I salari reali in Italia sono del 7,5% inferiori rispetto al 2021: i dati dell’Ocse
EconomiaIntroduzione
Gli stipendi reali in Italia - cioè i salari parametrati all’inflazione - sono del 7,5% più bassi rispetto al 2021. A dirlo sono i dati illustrati dal senior economist dell'Ocse Andrea Bassanini, durante la presentazione italiana, al Cnel, dell'Employment Outlook 2025, che è stato pubblicato il 9 luglio. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si tratta della peggior performance tra i Paesi avanzati.
Tra le informazioni fornite dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, emerge come i salari nominali - cioè senza tenere conto dell’inflazione - sono attesi in crescita in Italia del 2,6% nel 2025 e del 2,2% nel 2026. Questi aumenti garantirebbero ai lavoratori italiani guadagni in termini reali, dato che l'inflazione è prevista al 2,2% nel 2025 e all'1,8% nel 2026.
Quello che devi sapere
Le difficoltà dei salari reali in Italia
"I salari reali stanno crescendo praticamente in tutti i paesi dell'Ocse, ma nella metà di essi sono ancora inferiori ai livelli dell'inizio del 2021, prima dell'impennata dell'inflazione che ha seguito la pandemia”, ha spiegato Andrea Bassanini, che ha curato l'Employment Outlook 2025. "In Italia c'è stato un aumento relativamente consistente nell'ultimo anno, ma ciò nonostante all'inizio del 2025 i salari reali italiani erano ancora inferiori del 7,5% rispetto al 2021”.
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Il tema dei rinnovi contrattuali
Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, nel documento si legge che i recenti rinnovi contrattuali hanno “portato ad aumenti salariali negoziati superiori al solito”. Questi, comunque, non risultano sufficienti a compensare la perdita di potere d’acquisto. Inoltre “un dipendente su tre del settore privato” ha ancora il contratto scaduto.
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L’andamento dei salari dal 1990 a oggi
Dai dati forniti dall’Ocse, inoltre, emerge come la situazione dei salari nel Paese sia problematica da diversi anni. Una situazione che diventa ancora più evidente se si confronta l’andamento di altri membri dell’Organizzazione: “I redditi da lavoro reali annuali in Italia sono scesi del 3,4% tra il 1990 e il 2023. Nello stesso periodo sono cresciuti di circa il 50% negli Stati Uniti e di circa il 30% in Francia e Germania”, ha aggiunto ancora Andrea Bassanini.
Occupazione spinta dagli over 55
"Nei paesi Ocse i mercati del lavoro rimangono resilienti. I tassi di disoccupazione sono bassi e l'occupazione aumenta”, ha spiegato ancora il senior economist dell'Ocse Andrea Bassanini, illustrando al Cnel i principali dati dell'Employment Outlook 2025. “In Italia la crescita occupazionale ha registrato un incremento dell'1,7% su base annua a maggio 2025. Questa crescita è stata trainata, in particolare, dalle persone di oltre 55 anni d'età".
Il confronto con gli altri Paesi
Il report mostra comunque dati in chiaroscuro: “L’occupazione degli italiani di età compresa tra i 60 e i 64 anni rimane notevolmente inferiore alla media Ocse. In questa fascia d'età il tasso di occupazione italiano era pari al 47% nel 2024, contro il 56% della media Ocse. Circa la metà dei paesi Ocse ha tassi che vanno oltre il 60%", ha aggiunto Andrea Bassanini, invitando ad aumentare le persone in età matura in buona salute al lavoro.
Diminuisce la popolazione italiana
Nel corso della presentazione dell'Employment Outlook 2025 dell'Ocse a Villa Lubin è intervenuto anche il presidente del Cnel, Renato Brunetta: “La chiave è: riusciremo a superare la crisi demografica? L'Italia è uno dei paesi a subire il più grande contraccolpo demografico, con una diminuzione della popolazione in età lavorativa del 34% tra il 2023 e 2060. Sono 12 milioni di persone in meno". Il calo medio nell'area Ocse è dell'8%".
L’impatto negativo sul Pil
"Senza interventi di politica economica e senza la crescita della produttività, l'Ocse prevede per l'Italia una flessione del Pil pro capite di quasi 0,5 punti percentuali all'anno”, ha spiegato ancora Renato Brunetta. “Nel 2060 si prevede un -22% rispetto a quello attuale”. Per l’ex ministro c’è "un solo punto di speranza: abbiamo riserve non utilizzate". "Sulla base delle stime dell'Ocse l'Italia riuscirebbe a bilanciare l'impatto negativo dell'invecchiamento della popolazione sul rallentamento della crescita del Pil: riducendo il divario di genere, valorizzando i giovani, attivando i lavoratori anziani in buona salute e promuovendo canali di immigrazione regolare".
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