I giovani americani stanno meglio dei propri genitori (e della Gen Z europea)

Non è un segreto che i Millennial dei Paesi occidentali siano la generazione che in confronto alle altre del dopoguerra ha avuto le più grandi difficoltà economiche: entrando nell’età adulta dopo la Grande Recessione del 2008, hanno dovuto affrontare salari stagnanti, alti tassi di disoccupazione e difficoltà a comprare casa a causa dei prezzi in salita. Se le generazioni precedenti stavano considerevolmente meglio dei propri genitori, lo stesso non vale per i Millennial, che hanno vissuto il picco negativo per quanto riguarda la mobilità sociale intergenerazionale. Guardando agli Stati Uniti, ad esempio, i nati negli anni ‘60 al compimento dei 30 anni avevano un reddito tra il 40% e il 60% superiore a quello dei propri genitori. Con il passare dei decenni, il grado di questo miglioramento si è progressivamente abbassato: entrati nell’età adulta, gli statunitensi nati nella seconda metà degli anni ‘70 , potevano contare su un reddito di circa il 20% più alto rispetto a quello dei propri genitori, mentre i Millennial nati alla fine degli anni ‘80 di meno del 10% – il picco negativo di cui sopra. Secondo diversi analisti, la Generazione Z – ovvero quella dei nati tra il 1997 e il 2012 – starebbe seguendo la stessa traiettoria. Ma un recente editoriale del Financial Times mostra come ciò sia vero solo per quanto riguarda i Paesi europei, mentre negli Stati Uniti la situazione economica della gen Z stia andando in una direzione tutt’altro che negativa: un risvolto che potrebbe anche aiutare a spiegare la recente svolta a destra dei giovanissimi americani alle ultime elezioni presidenziali. Già gli statunitensi nati nel 1995 hanno oggi un reddito di quasi il 40% superiore a quello dei propri genitori, un salto sorprendente rispetto ai Millennial di fine anni ‘80, e la traiettoria per le annate successive sembra andare in una direzione sempre più positiva. Il trend relativo alla mobilità sociale intergenerazionale, che dai Baby Boomer ai Millennial era andato via via peggiorando, si è quindi invertito. Questo perché, secondo quanto riporta il Financial Times, la straordinaria ripresa economica post crisi pandemica ha permesso al tenore di vita degli statunitensi di crescere in media del 2,5% all'anno dal momento in cui i nati alla fine degli anni '90 sono entrati nell'età adulta. Un tasso più alto anche rispetto a quello vissuto dai Baby Boomer, e un discorso simile vale anche per le statistiche relative alle case di proprietà. Questo potrebbe spiegare perché, secondo un sondaggio della CNN, alle elezioni dello scorso 5 novembre i giovani americani di età compresa tra 18 e 29 anni abbiano votato in maggioranza per i Democratici, ma con un margine di 11 punti percentuali inferiore rispetto al 2020. Secondo il Financial Times, le condizioni economiche di una generazione ne determinano in parte anche l’ideologia politica: la Greatest e la Silent generation, ovvero i nati nei primi decenni del ‘900, hanno vissuto attraverso avversità economiche e guerre mondiali che li hanno indotti a sviluppare un forte senso di solidarietà e quindi opinioni più orientate verso sinistra. Similmente, anche i Millennial occidentali sono cresciuti durante un periodo di difficoltà economiche, e infatti il loro orientamento è generalmente di stampo progressista. I Baby Boomer sono invece letteralmente i figli del boom economico e hanno vissuto in un periodo di forte crescita e prosperità, formando opinioni di stampo conservatore. La Generazione Z sembra direzionata verso una strada simile, anche se, il fatto che le condizioni economiche positive riguardino esclusivamente i giovani americani, e non quelli europei, potrebbe marcare una inconsueta divergenza tra le due principali sfere del mondo occidentale.

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I giovani americani stanno meglio dei propri genitori (e della Gen Z europea)

Gianluca De Feo