Dottorato per i dipendenti pubblici, tre anni di aspettativa retribuita. Come funziona
Economia
Introduzione
I dipendenti della Pubblica amministrazione hanno la possibilità di fare richiesta di un “congedo straordinario per dottorato”: dura tre anni e consente di dedicarsi alla formazione e alla ricerca mantenendo stipendi e contributi. Di fatto si tratta di un’aspettativa retribuita: è stata introdotta con la legge n. 476 del 13 agosto 1984. Nel 2001 è arrivato anche il diritto a conservare il trattamento economico. Se da un lato rappresenta un’opportunità utile e preclusa a chi lavora nel privato, dall’altra è stata spesso oggetto di dubbi e perplessità
Quello che devi sapere
Si mantiene il trattamento economico anche se non si completa il corso
- Fra le principali critiche avanzate a questo strumento c’è il fatto che la normativa di settore non prevede una disposizione di legge secondo la quale, in caso di mancato completamento del corso di dottorato di ricerca, il dipendente pubblico sia obbligato a restituire all’Amministrazione le somme ottenute durante il periodo di congedo straordinario. Questa regola vale infatti solo per i dipendenti che interrompono il rapporto di lavoro nei due anni successivi al conseguimento del corso
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Non c’è obbligo di presenza
- Non c’è l’obbligo di seguire i corsi in presenza e non è necessario presentare una tesi a fine percorso. In caso di completamento sono previsti invece punti utili ai concorsi interni per le qualifiche dirigenziali nella Pubblica amministrazione
Università telematica e soggiorno all’estero
- È possibile sostenere il dottorato iscrivendosi a diverse unità telematiche senza che ci sia obbligo di frequenza o senza la necessità di sostenere esami e prove. Viene anche concesso di andare all’estero e alcuni casi non è previsto l’accertamento della conoscenza linguistica
Non si sanno i numeri
- Come segnalato dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, a oggi non sono disponibili informazioni e dati su quanti dipendenti abbiano beneficiato e beneficino tutt’ora di questa possibilità
Quanto costa allo Stato?
- Lo stesso Osservatorio ricorda che, per ogni lavoratore in congedo, è necessario trovare un sostituto e stipendiarlo per tutta la durata del corso: facendo una stima e considerando anche gli oneri previdenziali medi dei dipendenti pubblici, si può ipotizzare una costo per lo Stato di circa 50mila euro annui. Una possibile via per abbassare i costi potrebbe essere ridurre la retribuzione ottenuta durante la frequenza del corso, oppure tornare a prima che la legge del 2001 citata prima entrasse in vigore
Come sono valutate le domande
- Fino al 2010 le domande non potevano essere respinte da parte della Pubblica amministrazione. In seguito, con la riforma Gelmini, è stato stabilito che il congedo è assegnato “compatibilmente con le esigenze dell’Amministrazione”. È richiesta nello specifico “un’attenta valutazione da parte dell’Amministrazione di appartenenza alle sue esigenze organizzative, delle quali la stessa deve rendere conto fornendo una motivazione rigorosa che, a maggior ragione nel caso di diniego, esprima le oggettive ragioni di incompatibilità del collocamento in aspettativa richiesto dal dipendente con gli interessi e la funzionalità della P.A.”
La previdenza
- I lavoratori pubblici hanno anche diritto, durante il congedo, a mantenere il diritto al trattamento previdenziale e di quiescenza (cioè quel trattamento attribuito al dipendente quando è a riposo, che consiste nella pensione e nel trattamento di fine rapporto commisurati all'anzianità). Lo stabilisce una sentenza del TAR Campania del 29 maggio 1997. La circolare 357 del 1986 all'art. 8 specifica che questa norma non si applica ai lavoratori assunti precariamente e che la richiesta di congedo deve essere riferita all'intera durata del dottorato. La stessa circolare stabilisce che il periodo corrispondente alla durata dei corsi è ammesso a riscatto e stabilisce che il congedo va chiesto all'inizio del dottorato e per tutta la durata dello stesso
Le modifiche del settore
- Intanto, la pubblica amministrazione sta attraversando e attraverserà molti cambiamenti. Il 19 gennaio il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il decreto legge sull'organizzazione e il reclutamento nel settore. È composto da 21 articoli e, come spiegato dal ministro della Funzione Pubblica Paolo Zangrillo - “interviene con alcune misure che rivestono un carattere di necessità e urgenza volte, da un lato, a rendere il settore pubblico più attrattivo per le giovani generazioni e, dall’altro, a garantire la funzionalità delle pubbliche amministrazioni anche con riferimento al conseguimento degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. È composto da tre parti: reclutamento, organizzazione e funzionalità. “Per rispondere in modo concreto alle esigenze delle nostre amministrazioni e rafforzare il rapporto con gli utenti”, ha spiegato Zangrillo
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