Intel taglia il 15% dei dipendenti e chiude le fabbriche in Europa
Economia ©GettyTra le misure comunicate c’è il taglio della forza lavoro, con l’obiettivo di ridurre l’organico a 75.000 unità rispetto agli attuali 108.900 entro la fine del 2025 e la sospensione dei piani per costruire nuove fabbriche per la produzione di chip in Europa
Intel annuncia misure drastiche per affrontare le difficoltà finanziarie e tentare di rientrare nella partita dell’intelligenza artificiale, attualmente dominata dal gigante di Santa Clara, Nvidia. Il titolo soffre a Wall Street in seguito alla pubblicazione dei conti e gli annunci relativi ai tagli della forza lavoro.
Ridimensionamento forza lavoro senza precedenti
Tra le misure comunicate c’è il taglio del 15% della forza lavoro, che ha l’obiettivo di ridurre l’organico a 75.000 unità rispetto agli attuali 108.900 entro la fine del 2025 e la sospensione dei piani per costruire nuove fabbriche per la produzione di chip in Europa. Questa decisione avrà un impatto diretto sull’Italia, dove era prevista la realizzazione di un’importante struttura produttiva. “Stiamo prendendo decisioni difficili ma necessarie per semplificare la nostra struttura, migliorare l’efficienza e rafforzare la responsabilità a ogni livello, si legge in una nota interna del ceo Lip-Bu Tan”. La mossa di Intel è una svolta significativa per la strategia di espansione della società, che sta cercando di riposizionarsi in un mercato dominato dai giganti Nvidia, AMD e TSMC, puntando sui chip avanzati per l’intelligenza artificiale (AI).
Sesto trimestre di perdite in bilancio
Nel trimestre terminato a fine giugno, Intel ha riportato ricavi pari a 12,9 miliardi di dollari e una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari, registrando così il sesto trimestre consecutivo in rosso. Il nuovo CEO, Lip-Bu Tan, subentrato a marzo dopo l’uscita di Pat Gelsinger, ha dichiarato che “non ci sono più assegni in bianco”, sottolineando la necessità di investimenti economicamente sostenibili. Intel sta concentrando i suoi sforzi sul recupero di quote di mercato nei processori per PC e sullo sviluppo di chip per l’AI, un settore in cui ha perso rilevanza per non aver anticipato la crescente domanda di GPU ovvero di processori progettati per accelerare la creazione di immagini e l’elaborazione grafica.
In linea con gli obiettivi di riduzione costi
Per il trimestre in corso, Intel prevede ricavi tra 12,6 e 13,6 miliardi di dollari, grazie in parte alla domanda di chip per PC in previsione dei nuovi dazi sulle importazioni dell’amministrazione Trump. La società californiana ha, inoltre, confermato di essere in linea con gli obiettivi di riduzione dei costi, con un piano che porterà le spese operative a 17 miliardi di dollari per il 2025 e 16 miliardi entro il 2026.
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L'abbandono del progetto in Italia
Il cuore della strategia di riduzione dei costi di Intel riguarda l’abbandono dei piani per nuove fabbriche in Europa. Tra quelli c’era anche un progetto importante in Italia. Intel aveva pianificato la costruzione di una fabbrica per la produzione di chip a Vigasio, in Veneto, un’iniziativa che avrebbe dovuto rafforzare la capacità produttiva europea di Intel e consolidare il suo ruolo come produttore per clienti esteri.
Allineare la spesa alla domanda
Questo progetto, sostenuto anche dai fondi ricevuti grazie al gigantesco Chips Act del 2022 dell’amministrazione Biden, mirava a rendere l’Italia un hub strategico per i semiconduttori in Europa. Tuttavia, Intel ha deciso di sospendere i progetti in Europa ed in Italia per “allineare la spesa alla domanda” di chip, una mossa che riflette le difficoltà finanziarie e la necessità di concentrarsi su priorità più immediate. Ma le chiusure di fabbriche e i ritardi sulle nuove aperture non riguardano solo l’Europa. Sempre in occasione della pubblicazione dei conti relativi al secondo trimestre dell’anno, Intel ha annunciato il ritardo dell’apertura della fabbrica in Ohio, un investimento del valore di 28 miliardi di dollari, ora posticipata oltre il 2030.