Usa, la Fed lascia i tassi invariati e non cede alle pressioni di Donald Trump

Economia
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Come previsto, la Federal Reserve ha deciso di rimanere cauta e di lasciare invariato il costo del denaro, che negli Stati Uniti oscilla in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50%. Powell: "L'attuale politica monetaria moderatamente restrittiva appare appropriata" ed "è in linea con i rischi di inflazione"

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Come da previsioni, la Fed non cede alle forti pressioni di Donald Trump e lascia i tassi di interesse invariati: il costo del denaro negli Stati Uniti rimane quindi fermo in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50% (lo stesso livello da dicembre 2024). La Banca centrale Usa motiva la scelta parlando di un rallentamento dell'economia americana, con i principali indicatori che suggeriscono che l'attività economica appare "moderata nella prima parte dell'anno". Il presidente Jerome Powell spiega che nessuna decisione è stata ancora presa per la riunione di settembre. L'attuale "politica monetaria moderatamente restrittiva appare appropriata" ed "è in linea con i rischi di inflazione": è probabile, spiega, che l'inflazione core risulti in rialzo al 2,7% a giugno su base annua". Per il presidente della Fed inoltre "è possibile che gli effetti inflattivi potrebbero essere più persistenti". E attacca Trump sui dazi, che "stanno spingendo i prezzi di alcuni beni". 

Trump: "Powell è sempre in ritardo"

Già prima che arrivasse la decisione ufficiale, Trump si diceva sicuro che "la Fed abbasserà i tassi a settembre, non adesso", ribadendo la sua delusione verso il capo della Banca Centrale, Jerome Powell: "È sempre troppo in ritardo, anche se lo facesse oggi". Il tycoon spinge da tempo per una sforbiciata ai tassi d'interesse: vorrebbe ridurre i costi di finanziamento all'1%, sostenendo che la sua politica sui dazi non causa inflazione. Nelle ultime ore aveva rafforzato la sua richiesta sulla base dei dati sul Pil, che nel secondo trimestre è cresciuto del 3%, oltre le attese degli analisti che si attestavano sul 2,3%, dopo la contrazione dei primi tre mesi del 2025. Il balzo in avanti del Pil cela però alcuni segnali di rallentamento della crescita di fondo, soprattutto se la comparazione è tra gli ultimi due semestri (secondo il Ft, l'economia Usa è cresciuta dell'1,1% nella prima metà del 2025, rispetto al 2,9% della seconda metà dell'anno precedente). 

Due governatori votano contro decisione su tassi fermi

La scelta di lasciare i tassi invariati non è stata presa all'unanimità. Due governatori del Federal Open Market Committee (Fomc, composto da sette governatori e 12 presidenti delle reserve bank regionali) della Federal Reserve hanno votato contro: Christopher Waller e Michelle Bowman spingevano per un taglio di un quarto di punto. Si tratta del primo episodio simile dal 1993 in cui due governatori votano contro la decisione del comitato.

La reazione delle Borse

La mossa della Fed non ha scosso particolarmente Wall Street, che pur chiude contrastata. Il Dow Jones registra un calo dello 0,38% a 44.661,28 punti, il Nasdaq sale dello 0,15% a 21.129,67 punti e lo S&P 500 scende dello 0,12% 6.362,95 punti. Quando ancora doveva arrivare l'annuncio di Powell, le Borse in Europa chiudevano caute: Parigi a +0,06% con il Cac 40 7.861 punti; Francoforte a +0,19% con il Dax a 24.262 punti; Londra piatta (+0,01%); Milano la migliore a +0,98%, consolidando i 41mila punti.

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