Pensioni febbraio 2025, aumenti e date di pagamento. Cosa sapere

Economia
©IPA/Fotogramma

Introduzione

Tra poco i pensionati potranno visualizzare il loro cedolino di febbraio 2025 sull'area riservata Inps. L'importo non verrà immediatamente accreditato: le date da tenere a mente sono l'1 febbraio (per chi ha un conto postale) e 3 febbraio (per chi ha quello bancario). Si ricorda poi che è previsto un aumento legato al recupero dell'inflazione pari allo 0,8% (anche se non tutti ne potranno beneficiare pienamente)

Quello che devi sapere

Quando visualizzare il cedolino

  • Ci siamo. Nelle prossime ore, i pensionati dovrebbero poter visualizzare il cedolino del secondo mese dell’anno, rivalutato in base all’inflazione esattamente come accaduto con quello di gennaio. Per consultarlo, basta accedere alla propria area riservata sul sito dell’Inps: solitamente, la pubblicazione avviene intorno al giorno 20 del mese precedente. Per questo, essendo oggi il 19 gennaio, è possibile che il cedolino sia reso presto disponibile

Per approfondire: La rubrica di Cottarelli: come sta andanto il Regno Unito post-Brexit?

Le date da cerchiare

  • Ma quando arrivano gli accrediti? Per il mese di febbraio 2025, bisogna cerchiare di rosso due date: quella di sabato 1° febbraio per chi è titolare di conto corrente postale e quella di lunedì 3 febbraio per chi invece ha un conto corrente bancario. Perché questa differenza? Il motivo è semplice: l’Inps, l’ente previdenziale italiano, effettua gli accrediti tramite Poste italiane il sabato. Invece, quelli bancari avvengono dal lunedì al venerdì. E lunedì 3 viene considerato il primo giorno “bancabile” del mese di febbraio 2025

Per approfondire: Le ipotesi per l'uscita dal lavoro anticipata nel 2025

Gli aumenti fino a 4 volte il minimo

  • Com’è noto, sulle pensioni 2025 è previsto un aumento legato al recupero dell'inflazione, pari allo 0,8%. Lo prevede il decreto del ministero del Lavoro, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, n. 278 del 27 novembre 2024. Ma non per tutti è prevista una rivalutazione piena: l’aliquota di cui sopra vale infatti per le pensioni fino a quattro volte il minimo, cioè per tutte quelle fino a 2.394,44 euro. In sostanza, a questi assegni viene aggiunto il 100% dell'aumento dei prezzi registrato dall'Istat

Le altre pensioni

  • E per le altre pensioni, che sono superiori a quattro volte il minimo e quindi superano lo scoglio dei 2.394,44 euro? Per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (cioè tra 2.394,44-2.993,05 euro), il recupero sarà del 90% dello 0,8% (quindi dello 0,72%). Per quelle superiori a cinque volte il minimo (oltre 2.993,05 euro), si recupererà solo il 75% dell'aumento dei prezzi (quindi lo 0,6%)

Gli arretrati

  • Ma non è tutto. Nell’assegno pensionistico di febbraio 2025 verranno anche accreditati gli arretrati relativi alla pensione del mese prima, quello di gennaio 2025. Ci sono infatti molti pensionati cui gli aumenti previsti non sono stati applicati al primo assegno pensionistico dell’anno. Si ricorda inoltre che le pensioni minime passano da da 598,61 euro lordi mensili a 603,40 euro. Parliamo ovviamente di importo di riferimento, perché dal 2023 quello effettivamente pagato è superiore per la maggiorazione extra introdotta, in cui il minimo in pagamento è di 614,77 euro

La riduzione dei coefficienti

  • Da inizio 2025, ricordiamo, si è anche aperto un nuovo capitolo sul fronte pensionistico: da gennaio è infatti scattata la riduzione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo, con importanti conseguenze sul calcolo dell'assegno per chi si appresta a ritirarsi ora dal lavoro. Secondo la Cgil, con questo taglio dei coefficienti la pensione di vecchiaia calerà del 2%

La nuova flessione

  • Dopo la risalita avvenuta nel 2023 e 2024 e legata alla riduzione della speranza di vita dovuta alla pandemia, ora si registra infatti una nuova flessione con il passaggio per chi esce dal lavoro all'età di vecchiaia. A 67 anni il coefficiente passa dal 5,723 del biennio appena trascorso a 5,608. Ricordiamo che, in base al sistema introdotto nel 1995, l'importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione

La spiegazione

  • Il responsabile politiche previdenziali della Cgil, Enzo Cigna, ha spiegato che i coefficienti di trasformazione "vengono rivisti ogni due anni per tenere conto delle variazioni delle aspettative di vita. Più alta è la speranza di vita, più lungo sarà il periodo di erogazione delle pensioni e, di conseguenza, più bassi saranno i coefficienti. Dopo il temporaneo aumento del biennio 2023-2024, legato alla riduzione della speranza di vita per via degli effetti del Covid, i nuovi coefficienti tornano a calare per allinearsi alla tendenza storica"

L'età di uscita dal lavoro

  • Il coefficiente varia in base all’età di uscita dal lavoro. Se si va in pensione prima è più basso per via delle misure che consentono l'uscita anticipata, con un valore di 4,536 a 60 anni. È invece più alta se si esce dopo (perché ad esempio non si sono raggiunti i 20 anni di contributi necessari per l'accesso alla vecchiaia), con un valore di 6,510 a 71 anni. Il dato è legato al numero di anni previsti di erogazione della pensione sulla base della speranza di vita

Per approfondire: Pensioni Inps, come cambia la norma sull'adeguamento

La diminuzione dell'assegno

  • Basandosi sulle sue simulazioni, la Cgil spiega che con il taglio del coefficiente si avrà una diminuzione della pensione di vecchiaia. In base ai calcoli fatti dal sindacato, infatti, un lavoratore che guadagna circa 30mila euro l'anno e andrà in pensione di vecchiaia nel 2025 a 67 anni dovrà fare i conti con i nuovi coefficienti di trasformazione, che a parità di montante contributivo gli consegneranno un assegno del 2% inferiore a quello di chi è andato in pensione nel 2024. Secondo la Cgil, ci sarà una perdita lorda su una pensione di 1.250 euro di 25 euro, per un totale di oltre 326 euro l'anno. Nell'intero periodo della pensione attesa si perderanno oltre 5mila euro

Per approfondire: Baby pensioni, quanti italiani ricevono l'assegno da 40 anni?