Pensioni 2025, requisiti non cambiano: ipotesi per uscita dal lavoro anticipata
EconomiaIntroduzione
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto di puntare su una sterilizzazione degli aumenti dei requisiti pensionistici legati all'aspettativa di vita, attesa in salita. Ha assicurato inoltre che la politica avrà "tutto il tempo" per fare le sue riflessioni e quindi decidere sulla base dei dati definitivi che darà l'Istat.
Succederà probabilmente a marzo. Per questo, il ministro spiega all'Ansa di aver dato "indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali. L'aumento è nelle prerogative della politica". "Questo è l'andamento che viene certificato dall'Istat e dall'evoluzione demografica ma non c'è e non ci sarà - rimarca Giorgetti - nessun decreto direttoriale finché la politica non si esprimerà".
Giovedì scorso la Cgil aveva evidenziato come il simulatore dell'Istituto di previdenza sociale avesse aumentato di tre mesi i requisiti per accedere alla pensione.
Quello che devi sapere
Durigon: “Bloccheremo inasprimento requisiti”
- Quanto detto da Giorgetti viene rilanciato dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Claudio Durigon: "Ci impegneremo a bloccare ogni inasprimento dei requisiti, se i dati Istat dovessero evidenziare un aumento dell'aspettativa di vita". E ricorda che già nel 2019 il meccanismo è stato bloccato. L'equilibrio del sistema previdenziale "non è assolutamente a rischio e non richiede, né richiederà in futuro" interventi né sull'età né sugli anni di contributi
Per approfondire: Caso pensioni, l'Inps verso la chiamata in Parlamento. Cosa sta succedendo
Le regole a oggi e le ipotesi per il 2027-2028
- Resta intanto valida per il 2025 e il 2026 l'età di vecchiaia di 67 anni e i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) per l'anticipata, oltre a tre mesi di finestra mobile. Il Rapporto della Ragioneria del 2024 sulle tendenze di medio lungo periodo del sistema pensionistico ipotizza che l'età di uscita resti ferma a 67 anni anche nel 2027-28. Sempre per quanto riguarda l'anticipata, nel 2022 l'età minima con 38 anni di contributi è salita a 64 anni. Nel 2023 è arrivata Quota 103 con un'età minima di 62 anni e 41 di contributi. Nel 2024 si è passati al calcolo contributivo per chi sceglie la pensione anticipata con Quota 103
Il rapporto tra lavoratori e pensionati
- L’ultimo rapporto di Itinerari previdenziali si basa sulla sostenibilità del sistema, tracciando il bilancio 2023 e guardando alle prospettive. Il rapporto tra lavoratori e pensionati (i primi aumentati nell'anno a 23,754 milioni, i secondi a 16,230 milioni) sale a quota 1,4636, il miglior valore della serie storica tracciata dallo studio. Benché ancora al di sotto dell'1,5 già indicata come soglia minima per la stabilità di medio-lungo termine, nel complesso "il sistema regge e continuerà a farlo", a patto - sostiene il documento - di compiere, in un Paese che invecchia, scelte più oculate su politiche attive per il lavoro, anticipi ed età di pensionamento
A cosa fare attenzione in futuro
- "Per prima cosa - afferma il presidente il presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali Alberto Brambilla - occorrerà un'applicazione puntuale dei due stabilizzatori automatici già previsti dal nostro sistema, vale a dire adeguamento dei requisiti di età anagrafica e dei coefficienti di trasformazione all'aspettativa di vita, limitando da una parte le numerose forme di anticipazione oggi previste dall'ordinamento, e, dall'altra, premiando in termini di flessibilità i nastri contributivi più lunghi". Ribadita pertanto nel rapporto la necessità di bloccare l'anzianità contributiva agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne, con riduzioni per donne madri e precoci, e di prevedere un superbonus per quanti scelgono di restare al lavoro fino ai 71 anni di età
La spesa per l’assistenza cresce più di quella per le pensioni
- Sul bilancio intanto pesa sempre più l'assistenza. Nel 2023 l'Italia ha destinato a pensioni, sanità e assistenza 583,7 miliardi (+4,3% rispetto all'anno precedente). La spesa per prestazioni previdenziali ammonta a 267,1 miliardi e vale il 12,55% del Pil (in linea con la media europea), restando stabile. Invece per il capitolo assistenza sono 164,4 i miliardi a carico della fiscalità generale, con una spesa che dal 2008 (quando ammontava a 73 miliardi) è cresciuta tre volte più rapidamente di quella per pensioni. Il quadro tracciato dal rapporto torna quindi a richiamare l'attenzione sulla necessità di separare previdenza e assistenza, contenendo e razionalizzando maggiormente quest'ultima
Cosa è successo con il simulatore dell’Inps
- Giovedì scorso la Cgil aveva evidenziato come il simulatore dell'Istituto di previdenza sociale avesse aumentato di tre mesi i requisiti per accedere alla pensione. Ne è seguita una polemica politica e in serata l’Inps ha diffuso una smentita e la garanzia "che le certificazioni saranno redatte in base alle tabelle attualmente pubblicate". Poche ore dopo il simulatore Inps “La mia pensione futura” è stato aggiornato e sono stati eliminati i tre mesi in più per l’accesso alla pensione dal 2027
Chi sarebbe stato penalizzato dai tre mesi in più
- Avrebbero accusato i colpi di questo eventuale innalzamento soprattutto i nati nel 1960, i baby boomers, rimasti fuori dalla Quota 100 dato e bloccati da un ulteriore aumento dei requisiti. Ci sarebbe stato inoltre anche il rischio di creare nuovi 'esodati', lavoratori che hanno aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione e potrebbero trovarsi per alcuni mesi senza tutele
Per approfondire: Caos pensioni Inps, come funziona e com’è cambiata la norma sull’adeguamento?
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