Introduzione
Con l’adeguamento dei requisiti per la pensione all’aspettativa di vita, nel 2040 l’uscita da lavoro potrebbe avvenire dopo 13 mensilità in più rispetto alla soglia attuale: quindi, a 68 anni a un mese invece che a 67. È questo il quadro secondo l’aggiornamento della Ragioneria generale dello Stato. Nelle Pa, però, i migliori dipendenti (individuati con giudizio sulla performance, ndr) potranno essere trattenuti in servizio fino a 70 anni, a patto che l’ente per cui lavorano abbia certificato nei documenti di programmazione sussistenza, dimensione e durata delle esigenze organizzative che per legge ritardano la previdenza.
Da questa opzione resta escluso il personale delle magistrature, gli avvocati e i procuratori dello Stato, nonché le Forze armate, di Polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Non potrà essere richiamato il personale che è già andato in pensione. Ecco tutte le novità e cosa cambia
Quello che devi sapere
Chi è escluso
- A prevedere la possibilità di trattenere in servizio il personale delle pubbliche amministrazioni è l'articolo 1 comma 165 dell'ultima legge di Bilancio. Da questa opzione resta escluso il personale delle magistrature, gli avvocati e i procuratori dello Stato, nonché le Forze armate, di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Va comunque precisato che nella Pa non potrà essere richiamato il personale che è già andato in pensione. La possibilità di trattenere in servizio i dipendenti migliori, inoltre, non sarà concessa alle amministrazioni che non hanno redatto il Piao, cioè il Piano integrato di attività e organizzazione.
Per approfondire:
Pensioni, nel 2040 potrebbero servire 68 anni e un mese per la "vecchiaia". Le previsioni
La segnalazione nel Piao
- Le amministrazioni pubbliche devono segnalare nel Piao, il documento con la strategia di gestione del capitale umano e di sviluppo organizzativo, la sussistenza e la dimensione delle proprie esigenze funzionali, e la loro durata. Solo così potrà essere individuato il personale a cui chiedere la disponibilità per il trattenimento in servizio.
I limiti
- Sempre la Manovra stabilisce che la misura si applica in un limite massimo pari al 10% delle facoltà di assunzioni delle amministrazioni pubbliche coinvolte. Un tetto fissato per garantire un’applicazione mirata della misura e soddisfare precise esigenze funzionali delle Pa. Come detto, spetterà al datore di lavoro selezionare i dipendenti di cui ha effettivamente bisogno e chiedere loro la disponibilità a rimanere in servizio.
I vantaggi
- Per i dipendenti statali, rimanendo più anni in servizio, ci sono dei vantaggi. Innanzitutto si ha l'opportunità di incrementare l'assegno previdenziale a cui si ha diritto una volta arrivati alla pensione. Inoltre, le attività previste per gli over 67 non saranno particolarmente gravose. Però non è prevista la possibilità per i dipendenti che lavoreranno fino a 70 anni di riscattare il cosiddetto “bonus Maroni”, l’incentivo riservato a chi rinuncia alla pensione anticipata che, nel pubblico, porta a un aumento in busta paga del 9% circa.
Zangrillo: "Affiancare ai nuovi assunti personale con esperienza"
- Il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, firmando la direttiva che spiega nel dettaglio la normativa, ha detto che la novità è "particolarmente importante nell’ambito dell’attuale fase di consistente ricambio generazionale, tuttora in corso, dal momento che consente di affiancare ai nuovi assunti il personale che è già in possesso di un adeguato bagaglio esperienziale, che altrimenti rischia di andare perduto”.
I dati per i prossimi anni
- Da considerare, come spiega il report della Rgs, che nel 2070 la speranza di vita arriverà a 85,8 anni per gli uomini e a 89,2 per le donne, con un incremento rispettivamente di 4,7 e 4 anni rispetto al 2023. Addirittura, nel 2080 crescerà fino a 5 e 4,5 anni in più: 86,1 per gli uomini e 89,7 per le donne.
In 10 anni 2,5 milioni di occupati in meno
- Intanto, il Cnel ha diffuso il rapporto "Demografia e forza lavoro". Emerge che nei prossimi 10 anni avremo un calo di 2,5 milioni di occupati come solo effetto dell'azione demografica. "Se negli ultimi decenni il fenomeno principale a cui siamo andati incontro è l'invecchiamento della forza lavoro e un cambiamento della composizione interna alle aziende a sfavore del peso delle nuove generazioni - spiega il rapporto - nei prossimi decenni il rischio è di andare incontro anche ad una riduzione quantitativa complessiva della forza lavoro. Se, infatti, non contrastata da un adeguato aumento del tasso di occupazione delle nuove generazioni (sul versante maschile e femminile) attualmente a livelli tra i più bassi in Europa, l'azione delle dinamiche negative della demografia è tale da far progressivamente riscalare verso il basso tutte le età lavorative".
Per approfondire:
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