Sugar Tax, rincari in vista per le bibite zuccherate

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Il governo vuole tassare dal 1° luglio succhi di frutta, cola, aranciata e bevande simili. Le imprese probabilmente scaricheranno l'imposta sui consumatori, con aumenti al supermercato e al bar. I produttori temono un calo delle vendite e rischi per l'occupazione. Per lo Stato introiti stimati in meno di cento milioni nel 2024: una cifra piccola per il bilancio pubblico che dà la misura delle difficoltà per far quadrare i conti

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Sembra inevitabile: le bibite analcoliche zuccherate costeranno di più. Nel mirino tutte le bevande con dolcificanti, non solo quelle con lo zucchero in senso proprio. Di quanto esattamente sarà questo rincaro è difficile prevederlo ma all’orizzonte ci sono aumenti per succhi di frutta, aranciate, cola o acqua tonica al supermercato come al bar.

Tassa scaricata sui consumatori

E’ molto probabile, infatti, che produttori e distributori di questo tipo di bevande (senza alcol) scaricheranno sui consumatori il balzello che il governo vuol mettere da luglio. E’ la famigerata sugar tax, pensata per ridurre il consumo eccessivo di zuccheri, perché fanno male alla salute. E’ sul tavolo dal 2019, ma è stata sempre rinviata. A dicembre, si era deciso di farla entrare in vigore nel 2026, adesso il colpo d’acceleratore in tempo per la calda stagione estiva.

L'imposta può mettere in difficoltà le imprese

L’ipotesi è di un’imposta dimezzata rispetto alla previsione originaria e - secondo Assobibe, gli industriali del settore - è improbabile che le imprese se ne faranno carico, col risultato che un litro di the freddo – per esempio – finirà per costare una manciata di centesimi in più. Non si tratta di grandi cifre ma neanche di una buona notizia, vista l’inflazione degli ultimi anni. Inoltre, le aziende temono un robusto calo delle vendite, rischi per i livelli occupazionali (5mila i lavoratori del comparto) e ripercussioni sull’agricoltura che fornisce le materie prime.

Mancano i soldi, serve fare cassa

Neanche per lo Stato si tratterebbe di grandi somme: l’incasso stimato non arriva a cento milioni con la formula in discussione. Pochi soldi per il bilancio pubblico che però danno la misura delle difficoltà in cui si trova il governo nel far quadrare i conti per la prossima manovra, per la quale servono quasi 19 miliardi per rinnovare nel 2025 una serie di aiuti, fra i quali due misure simbolo: lo sgravio dei contributi ai dipendenti e la riduzione dell’Irpef.

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