Dumping fiscale, cos'è e perché la Francia accusa l'Italia

Economia
Irene Elisei

Irene Elisei

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L’affermazione del premier francese è arrivata nel corso di un'intervista rilasciata a 4 televisioni francesi e ad una settimana esatta dal voto di fiducia al Governo su cui il Parlamento di Parigi sarà chiamato ad esprimersi. Roma è stata colpita, ma non è affondata e immediate sono state le reazioni della politica italiana che ha rispedito al mittente le accuse 

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L’Italia è stata accusata direttamente dal premier francese François Bayrou di attuare “una politica di dumping fiscale”. Che cos’è e perché se ne parla oggi? L’affermazione al vetriolo del premier francese è arrivata nel corso di una intervista rilasciata a 4 televisioni francesi a una settimana esatta dal voto di fiducia al Governo su cui il Parlamento di Parigi sarà chiamato ad esprimersi lunedì prossimo. Roma è stata colpita, ma non è affondata e immediate sono state le reazioni della politica italiana che ha rispedito al mittente le accuse.

Cos'è il dumping fiscale

Per “dumping fiscale” si intende una pratica, messa in campo da uno Stato, volta ad accaparrarsi contribuenti singoli o aziende attraverso agevolazioni fiscali che risultano molto attrattive e quindi competitive rispetto ad altri Stati. Lo scopo è quello di convincere a spostare la residenza fiscale in quel dato Paese e portare un beneficio economico in termini di guadagni sul fronte delle imposte dirette che verranno pagate e sui consumi in loco che presumibilmente aumenteranno. In questo caso, la Francia ha sostanzialmente puntato il dito contro l’Italia accusandola di aver messo in pratica una serie di ribassi sulle aliquote, producendo così una minore pressione fiscale che avrebbe a sua volta generato – come dichiarato da Bayrou – “una sorta di nomadismo fiscale”.

Perchè la Francia accusa l'Italia

Il premier Bayrou, chiamando in causa l’Italia, avrebbe anzitutto risposto – con una netta bocciatura - ad una proposta dei socialisti francesi che vorrebbero applicare una imposta sui patrimoni dei più ricchi per cercare di recuperare fondi da destinare al risanamento dei conti pubblici. Un problema quest’ultimo determinante per la stabilità politica e che ha portato ad avanzare soluzioni piuttosto disparate nel corso delle ultime settimane. Con l’obiettivo dichiarato di risparmiare 40 miliardi di euro e abbassare il deficit del Paese, a metà luglio erano circolate ipotesi del taglio di oltre 3000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione e l’eliminazione di due festività nazionali.

Accuse infondate?

“L’accusa di dumping fiscale mossa dal premier francese Bayrou è infondata: si tratta di una dichiarazione che definirei “disperata” in vista del voto di fiducia del prossimo 8 settembre, che difficilmente il suo Governo riuscirà a superare. A tutti gli Stati è concessa una certa flessibilità nella più ampia cornice delle regole europee, l’Italia non ha affatto violato questa cornice”. Commenta così a Sky TG24 Lorenzo Castellani, docente di storia delle istituzioni politiche all’Università Luiss Guido Carli di Roma. “Molte aziende internazionali ed extra europee preferiscono in questo momento investire in Italia rispetto alla Francia per due ordini di ragioni. Da un lato, c’è una tassazione favorevole sui manager che rientrano in Italia varata dai vari governi perché l’Italia – seppure nel quadro di regole Ue – ha norme meno stringenti ad esempio sul fronte ambientale rispetto a quelle di Parigi che lì invece sono molto esigenti. Dall’altro lato, c’è un elemento di stabilità politica italiana rispetto all’instabilità politica francese e non solo. C’entra anche la maggiore incertezza finanziaria francese rispetto alla stabilità finanziaria italiana perché questo si ripercuote inevitabilmente sulla prevedibilità della politica economica”.

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