Federalismo fiscale, come potrebbe funzionare ente per la riscossione locale di Giorgetti

Economia
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Introduzione

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione di fronte alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, ha dichiarato che “il completamento del percorso di attuazione” della riforma “si configura oggi come un obiettivo particolarmente complesso. Questo non solo per la natura stessa del processo che coinvolge vari livelli di governo, ma soprattutto perché si inserisce in un contesto profondamente mutato rispetto a quello originario”.

 

Il titolare del Mef ha anche spiegato che “il quadro economico, sociale e istituzionale attuale è segnato da sfide e dinamiche molto diverse dal passato, che richiedono un approccio flessibile, capace di rispondere tempestivamente alle esigenze del Paese”

Quello che devi sapere

Nuovo ente per riscossione locale?

Tra i punti centrali dell’intervento di Giancarlo Giorgetti di fronte alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale c’è anche l’idea di valutare la creazione di "un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali". Per il ministro infatti la riscossione negli enti locali è "un tema cruciale", ha sottolineato, con una sua "peculiarità" che risiede "nell'elevata frammentarietà dei carichi e nella modesta entità degli importi da recuperare".
 

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Lo scopo del nuovo ente

Tutto questo, secondo il titolare del Mef, renderebbe "particolarmente complessa l'organizzazione dell'attività di recupero". Per affrontare queste sfide è dunque fondamentale un riequilibrio strategico dell'operato dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione, "anche valutando un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali, con personale specializzato in questa materia".

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Il ruolo dell’Agenzia delle Entrate

Secondo Giorgetti, nonostante l'affidamento della riscossione coattiva all'Agenzia delle Entrate-Riscossione "possa risultare vantaggioso per i comuni, soprattutto per quelli di minori dimensioni, grazie alle economie di scala e agli strumenti, anche informatici, potenzialmente più efficaci di cui ADER dispone, non si osserva negli anni un incremento significativo della riscossione attribuibile all'utilizzo di ADER".

I dati dell’Anci

Il ministro dell’Economia ha poi ricordato i dati dell'Anci, secondo cui la quota comunale del complesso del magazzino ruoli dell'Agenzia delle Entrate Riscossione è pari a 25 miliardi di euro, di cui circa 6 miliardi esigibili. Tali risorse sono distribuite in modo non uniforme sul territorio nazionale: con valori maggiori concentrati in alcune regioni, in alcune grandi città e nei comuni medio-piccoli soprattutto delle regioni del Centro-Sud.

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Il legame tra riscossione e dissesto

"Non posso non evidenziare l'evidente correlazione tra l'incapacità di riscossione e il dissesto e predissesto degli enti locali. Questa situazione non sfugge e con l'Anci abbiamo già introdotto il tema”, ha detto ancora il ministro dell'Economia. "La normativa che si riferiva ad una situazione di 20 o 30 anni fa oggi non è più fattuale. O c'è l'incapacità dei Comuni di gestirsi in casa loro o anche che l'Agenzia delle entrate riscossione tra perseguire 250 di Tari e 250.000 di Irpef probabilmente dedica energie da un'altra parte", ha evidenziato Giorgetti.   

Le possibili soluzioni

"Non ho la soluzione definitiva", ha aggiunto il titolare del Mef, per poi proporre due possibilità: “O una sezione dedicata dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o una sezione dedicata con partecipazione di Anci direttamente negli enti locali. Altrimenti da questa trappola non ne usciamo". E ancora “su questo tema della riscossione credo sia il momento di fare una discussione aperta e matura su quale può essere la soluzione. Come è adesso, abbiamo chi funziona benissimo e chi non funziona affatto, non è più accettabile perché crea discriminazione non solo tra enti ma anche tra cittadini", ha concluso.

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Lo spazio fiscale degli enti locali

Gli spazi fiscali "residui" a disposizione di Comuni, Regioni, Province e Città metropolitane per gestire la tassazione locale "sono oggi piuttosto limitati”, ha sottolineato ancora Giancarlo Giorgetti, nel corso dell'audizione. Uno degli esempi è proprio quello dei Comuni, le cui entrate provengono principalmente dall'addizionale comunale all'Irpef (6,3 miliardi) e dall'Imu (16,2 miliardi). "Questi tributi hanno registrato negli ultimi anni un graduale aumento delle aliquote fino ai livelli massimi, riducendo così lo spazio di manovrabilità ancora disponibile. Nel 2023, gli spazi di manovra per l'addizionale comunale erano infatti limitati al 15,6% del gettito che gli enti avrebbero potuto ottenere elevando le aliquote al livello massimo”.

Le differenze tra Nord e Sud

“In generale i Comuni del Nord hanno maggiori spazi fiscali residui, con valori mediamente intorno al 20,5% del gettito massimo, rispetto ai comuni del Centro-Sud, dove gli spazi ancora disponibili sono inferiori al 10% del gettito potenziale”, ha detto il ministro dell’Economia. “Per l'Imu, i margini residui dei comuni delle RSO, Sicilia, Sardegna e Valle d'Aosta sono limitati al 6,4%". Giorgetti ha quindi evidenziato che "i limitati spazi di manovrabilità degli enti evidenziano le sempre crescenti difficoltà nel garantire un'effettiva autonomia finanziaria". "Dovremo, comunque, attentamente monitorare le dinamiche di aumento dei prezzi e dei costi per gli enti territoriali, soprattutto per le spese correnti, e l'effettiva erogazione dei servizi pubblici essenziali, al fine di evitare un peggioramento dei saldi di bilancio e difficoltà finanziarie per alcuni enti", ha aggiunto.

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Il nodo dei Lep

Il ministro Giorgetti ha infine affrontato il tema dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), sottolineando come la loro determinazione "è la decisione politica più delicata in assoluto, dove metto l'asticella dei Lep è dove metto di fatto anche il livello di pressione fiscale perché se devo garantire livelli molto alti di assistenza, qualcuno dovrà pur pagare”, ha detto rispondendo alle domande dei parlamentari alla commissione sul federalismo fiscali. "Noi, il ministro Calderoli in prima battuta, siamo assolutamente impegnati e determinati a fare uno sforzo per arrivare finalmente alla definizione di questi Lep. È altrettanto evidente che nel momento in cui andiamo a definire un certo livello di Lep, e condividiamo un livello di prestazioni, si porrà inevitabilmente di volta in volta il problema della loro copertura. Questo è alla fine uno dei principi fondamentali della responsabilità politica, non solo dell'autonomia: quando si decide che un determinato servizio è fondamentale per i cittadini poi ci si deve far fronte", ha spiegato ancora, puntualizzando che "sarà un ulteriore elemento che sarà posto all'attenzione del Parlamento una volta che i Lep saranno definiti".

 

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