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Pensioni, Itinerari previdenziali: spesa al 12,5% del pil
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Introduzione
Quest’anno si registra un aumento delle pensioni. Sale il tasso di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi acquisiti al 31 dicembre del 2023: il tasso ora tocca quota 1,036622, il che equivale a una rivalutazione del 3,6622%, come ha confermato l’Inps. Ecco tutto quello che c’è da sapere e come cambiano le cifre
Quello che devi sapere
Montante contributivo rivalutato
- Per chi va in pensione quest’anno, ci sarà, come detto, una rivalutazione del 3,66% per il montante contributivo, cioè per la somma di tutti i contributi versati durante la vita lavorativa su cui si calcola l’assegno di pensione. La novità riguarda il calcolo della pensione con la regola contributiva, in base alla quale il suo importo è pari a una percentuale della somma di tutti i contributi versati durante l’intera vita lavorativa. La somma dei contributi costituisce il montante contributivo. La percentuale che, applicata al montante, determina l’importo annuo di pensione, è fissata dalla legge in corrispondenza a ciascuna possibile età di pensionamento, da 57 a 71 anni.
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Pensioni e speranza di vita
- Va comunque considerato, però, che si riducono i coefficienti di trasformazione legati alla speranza di vita, il che determina anche un alleggerimento degli assegni. Ad ogni modo, l’aumento del tasso di capitalizzazione, che è dato dalla variazione media quinquennale del Pil, compensa - e di molto - il calo dei coefficienti di trasformazione.
- Come detto, con il sistema di calcolo contributivo, l’importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante contributivo, ossia la somma rivalutata dei versamenti effettuati durante la vita lavorativa, per un coefficiente di trasformazione che cresce con l’aumentare dell’età. I coefficienti di trasformazione variano in base all’età anagrafica del lavoratore alla data di raggiungimento dei requisiti pensionistici: più è elevata l’età di chi va in pensione e maggiore sarà il valore del coefficiente e, di conseguenza, l’importo del montante contributivo, perché la speranza di vita residua è minore.
Come cambiano le cifre per i pensionati
- Il Messaggero ha fornito alcuni esempi. Lo scorso anno, chi è uscito dal lavoro a 60 anni, con un montante contributivo di 300mila euro e un coefficiente di trasformazione di 4,615%, ha ottenuto una pensione annua pari a 13.845 euro. Oggi, con un montante contributivo di 300mila euro rivalutato a 310.986 euro - per effetto del nuovo tasso di capitalizzazione - e un coefficiente di trasformazione di 4,536%, una persona di 60 anni che va in pensione prenderà 250 euro in più all'anno, ovvero 14.106 euro in 13 mensilità.
- E ancora: nel 2024 a un 65enne che usciva dal lavoro si applicava un coefficiente di trasformazione del 5,352%, dunque con un montante contributivo di 450mila euro aveva diritto a 24.084 euro di pensione annua. Nel 2025 il coefficiente applicato ai 65enni in uscita è di 5,250%, che per un montante pari a 450mila euro da rivalutare al 3,66%, determina una pensione annua più alta, e cioè di di 24.490 euro.
L’iter per accedere alla pace contributiva
- Nel mentre, l’Inps ha anche comunicato i requisiti e l’iter per accedere alla pace contributiva, la misura che permette ai lavoratori di coprire buchi contributivi della propria carriera, purché non siano originati da omissioni. La domanda può essere presentata dal diretto interessato, dal suo superstite o, entro il secondo grado, dal suo parente e affine. È possibile fare richiesta online all'Inps attraverso il servizio dedicato oppure contattare il Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa), o ancora il 06 164164 (a pagamento in base al piano tariffario del gestore telefonico, da rete mobile). È possibile inoltre fare riferimento a enti di patronato e intermediari dell'Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi. Il termine per la definizione del provvedimento è stato fissato in 85 giorni dal Regolamento per la definizione dei termini di conclusione dei procedimenti amministrativi adottato dall’Inps ai sensi dell’art. 2 della legge n. 241/1990.
Come funziona la pace contributiva
- Possono essere riscattati, in tutto o in parte, per un massimo di cinque anni anche non continuativi, i periodi successivi al 31 dicembre 1995 e precedenti al 1° gennaio 2024. Infine, non è richiesto che il primo e l’ultimo contributo, da prendere a riferimento per collocare il periodo da riscattare, siano versati o accreditati nella stessa gestione in cui si intende esercitare la facoltà di riscatto
- L’onere di riscatto può essere versato in un'unica soluzione o in un massimo di 120 rate mensili, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro, senza applicazione di interessi per la rateizzazione.
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