Lavoro, come sta cambiando la figura dell'artigiano: oggi più estetisti e meno falegnami
EconomiaIntroduzione
Una volta la definizione di artigiano faceva pensare al professionista che bussava alla porta con la cassetta degli attrezzi, pronto ad aggiustare un guasto in casa o rimettere a posto un oggetto, un elettrodomestico o una stanza. Oggi sta cambiando tutto. E nella categoria rientrano figure molto diverse, da chi crea siti web a chi sistema unghie o sopracciglia mandando poi la fattura dallo smartphone. L'artigianato è sempre più 4.0, con un aumento di estetisti, tassisti e specialisti Ict e una riduzione di alcuni mestieri-simbolo del passato come falegnami e imbianchini.
Quello che devi sapere
Il report
A fotografare il cambiamento è un'elaborazione di Unioncamere e InfoCamere a partire dai dati del Registro delle Imprese. Negli ultimi due anni (marzo 2023-marzo 2025) tra i mestieri artigiani si è assistito ad un'accelerazione di estetisti (+10,4%), tassisti (+7,2%) e specialisti Ict (+5,4%), con officine digitali che prendono il posto delle tradizionali botteghe. A soffrire invece sono diversi mestieri tradizionali, spesso legati all'edilizia o al manifatturiero: tra gli identikit professionali, i falegnami calano del 10,9%, i trasportatori dell'8,9%, gli elettricisti del 2,9%.
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Le professioni in ascesa e quelle che stanno scomparendo
Tra le imprese che in due anni registrano un saldo positivo ci sono dunque gli estetisti (al primo posto con 4.629 nuove imprese), ma anche serramentisti, tassisti, giardinieri, specialisti Ict, grafici e riparatori di macchinari. Segno meno invece per alcune imprese tipiche del passato: sempre meno trasportatori (-3.687), falegnami (-1.630), imbianchini (-970), ma anche sarti, fotografi, calzolai, gelatieri, fabbri, muratori, lavanderie, imbianchini, idraulici, meccanici, panettieri ed elettricisti.
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I dati delle imprese artigiane in Italia
"Al 31 marzo 2025 le imprese artigiane registrate in Italia sono 1,24 milioni, ovvero il 21,2% del totale del tessuto imprenditoriale. Una cifra solida, ma che racconta un cambiamento profondo in risposta alle trasformazioni sociali e dei costumi in atto nel nostro Paese", spiega il presidente di Unioncamere Andrea Prete.
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L’identikit dei nuovi artigiani
A fare la differenza in positivo sono nuovi protagonisti dei mestieri artigiani, evidenzia l'analisi: giovani dinamici, imprenditrici determinate, professionisti stranieri con spirito d'impresa che, insieme, danno vita a un artigianato più leggero, più digitale, più urbano. Guardando infatti alla composizione degli imprenditori artigiani, assumono un ruolo chiave tre categorie che rappresentano il motore dell'innovazione e della continuità del settore.
Donne, giovani e stranieri
Le imprese femminili vedono un forte incremento tra estetisti (+11%) e tassisti (+14,8%), mentre soffrono comparti tradizionali come lavanderie (-10,0%) e confezionisti (-8,3%). Il gruppo under 35 è trainato dagli specialisti Ict (+15,6%) e dai tassisti (+11,1%), ma soffre pesantemente nei confezionisti (-31,6%) e falegnami (-26,7%). Gli imprenditori stranieri, invece, si distinguono anche loro per un aumento consistente di tassisti (+28,4%) e specialisti Ict (+29,2%), sottolineando il contributo decisivo dell'immigrazione alla vitalità dell'artigianato anche in chiave innovativa.
L’incertezza dei dazi
Sul settore potrebbero incidere i dazi e le tensioni commerciali. "Incertezza internazionale e minaccia dazi pesano molto. Il tasso di occupazione al 63%, per quanto ancora sotto la media Ue, è un record per il nostro Paese”, ha detto il presidente di Unioncamere Andrea Prete, intervistato da Il Sole 24 Ore. "Di sicuro - afferma Prete - una guerra commerciale potrebbe incidere sulla propensione delle imprese a investire e, quindi, a creare nuova occupazione. Le aziende italiane, però, sono molto flessibili e pronte a guardare ad altri mercati di sbocco assai di più che a tagli delle linee di produzione”. Il presidente di Unioncamere si concentra sulle misure necessarie per sostenere le imprese: "Intanto la semplificazione. La Zes unica, che ha consentito, grazie alla velocità delle autorizzazioni, di approvare in un anno 700 domande con 28 miliardi di investimenti e 35mila posti di lavoro, è di sicuro una esperienza da estendere. Quindi il sostegno agli investimenti, come Industria 4.0, che hanno già avuto effetti importantissimi sull'economia. Un sostegno che va esteso anche all'export. L'Italia sta mostrando le capacità delle nostre imprese esportatrici anche nella diversificazione dei mercati per ridurre i rischi. Serve sostenere questo sforzo. E poi, le infrastrutture e la logistica sono essenziali, per recuperare gap di sviluppo in alcune aree del Paese".
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