Germania, dipendenti Volkswagen in sciopero contro i tagli previsti dall’azienda
EconomiaIntroduzione
Il sindacato IG Metall ha dichiarato che da lunedì 2 dicembre i dipendenti della Volkswagen sospenderanno l'attività nelle fabbriche tedesche per opporsi alle migliaia di tagli di posti di lavoro pianificati dall'azienda. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
L’avvertimento del sindacato
- "Se necessario, questa sarà la battaglia contrattuale collettiva più dura che la Volkswagen abbia mai conosciuto", ha avvertito il negoziatore del sindacato, Thorsten Groger, in un comunicato stampa diffuso al termine del periodo di dialogo sociale obbligatorio per 120 mila dipendenti del marchio.
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La responsabilità dell’azienda
- Due giorni fa, il produttore, che sta preparando un drastico piano di risparmi, ha respinto una proposta sindacale volta a ridurre i costi senza dover chiudere le fabbriche in Germania, portando a un inasprimento del dialogo sociale. “Gli scioperi di avvertimento inizieranno lunedì in tutte le fabbriche", ha detto Groger, che ritiene la direzione" responsabile, al tavolo delle trattative, per la durata e l’intensità di questo confronto"
I dati
- In Germania, Volkswagen conta dieci stabilimenti di produzione di automobili e circa 300mila dipendenti, di cui 120mila proprio del marchio di Wolfsburg, il più colpito dal piano di risparmio. Fiore all'occhiello dell'industria automobilistica tedesca, la Volkswagen soffre, secondo gli esperti, per il rallentamento del mercato dei veicoli nuovi, per la concorrenza cinese, i modelli di batterie non sufficientemente attraenti e il costo del lavoro più elevato rispetto ai concorrenti
Rischio dazi
- Una ulteriore minaccia che grava sul mercato dell’auto europeo sono i dazi che potrebbe infliggere Donald Trump, che dal prossimo 20 gennaio tornerà alla Casa Bianca. Il leader repubblicano ha già promesso di introdurre tariffe del 20% sulle importazioni da Ue e Regno Unito, e del 25% da Messico e Canada. Questo metterebbe in difficoltà moltissimi produttori europei che hanno anche stabilimenti in Messico, come Volkswagen, Stellantis, Volvo e Jaguar Land Rover
Il confronto tra sindacati e Volkswagen
- La crisi dell'azienda di Wolfsburg è iniziata a settembre, quando la Volkswagen ha annunciato di essere a lavoro su un programma di ripristino della propria competitività, che però significava interrompere la pax sindacale, in vigore da 30 anni, e valutare un possibile piano di chiusura degli stabilimenti e licenziamenti forzati dei lavoratori. A ottobre, con l’annuncio di una possibile chiusura di tre stabilimenti sono arrivate anche le parole di Arno Antlitz, direttore operativo e direttore finanziario di Volkswagen. “I nostri risultati di nove mesi riflettono un contesto di mercato impegnativo e sottolineano l'importanza di portare a termine i programmi di performance che abbiamo lanciato in tutto il gruppo. Il brand Volkswagen ha riportato un margine operativo di solo il 2% dopo nove mesi. Ciò evidenzia l’urgente necessità di significative riduzioni dei costi e recuperi di efficienza"
Le trattative
- Le discussioni in corso tra la direzione e i funzionari sindacali, secondo il principio della cogestione, non hanno poi raggiunto un accordo sulle misure di ristrutturazione. I rappresentanti dei lavoratori hanno presentato a novembre una controproposta che prevedeva la sospensione dei bonus, degli aumenti salariali e la riduzione dell'orario di lavoro, consentendo così, secondo loro, di evitare la chiusura delle fabbriche in Germania e i licenziamenti di massa. L'offerta non è stata considerata fattibile dal management
I rischi per i lavoratori
- I rappresentanti del personale affermano che almeno tre stabilimenti Volkswagen sono a rischio di chiusura in Germania e decine di migliaia di posti di lavoro potrebbero essere persi, con i dipendenti rimanenti che dovranno accettare di tagliare i salari
La risposta di Volkswagen
- In una dichiarazione separata, Volkswagen ha affermato di "rispettare" il diritto dei dipendenti di partecipare a uno sciopero di avvertimento e ha affermato di credere nel continuo "dialogo costruttivo" per "raggiungere una soluzione duratura e sostenuta collettivamente". L'azienda precisa di aver "anticipato misure mirate per garantire gli approvvigionamenti di emergenza" durante lo spostamento, al fine di "limitarne il più possibile" l'impatto "sui nostri clienti, sui nostri partner e sui nostri impianti industriali"
Costa: “Aiuti di stato alla Volkswagen”
- Sul tema si è espresso anche il nuovo Alto rappresentante degli Affari esteri dell’Unione europea, il portoghese Antonio Costa. "Sarà necessario concedere aiuti di Stato alla Volkswagen, che non è solo in Germania, ma anche in Portogallo, per esempio. Non è impossibile subordinare l'autorizzazione degli aiuti di Stato, o la concessione di finanziamenti europei, a condizione che questo investimento sviluppi catene del valore che rafforzino la coesione in tutti gli Stati membri"
La campagna elettorale tedesca
- Il tema della crisi di Volkswagen attraversa anche la campagna elettorale tedesca, con il voto per il rinnovo anticipato del Bundestag previsto per il prossimo 23 febbraio. Un argomento che non sembra essere al centro della campagna di Frederich Merz, candidato della CDU e grande favorito secondo i sondaggi. Sul tema, invece, si sono espressi i socialdemocratici, ora al governo e che devono rincorrere. “I lavoratori di Volkswagen, Bosch, Tyssenkrupp hanno paura, per il posto di lavoro, per la loro esistenza. Si preoccupano del mutuo, dello studio dei figli. Tutti dicono che bisogna fare qualcosa subito per tutelare i posti di lavoro, lo dicono i sindacati, i consigli di fabbrica, i Laender governati dalla Cdu, ma Merz dice no. Dice: ora arriva Natale, aspettiamo, adesso non funzionerebbe", ha dichiarato il presidente della SPD, Lars Klingbeil.
Per approfondire: "Volkswagen vuole chiudere almeno tre fabbriche in Germania", l'allarme dei sindacati