Introduzione
Dovrebbe arrivare entro il mese di maggio un decreto fiscale, ancora allo studio del Mef, che avrà tra le principali novità il rinvio della Sugar tax. Lo anticipa Il Sole24 Ore. L'entrata in vigore è attualmente prevista il primo luglio, ma dovrebbe essere rimandata al primo gennaio 2026 secondo quanto trapela
Quello che devi sapere
Che cos’è la Sugar tax
Si tratta di una tassa che punta a ridurre il consumo di zuccheri e promuovere abitudini alimentari più sane, in linea con quanto già fatto in altri Paesi europei. Al momento dovrebbe riguardare dal primo luglio 2025 produttori e importatori di bevande analcoliche zuccherate, che dovrebbero pagare un’imposta di consumo di 10 euro per ettolitro sulle bibite che contengono edulcoranti e dello 0,25 centesimi di euro per Kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati solo dopo essere stati diluiti
Per approfondire: Sugar Tax, rincari in vista per le bibite zuccherate
I costi della proroga
Un'eventuale proroga avrebbe dei costi: rinviare di sei mesi l’entrata in vigore significa rinunciare a circa 60 milioni di euro, stando ai conti della Ragioneria generale dello Stato, realizzati in occasione della conversione in legge del decreto Superbonus (Dl 39/2024)
Per approfondire: Perché desideriamo un dolce a fine pasto, anche da sazi? La risposta di uno studio
Assobibe: “A rischio molti posti di lavoro”
L’Associazione Italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcooliche – Assobibe – ritiene che l’entrata in vigore della misura metterebbe a rischio molti posti di lavoro. “In un momento in cui il Sud Italia lotta per attrarre investimenti, creare occupazione e trattenere i talenti, la prospettiva dell’introduzione della Sugar tax rischia di infliggere un colpo pesantissimo a quelle realtà imprenditoriali che ogni giorno scelgono di produrre valore, innovare e restare". Lo afferma Maria Cristina Busi Ferruzzi, presidente di Confindustria Catania e vicepresidente di Assobibe
“Scorciatoia per fare cassa”
"In Sicilia, dove la filiera agrumicola riveste un’importanza cruciale - sottolinea Busi Ferruzzi - le conseguenze sarebbero drammatiche. La Sugar tax, così come concepita, non tutela la salute pubblica: colpisce la produzione locale, favorisce l’importazione e rischia di cancellare migliaia di posti di lavoro. Il vero paradosso è che questa misura colpirebbe le aziende italiane, lasciando invece campo libero a prodotti importati dall’estero, spesso a basso costo e con standard qualitativi inferiori. È una tassa che mina la sovranità industriale del nostro Paese e scoraggia gli investimenti". Prosegue Busi Ferruzzi: "Il Sud Italia ha bisogno di politiche industriali intelligenti che premino merito e responsabilità. Ha bisogno di uno Stato che riconosca e valorizzi chi sceglie, ogni giorno, di restare e contribuire alla crescita del Paese. La Sugar Tax - conclude - è soltanto una scorciatoia per fare cassa: distrugge ricchezza, posti di lavoro e competitività. Chiediamo al governo una riflessione profonda. Serve una visione industriale moderna, non misure punitive. Perché il rischio è che, mentre i Balcani corrono, noi restiamo fermi a tassare il futuro"
Oltre l’Adriatico
Busi Ferruzzi è anche alla guida della Camera di commercio Italiana in Albania: "Albania, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord: territori che fino a pochi anni fa sembravano marginali, oggi offrono un ecosistema economico dinamico, con fiscalità agevolata, burocrazia snella e manodopera qualificata. Non è un caso che sempre più imprese italiane guardino oltre Adriatico per crescere o, peggio, per sopravvivere"
Il caso del Regno Unito
La Fondazione Umberto Veronesi, sul proprio sito, cita uno studio pubblicato a fine gennaio su PLOS Medicine e condotto dai ricercatori della University of Cambridge School of Clinical Medicine, secondo il quale la tassazione sulle bevande analcoliche introdotta nel Regno Unito nel 2018 sarebbe associata a una riduzione dell'obesità dell'8% nelle bambine di età compresa tra 10 e 11 anni. Tradotto in termini assoluti si parla di 5.200 casi di obesità in meno ogni anno nel Regno Unito, tra le ragazzine. La ricerca ha anche messo in luce come la riduzione fosse prevalente soprattutto in quei territori definiti “più disagiati”. Non sono stati evidenziati invece gli stessi progressi nella popolazione maschile, e neanche fra i bambini più piccoli
Gli effetti della tassazione nel mondo
Un’analisi del 2016 svolta su 54 Paesi del mondo aveva stilato una classifica degli Stati per calorie derivanti da bevande zuccherate consumate al giorno, pro-capite. In testa c’era il Cile, al secondo posto il Messico e al terzo gli Stati Uniti. L’Italia era al 37esimo posto, e il consumo risultava maggiore fra le famiglie a minor reddito. I Paesi che negli anni hanno introdotto tasse sulle bevande zuccherate hanno riscontrato una progressiva diminuzione del consumo: in particolare, ci sono stati buoni risultati in Messico, Francia, Norvegia, Finlandia, Ungheria. Lo spiega Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi
Quando è richiesta l'imposta
Secondo le regole stabilite fino ad ora, l'imposta è esigibile:
- al momento della cessione, anche a titolo gratuito, di bevande edulcorate, da parte del produttore nazionale, da parte del soggetto nazionale che provvede al condizionamento, nonché da parte del soggetto residente o non residente nel territorio nazionale, per conto del quale le medesime bevande sono ottenute dal fabbricante o dall’esercente l’impianto di condizionamento, a consumatori nel territorio dello Stato oppure a rivenditori;
- al momento della ricezione delle bevande edulcorate da parte dell’acquirente nazionale, per i prodotti provenienti da Paesi Ue;
- al momento dell’importazione definitiva in Italia per le bevande edulcorate importate da Paesi extra Ue
Per approfondire: Diabete di tipo 2 e malattie cardiache, l’impatto delle bevande zuccherate. Lo studio