Introduzione
Se l’età pensionabile viene spostata sempre più in là per chi si affaccia ora al mondo del lavoro, la Gen Z ha trovato il modo per trovarsi dei brevi periodi di pausa: si parla sempre più spesso di micro retirement. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
Cosa vuol dire micro retirement
- L’espressione micro retirement è stata usata per la prima volta nel 2007 da Timothy Ferriss nel libro The 4-Hour Workweek: il micro pensionamento si può quindi considerare come una sorta di antidoto delle nuove generazioni contro il cosiddetto burnout da lavoro, cioè il collasso psicofisico da stress cronico.
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Come applicarlo
- Non mancano gli esempi: come racconta il Guardian, per esempio, Adama Lorna, creator e ingegnere, ha deciso di ritagliarsi un micro retirement ispirandosi al libro di Ferris: "Invece di aspettare fino a 60 o 70 anni per viaggiare e dedicarsi agli hobby, lo si fa mentre si è giovani e quando si hanno energia e salute". Il microretirement quindi vuole essere uno stile di vita, più che una fase temporanea: questo vuol dire viaggiare magari per un anno ogni tre di lavoro, oppure dedicarsi a hobby trascurati per lungo tempo.
Per approfondire: Lavoro, ricerca: "Smart-working fa bene ad ambiente e a vita privata"
Rifiutarsi di stare otto ore al giorno seduti alla scrivania
- Ad essere a favore del micro retirement sono soprattutto i più giovani, che si approcciano al lavoro in modo diverso, rifiutando il classico lavoro d’ufficio da otto ore al giorno seduti su una scrivania.
Per approfondire: Generazione Z, il lavoro si adatta e non il contrario: l'86% preferisce la vita privata
Ma possono farlo tutti?
- Non mancano i contenuti sul tema su TikTok, con diversi utenti che hanno chiesto come si faccia a vivere con una pausa dal lavoro. La risposta di molti è stata chiara: è necessario risparmiare prima di prendere questa decisione, oppure avere una base economica di sostegno da parte delle proprie famiglie
Cos’è il job hopping
- Il fenomeno del micro retirement sembra essere all’inizio in Italia, dove invece si assiste a un fenomeno non molto diverso, quello del job hopping. A essere interessati sono coloro che non sono soddisfatti del proprio lavoro e che quindi cambiano più volte ruolo o settore all’interno della stessa azienda o in aziende diverse
I dati del job hopping
- Come ha certificato nel 2023 l'Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, il numero di professionisti che hanno cambiato lavoro almeno due volte in un periodo di 24 mesi è in costante aumento: durante il biennio 2015-2016, circa 2,35 milioni di italiani hanno cambiato lavoro più di una volta, ma questo numero è cresciuto del 20% nel biennio 2020-2021, raggiungendo quasi 3 milioni di persone
Il tasso di occupazione in Italia
- A gennaio 2025 il tasso di occupazione nel nostro Paese è arrivato al 62,8% della popolazione totale, in aumento rispetto al mese precedente: questa crescita riguarda gli uomini e le donne; i dipendenti e gli autonomi; tutte le classi d’età a eccezione dei 35-49enni. I dati europei però restano lontani: sul ritardo italiano pesano i bassissimi valori relativi al Mezzogiorno e all'occupazione femminile. In questo contesto hanno un peso rilevante i Millennials e la Gen Z: oggi ci sono in Italia circa 9 milioni i giovani di età compresa tra i 25 e i 35 anni, destinati a essere un terzo della forza lavoro entro il 2030
Una diversa concezione
- GenZ e Millennial hanno opinioni diverse sul lavoro: la Generazione Z dichiara di non essere disposta a vivere per lavorare, né ad accettare sistematici carichi di lavoro straordinario che gli impedisca di avere tempo libero. Per molti di loro avere orari flessibili è fondamentale, insieme all’opportunità di poter lavorare da remoto (27%). È importante che l’ambiente di lavoro sia positivo e che possa presentare possibilità di crescita
La durata media di permanenza sul posto di lavoro
- Secondo una ricerca di LHH del 2023, la durata media della permanenza in un posto di lavoro varia a seconda dell'età: i Baby Boomer durano 8 anni e 3 mesi; la Gen X 5 anni e 2 mesi; i Millennials 2 anni e 9 mesi e, infine, la Gen Z appena 2 anni e 3 mesi.
Su Insider: I giovani americani stanno meglio dei propri genitori (e della Gen Z europea)
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