della moda, riuscendo a rimanere indipendente fino alla fine e a scongiurare un destino che ha accomuniato molti prestigiosi brand: cioè quello di vedersi assorbire dai colossi Kering, Richemont e Lvmh.

 

La storia

La Giorgio Armani S.p.A. è nata nel 1975 e ha animato il mercato dell'abbigliamento di lusso lavorando su vari livelli: se l'alta gamma è da sempre rappresentata da Giorgio Armani, e l'Emporio Armani è invece la fascia intermedia, negli anni, lo stilista piacentino ha diversificato ulteriormente la sua offerta attraverso il taglio più giovanile e urban di Armani Exchange. In seguito hanno contribuito ad affinare l'immagine del marchio, ormai riferimento irrinunciabile della moda globale, anche Armani Casa, Armani Hotels, Armani Beauty e Armani Ristorante. Le parole d'ordine? Minimalismo ed eleganza.

 

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Oltre 8mila dipendenti per 623 negozi e 10 siti produttivi in 3 continenti

Con negozi aperti in circa 24 Paesi, per un totale di oltre 8mila dipendenti in tutto il mondo tra Americhe, Asia-Pacifico ed Europa, la rete distributiva del Gruppo Armani comprende 623 locali di proprietà (oltre ai negozi in partnership). I siti produttivi, invece, sono 10 in totale e "contribuiscono a diffondere il Made in Italy nel mondo attraverso la creazione di prodotti che si contraddistinguono per l'eccellenza artigianale, l'attenzione al dettaglio e la qualità dei materiali", si legge sul sito del Gruppo.

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Un'identità unica e riconoscibile

La sua identità è rimasta inalterata grazie alla scelta dello stilista di rimanere l'unico proprietario della holding. Le quote della sua Società per azioni non sono mai state cedute a terzi, e questo ha permesso al Gruppo di restare un po' a margine di quel processo di iper-finanziarizzazione che ha coinvolto l'universo della moda globale. La continuità dell'impresa, poi viene garantita dalla Fondazione Giorgio Armani. Fondata nel 2016, è costituita da un consiglio fiduciario che vigila sull'estetica, sui valori e sul brand ed è pensata per sopravvivere anche alla morte del suo ideatore, per mantenere alto il vessillo del Made in Italy nel settore dell'abbigliamento di lusso.

 

 

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