Immobili, quanti anni servono per comprare casa in Italia? Tempi acquisto città per città
EconomiaIntroduzione
Stando ad un’analisi realizzata dalla piattaforma Ener2Crowd, i giovani italiani faticano a maturare i requisiti economici per potersi permettere l’acquisto di un immobile. Per riuscirci, la maggior parte chiede accesso a un mutuo con tempi di rimborso doppi rispetto alle generazioni precedenti. Ecco la situazione nelle varie città
Quello che devi sapere
L’analisi
L’indagine ha messo a confronto i prezzi degli immobili disponibili sul mercato negli ultimi due trimestri del 2025 pubblicati sui portali specializzati Idealista e Immobiliare.it. Sul fronte delle retribuzioni, i dati diffusi dall'Istat basati sul 2024 confermano come non basterebbe "una vita intera" per compare la casa senza ricorrere a finanziamenti o aiuti.
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A Milano servono quasi 150 anni
Con gli stipendi attuali, un individuo con meno di 35 anni avrebbe bisogno di almeno 147,5 anni per completare l’acquisto di un immobile a Milano, 6 anni in più di quanto avverrebbe in presenza di mutuo (141,3 anni).
Sul podio Roma e Firenze
Non va meglio a Roma dove i tempi superano di poco il secolo (101,2 anni) mentre si fermano a 87,6 anni in presenza di un mutuo. Terza Firenze dove per comprare casa servono rispettivamente 95,7 e 79,2 anni.
Dalla 4° alla 10° posizione
Come evidenzia la piattaforma di crowdfunding co-fondata da Niccolò Sovico tempi di acquisto “biblici” coinvolgono alcune delle principali città capoluogo italiane.
A Bolzano sono necessari 89,9 anni per acquistare un’abitazione senza mutuo, in quarta posizione davanti a Bologna e Monza, rispettivamente al quinto e sesto posto con 85,5 anni e 83,3 anni. A seguire spuntano Venezia, Lucca, Siena e Pisa con tempi che oscillano intorno agli 82 anni.
La classifica
Scendendo nella classifica stilata da Ener2Crowd, Torino si piazza all’undicesimo posto con 81,7 anni richiesti per finalizzare l’acquisto di una casa sia diretto sia attraverso un prestito ipotecario. Il capoluogo piemontese prevede tempi più lunghi di Savona, La Spezia e Trento, tutte superiori agli 80 anni. Mentre bisogna scendere fino al dato di Brescia per trovare il primo capluogo sotto "quota 80" (78,7 anni), davanti a Bergamo, Rimini, Genova e Trieste con tempi di smaltimento della transazione che vanno dai 75,6 ai 78,7 anni.
Tempi medi oltre i 57 anni
Ipotizzando uno scenario dove l’acquirente fornisce un anticipo adeguato e accede a un mutuo, il tempo medio di acquisto a livello nazionale tocca i 57 anni e 4 mesi.
Tempi lunghi anche con prezzi bassi
Secondo l’analisi, la durata del finanziamento rimane lunga anche nelle città dove i prezzi degli immobili sono più accessibili rispetto alla media nazionale. Da Crotone ad Agrigento, Enna e Caltanissetta, il tempo necessario si attesta intorno ai 37-38 anni. A pesare sull’acquisto, in questi casi, sono soprattutto le retribuzioni, anch’esse di sotto della media nazionale. I salari bassi rendono difficile sostenere la rata del mutuo: servirebbero almeno 25,6 anni per maturare i requisiti.
Il confronto con gli anni ’60
Dalla difficoltà a entrare nel mercato del lavoro a precarietà e stagnazione sugli stipendi che faticano a tenere il passo del costo della vita: sono diversi i fattori che determinano per i giovani acquirenti l’allungamento dei tempi. “In molti casi oltre il triplo di quanto impiegavano le generazioni precedenti”, sottolinea Paolo Baldinelli, executive chairman e co-fondatore Ener2Crowd che fa poi un confrnto con la situazione fino gli anni ’60, quando “anche un operaio, con il suo stipendio medio di 50 mila lire al mese, poteva permettersi in circa 20 anni di compare una casa in una zona centrale”.
Stipendi reali a picco in Italia
Gli stipendi bassi, del resto, coinvolgono tutte le fasce di età. Come ha evidenziato l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nell'ultimo report mondiale diffuso lo scorso marzo, i salari reali in Italia sono inferiori di 8,7 punti rispetto a quelli del 2008, l'anno in cui è esplosa la crisi finanziaria.
Ilo: “Dinamica salariale negativa nel lungo periodo”
Nonostante il recupero avvenuto lo scorso anno quando i salari reali sono cresciuti di 2,3 punti, l’Italia ottiene il dato peggiore tra i Paesi del G20 distinguendosi, secondo l’organizzazione, “per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo”.
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