Crisi Stellantis, perché Carlos Tavares si è dimesso e cosa succede adesso

Economia
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Introduzione

Sarebbe dovuto rimanere in carica fino all’inizio del 2026. Ma con più di un anno in anticipo, nella serata del 1° dicembre, Carlos Tavares si è dimesso con effetto immediato dalla sua posizione di amministratore delegato di Stellantis. Il consiglio di amministrazione del gruppo automobilistico, il secondo produttore europeo, ha subito accettato le dimissioni, all’unanimità. "Era giunto il momento di separare le nostre strade", ha spiegato il presidente John Elkann.

 

Il processo per la nomina di un nuovo Ceo permanente – spiega l'azienda - è già iniziato, gestito da un comitato speciale nato in seno allo stesso consiglio, e si concluderà entro la prima metà del 2025. Nel frattempo è stato istituito un nuovo comitato esecutivo presieduto da John Elkann. Ne fa parte anche Richard Palmer, che è stato nominato Special Advisor. La notizia arriva in un momento delicato per Stellantis, tra forti cali di profitto, un netto tonfo delle vendite (sia in Europa che negli Stati Uniti) e tensioni continue con i sindacati (ma anche con gli industriali e la politica). Intanto il titolo crolla in Borsa, toccando il minimo da luglio 2022 e chiudendo a -6,3%. "Faremo del nostro meglio per difendere l'occupazione e l'indotto. Abbiamo un tavolo con Stellantis convocato a metà dicembre, speriamo possa essere quello risolutivo", ha detto la premier Giorgia Meloni. "Non entro nel merito delle scelte di una grande multinazionale. Credo che l'uscita di Tavares sia il figlio di alcune battaglie sindacali molto forti fatte particolarmente dai sindacati francesi e americani. Quello italiano rispetto a queste urla era un pò afono", ha aggiunto

Quello che devi sapere

De Castries: “Vedute differenti hanno portato a questo”

  • Non è ancora del tutto chiaro il motivo per cui Tavares abbia deciso di bruciare i tempi e lasciare il vertice di Stellantis. A dare qualche delucidazione è stato Henri de Castries, consigliere indipendente senior (ed ex presidente di Axa). “Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il Consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emerse vedute differenti che hanno portato il Consiglio e il Ceo” alla scelta, condivisa, di un cambio di passo. Pur senza entrare nel merito della questione, de Castries ha così confermato indiscrezioni che si rincorrevano da tempo

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Le parole di John Elkann

  • "Oggi mi trovo ad Auburn Hills e, nelle prossime settimane, cercherò di raggiungere il maggior numero di sedi e di incontrare di persona il maggior numero di voi. Sono stati giorni difficili, con Carlos abbiamo percorso tanta strada e abbiamo ottenuto risultati importanti. Gli sarò sempre grato per il ruolo che ha avuto nella creazione di Stellantis. Tuttavia, il nostro consiglio di amministrazione ha deciso, per il bene dell'azienda, che era giunto il momento di separare le nostre strade", ha spiegato John Elkann in un videomessaggio ai dipendenti. "Molti di voi si chiederanno cosa ci sia dietro la sua partenza anticipata. La semplice verità è che nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi. In particolare, il Consiglio ha ritenuto che l'attenzione per la nostra azienda e per i nostri stakeholder dovesse essere orientata al lungo termine. Come sapete meglio di chiunque altro, questi sono tempi duri per il nostro settore. Li abbiamo già affrontati in passato e li abbiamo sempre indirizzati a nostro vantaggio. Insieme, lo faremo di nuovo". E ha aggiunto: “Oggi abbiamo istituito un Comitato esecutivo che gestirà l'azienda fino alla nomina del nostro nuovo ceo, che sarà nominato nella prima metà del 2025. Ora guardiamo avanti”

Un processo già in atto

  • Già negli scorsi mesi si era parlato dei malumori nella squadra di manager del gruppo per una divergenza di posizioni con Tavares sul futuro a breve termine di Stellantis, in particolare su come raddrizzare i conti negli Stati Uniti. Questo avrebbe accelerato un processo di cambiamento che di fatto era già iniziato. Già nel mese di ottobre Stellantis aveva infatti dato il via alle pratiche per selezionare chi avrebbe dovuto sostituirlo a partire dal 2026. La decisione finale sarebbe dovuta arrivare durante la prima metà del 2025

Il profit warning del 30 settembre

  • Partendo dai numeri, lo scorso 30 settembre era arrivato un profit warning sui conti del 2024: tagliato il margine dal 10% al 5,5 o 5,7%. Free cash industriale tra -5 e -10 miliardi di euro. Troppe le scorte di auto invendute accumulate. Male anche altri indicatori: -33% del valore delle azioni su Euronext nell'ultimo anno

Il calo delle vendite

  • Nei primi nove mesi dell'anno, Stellantis ha visto ridursi le vendite negli Usa del 17%. Ma anche in Europa gli ultimi dati disponibili non sono rosei: nel mese di ottobre il gruppo ha venduto 150.346 auto, il 16,7% in meno dello stesso mese del 2023, con una quota di mercato del 14,4% contro il 17,4% di un anno fa. Da inizio anno le immatricolazioni sono 1.700.846 vetture, con un calo del 7,1% e una quota di mercato che passa dal 17,1 al 15,7%. Guardando all'Italia, Stellantis ha venduto a novembre 30.817 auto, il 24,6% in meno dello stesso mese del 2023. La quota di mercato è in calo dal 29,3% al 24,7%. Negli undici mesi il gruppo ha venduto 428.205 auto, con una flessione del 9,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e la quota che scende dal 32,4% al 29,4%

Lo scontro con la politica

  • C’è da dire che negli ultimi mesi Tavares è andato allo scontro diretto anche con la politica italiana, senza distinzione tra partiti di governo e opposizioni. Soltanto un mese fa, l’ormai ex ad era stato sentito in audizione in Parlamento: gli si chiedeva di spiegare come intendesse invertire il declino industriale dell’automotive italiana. Sul tavolo il calo dei volumi produttivi, la cassa integrazione nelle fabbriche, la decrescita delle immatricolazioni. Tavares aveva assicurato che il gruppo non avrebbe lasciato l'Italia (e quindi non avrebbe venduto siti produttivi), chiedendo però alla politica maggiore spirito collaborativo. "In Italia i costi sono troppo alti, quello dell'energia per esempio è il doppio che in Spagna. Dovete spiegarmi come si fa a gestire questo problema", aveva detto ribattendo alle critiche 

Elkann atteso a riferire in Parlamento

  • Adesso, dopo la notizia delle dimissioni, la politica torna a chiedere a Elkann di andare in Parlamento a spiegare quale sia il futuro di Stellantis. Lo chiedono praticamente tutti: Fratelli d'Italia, il Pd, Azione, Avs. "Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come 'premio' economico dopo la sua disastrosa gestione", commenta la Lega. Si parla di una buonuscita di 100 milioni di euro. Quello che sta accadendo con Stellantis "è semplicemente disgustoso. Un tracollo economico, peraltro preannunciato grazie alle politiche demenziali pseudo green imposte da Bruxelles, con una persona che rischia di chiudere fabbriche e licenziare migliaia di dipendenti e va via con un bottino di decine di milioni di euro e con degli azionisti che non riesco a commentare. Da italiano sono offeso dalla gestione degli Elkann", ha detto il vicepremier Matteo Salvini.
  • Intanto, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha avuto un colloquio telefonico con Elkann, collegato dagli Stati Uniti. Nel colloquio è stato confermato il tavolo del 17 dicembre al Mimit, al quale parteciperà Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo automobilistico "con il mandato - hanno spiegato fonti del ministero - di chiudere in modo positivo le interlocuzioni" sul Piano Italia

Le reazioni dei sindacati

  • Anche i sindacati, sempre preoccupati per il calo della produzione e il forte ricorso alla cassa integrazione, chiedono un cambio di passo. "Ci aspettiamo nel tempo più breve possibile un nuovo management che dia discontinuità rispetto al passato sugli impegni occupazionali, produttivi e industriali" ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. La Fiom chiede "un piano industriale e occupazionale subito" la Fim parla di “un momento di svolta per Stellantis e per il settore automobilistico italiano"
  • Duro anche il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, che a Sky TG24 ha detto: "Tavares non ci mancherà. Non ha mai creduto alle relazioni sindacali. Ha delocalizzato, ha frenato gli investimenti in Italia, è arrivato a sfidare lo Stato. Pensiamo che le sue dimissioni determineranno una svolta"
  • "Il caso Stellantis conferma la necessità, che noi chiediamo da tempo, che la presidenza del Consiglio convochi il gruppo dirigente di Stellantis e i sindacati per discutere su quali politiche industriali e quali investimenti si fanno nel nostro Paese visto che succede ciò che non succedeva dagli anni '50, ovvero quest'anno si produrranno negli stabilimenti italiani poco più di 300mila auto contro una capacità produttiva di quasi un milione e mezzo. Numeri che dicono che è necessario avere chiaro che investimenti si fanno e che modelli si realizzano", ha detto invece il segretario generale della Cgil Maurizio Landini

 

Lo scontro con Confindustria

  • Nemmeno Confindustria negli ultimi tempi è stata alleata di Tavares. "Quello che mi dispiace è che invece di fare investimenti nel Paese vengono fatti investimenti in altri Paesi, magari scrivendo 'letterine' a nostre imprese chiedendo di delocalizzare. Questo non lo possiamo più permettere", diceva poche settimane fa il presidente degli industriali, Emanuele Orsini. "Noi abbiamo aiutato aziende a stare nel Paese. Quindi non deve essere finanziato l'acquisto dell'auto, ma deve essere finanziato chi crede nell'industria e nell'industrializzare il Paese e soprattutto chi fa gli stabilimenti e fa produzione. E quindi fa crescita e assume persone. Se mi riferisco a Stellantis? Ovvio", aveva aggiunto. Secca la replica: "Per produrre auto o veicoli commerciali servono gli ordini. Come in tutti i settori, è la domanda a creare il mercato e non il contrario"

Il toto nomine

  • Non trova per ora alcun riscontro il toto nomine che già da qualche tempo si era scatenato sul possibile successore, a partire da Luca De Meo amministratore delegato della Renault, ma anche con nomi interni come quello di Olivier Francois.

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