Introduzione
Nella prossima manovra di Bilancio un tema di particolare rilievo saranno le pensioni. Nel 2027, infatti, dovrebbe scattare l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita. Il governo però avrebbe intenzione di provare a rinviarlo e intanto si starebbe lavorando ad altre ipotesi per riformulare l'uscita dal mondo del lavoro.
Quello che devi sapere
In cosa consiste l’adeguamento all’aspettativa di vita
Secondo quanto calcolato dall’Istat, l’adeguamento all'aspettativa di vita dovrebbe tradursi in una crescita di tre mesi dell'età di uscita o degli anni di lavoro. Quindi i passaggi dovrebbero essere questi:
- da 67 anni a 67 anni e 3 mesi per la pensione tradizionale;
- da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e un mese per gli uomini per l’uscita anticipata;
- da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e un mese per le donne per l’uscita anticipata
Per approfondire: Bonus Giorgetti a settembre in busta paga, a chi spetta e quanto
Giorgetti verso il rinvio
Tuttavia, come anticipato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto sapere che l’adeguamento dovrebbe essere rimandato, almeno di due anni. Una scelta che costerà tra i 300 milioni e un miliardo di euro. Il governo punterebbe a cancellare del tutto il meccanismo di adeguamento automatico, ma secondo la Ragioneria generale dello Stato si rischierebbe così un assegno più basso del 9%. Nel caso dei lavoratori autonomi invece si scenderebbe del 7.9%
I due meccanismi alla base del sistema pensionistico italiano
Questo accadrebbe perché al momento concorrono due fattori a determinare la quota: da una parte l’adeguamento all’età, che fa crescere l’assegno perché più si lavora e più si sommano contributi; dall’altra il coefficiente di trasformazione. Il primo di questi due fattori funziona per scatti. Quindi dopo quello del 2027 ci sarà quello del 2029, che prevede altri due mesi (perciò da 67 anni e tre mesi a 67 anni e cinque mesi). Procedendo così, nel 2040 si arriverà a poco più di 68 anni. Il secondo degli elementi presi in considerazione, quindi il coefficiente di trasformazione, consente di trasformare (appunto) i contributi in assegno previdenziale. Anch’esso funziona a scatti. Il Messaggero riporta un esempio: se un contribuente ha accumulato 100mila euro, potrà averli in 15 anni oppure in 20
Come funzionano sul calcolo dell’assegno
Le due voci funzionano andando in direzioni opposte: l’adeguamento all’aspettativa di vita aumenta il periodo lavorato, quindi i contributi e quindi l’assegno finale; il coefficiente di trasformazione diluisce i contributi nel tempo, e, quindi, abbassa la somma incassata ogni mese. La Ragioneria dello Stato non è quindi molto favorevole all’idea di fermarne uno dei due, perché ne risentirebbe l'equilibrio finale
Cosa propone Durigon
In un’intervista a Repubblica, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha spiegato un’ipotesi al momento sul tavolo: “Credo che i 64 anni possano diventare la vera soglia di libertà pensionistica. Oggi la possibilità è limitata ai contributivi puri. Valutiamo i costi per estenderla anche a chi è nel sistema misto. Vogliamo rafforzare poi la previdenza complementare, anche permettendo di usare il Tfr girato all'Inps come rendita per alzare le pensioni e uscire a 64 anni. Per me conta la volontà politica: bloccare l'aumento dell'età pensionabile. Abbiamo già un'età molto avanzata per andare in pensione, non serve migliorarla ulteriormente. È una richiesta precisa della Lega, sostenuta dal ministro Giorgetti. Troveremo le risorse. In un primo momento la Ragioneria parlava di 200 milioni. Valuteremo”. Tuttavia, la Ragioneria dello Stato non è convinta neanche di questa soluzione: nel proprio rapporto ha spiegato che “comporterebbe il venir meno del contributo integrativo della previdenza complementare” e determinerebbe un “peggioramento della sostenibilità del sistema pensionistico italiano”
Quota 103
Per quanto riguarda Quota 103, si profila l’ipotesi della cancellazione. Il sistema permette di uscire a 62 anni e 41 di contributi, ed è stato prorogato fino a fine dicembre. Tuttavia è in fase di dimissione, perché poco usato. Secondo l’Inps nel 2024 le pensioni liquidate sono state appena 1.153. Nell'anno le domande di pensione con quota 103 complessive sono state poco meno di 15mila tenendo conto anche di quelle con i requisiti meno penalizzanti per chi li aveva raggiunti alla fine del 2023
Opzione donna
Un’altra misura poco utilizzata è stata Opzione donna, per la quale sono stati nel tempo introdotti nuovi requisiti. Secondo i dati Inps, nel primo semestre del 2025 sono state appena 1.134, quasi la metà (468) con meno di 1.000 euro al mese. Nel 2024 erano state nel complesso 3.590, numero già in calo rispetto agli anni precedenti. Anche in questo caso, si profila la possibilità di sorpassarla, rinnovandola solo in assenza di un’alternativa valida. Oppure, potrebbe essere sostituita con un’unica uscita anticipata (valida perciò non solo per le donne lavoratrici, ma per tutti)
Per approfondire: Pensione anticipata, uscita a 64 anni con il contributivo: requisiti e ipotesi di riforma