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Fim Cisl: "Peggiora la produzione di Stellantis, mai così bassa sin dal 1956"

Economia
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I titoli di Sky Tg24 dell'8 aprile, edizione delle 13
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I titoli di Sky Tg24 dell'8 aprile, edizione delle 13
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"Tutti gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione". Lo ha rilevato Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, in un incontro svoltosi a Torino

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Nei primi tre mesi del 2025 la produzione di Stellantis risulta in netto e deciso peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2024 che già era stato definito "un anno nero". Infatti, tra auto e furgoni commerciali sono state prodotte 109.900 unità, con un calo pari al 35,5% e per ritrovare un dato così basso occorre tornare indientro nel tempo, precisamente al 1956. "Tutti gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione". Lo ha rilevato Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, in un incontro svoltosi a Torino. In particolare, è emerso, le auto prodotte nel trimestre sono state 60.533 (-42,5%), i veicoli commerciali 49.367 (-24,2%). 

Una situazione "particolarmente negativa"

"Era noto che il 2025 sarebbe stato un anno in sofferenza in quanto i nuovi lanci produttivi nel corso dell’anno di Melfi, Mirafiori e Cassino avrebbero impattato nel 2026, quindi non ci aspettavamo un miglioramento rispetto all’anno nero 2024, ma nemmeno un dato così negativo", ha proseguito Uliano. In tutti gli stabilimenti di produzione auto, ha rilevato ancora, "abbiamo riscontrato una situazione particolarmente negativa, contrariamente all’anno precedente quando almeno lo stabilimento di Pomigliano rappresentava un’eccezione positiva”. Non solo, perchè, "le previsioni negative che abbiamo stimato a fine 2024 continueranno a peggiorare nel corso del 2025 con un ulteriore aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso di ammortizzatori coinvolgendo quasi la metà dei dipendenti e ora i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione", ha riferito Uliano nella sua analisi. "L’Europa ad oggi ha dato una risposta inadeguata a sostegno del settore poiché le risorse destinate al comparto, 2,8 miliardi, sono insignificanti e insufficienti. Serve una reazione dell’Europa, un cambio delle politiche rigoriste europee e la creazione di debito comune per investire in un settore in profonda trasformazione”, ha osservato in conclusione il leader della Fim. 

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