Petrolio, prezzo benzina in aumento con minaccia chiusura Stretto di Hormuz

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Timori per la possibile chiusura del canale marittimo da cui passa il 20% del commercio petrolifero mondiale. Si attende la decisione del Consiglio suprema di sicurezza nazionale dell'Iran. Intanto oggi i prezzi sono saliti ai massimi livelli da gennaio

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Sono salite di oltre il 4% le quotazioni del greggio sui mercati asiatici, con gli investitori che guardano a un ulteriore inasprimento del conflitto in Medioriente (IL LIVEBLOG) e la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, il canale attraverso cui transita oltre il 20% del petrolio mondiale. Oggi i prezzi del petrolio sono balzati ai massimi da gennaio, dopo che questo weekend gli Stati Uniti sono intervenuti nella guerra tra Israele e Iran attaccando alcuni siti nucleari di Teheran. Il Brent sul mercato di Londra, e il principale contratto statunitense WTI in poco tempo hanno raggiunto un picco da gennaio, per poi ridurre i guadagni, rispettivamente del 2,4%, a 77,50 dollari al barile, e del 2,5%, poco sotto i 76 dollari. Dall'inizio del conflitto, il 13 giugno, il Brent ha registrato un aumento del 13% mentre il WTI ha consolidato i guadagni di circa il 10%.

Le previsioni di Goldman Sachs

Sulla chiusura del canale è attesa una decisione da parte del Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell’Iran all’indomani dei bombardamenti statunitensi ai siti nucleari iraniani. Se fossero interrotti i flussi che attraversano lo Stretto di Hormuz, che divide penisola arabica e Iran e unisce Golfo persico e oceano indiano, ciò comporterebbe un aumento rischioso nei prezzi dell’energia, secondo l’istituto finanziario statunitense Goldman Sachs. L'Iran, infatti, è il terzo produttore di greggio dell'Opec, l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. Il Brent potrebbe raggiungere un picco di 100 dollari al barile se i flussi fossero dimezzati per un mese e rimanessero ridotti del 10% degli 11 mesi successivi. In seguito, secondo le stime della banca statunitense, i prezzi si potrebbero moderare intorno a una media di 95 dollari al barile nel quarto trimestre del 2025.

Possibili scenari

Per Goldman Sachs, l’analisi dei mercati riflette una probabilità del 52% che l’Iran possa decidere di chiudere lo Stretto di Hormuz. Un calo dell’offerta iraniana di 1,75 milioni di barili al giorno potrebbe spingere il Brent a un picco di circa 90 dollari al barile. In un primo scenario, questa situazione, prolungandosi per 6 mesi, potrebbe poi essere seguita da una graduale ripresa, facendo scendere il Brent verso i 60 dollari entro il 2026. In un secondo scenario, invece, la produzione iraniana rimane persistentemente più bassa, il Brent, dopo il picco di 90 dollari, potrebbe stabilizzarsi tra i 70 e gli 80 nel 2026 per via della riduzione delle scorte e delle capacità di riserva globali.

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