"Volkswagen vuole chiudere almeno tre fabbriche in Germania", l'allarme dei sindacati

Economia

A renderlo noto il consiglio di fabbrica del colosso dell'auto tedesca, secondo quanto riportano alcuni media. Particolarmente a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck. Il marchio VW gestisce un totale di dieci stabilimenti in Germania, di cui sei in Bassa Sassonia, tre in Sassonia e uno in Assia e impiega circa 120.000 persone nel Paese, di cui circa la metà a Wolfsburg

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Volkswagen sarebbe intenzionata a chiudere almeno tre fabbriche in Germania. È quello che ha reso noto il consiglio di fabbrica del colosso dell'auto tedesca, in una dichiarazione del capo del Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, che ha previsto anche il ridimensionamento di tutti gli altri impianti. Cavallo ha anche affermato che Volkswagen sta chiedendo tagli lineari ai salari della sua forza lavoro tedesca nelle trattative collettive in corso. “Senza misure globali per recuperare competitività, non potremo permetterci investimenti significativi in futuro”, ha dichiarato il responsabile delle risorse umane di Volkswagen, Gunnar Kilian. Kilian non ha affrontato direttamente queste affermazioni e non ha fornito alcun dettaglio sulle misure specifiche di riduzione dei costi che la casa automobilistica sta prendendo in considerazione. Il fatto è che la situazione è grave e la responsabilità dei partner negoziali è enorme”.

Il Consiglio teme, infatti, il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro. Particolarmente a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche. La Volkswagen impiega circa 120.000 persone in Germania, di cui circa la metà a Wolfsburg.

Le dichiarazioni del Ceo

I dirigenti della casa automobilistica tedesca Volkswagen hanno difeso gli importanti piani di riduzione dei costi, ma non hanno commentato direttamente le notizie secondo cui l'azienda avrebbe tagliato decine di migliaia di posti di lavoro. Il massimo dirigente del marchio automobilistico Volkswagen, Thomas Schafer, ha dichiarato che i costi negli stabilimenti in Germania sono diventati particolarmente elevati. “Non possiamo continuare come prima -ha sottolineato Schafer-. Non siamo abbastanza produttivi nei nostri siti tedeschi e i nostri costi di fabbrica sono attualmente dal 25% al 50% più alti di quanto avevamo previsto. Ciò significa che i singoli stabilimenti tedeschi sono due volte più costosi della concorrenza”. Schafer ha dichiarato che l'obiettivo di Volkswagen rimane quello di aumentare il rendimento delle vendite al 6,5% entro il 2026, che secondo lui è l'unico modo per finanziare i necessari investimenti futuri.

Sindacati sul piede di guerra

 Il marchio VW gestisce un totale di dieci stabilimenti in Germania, di cui sei in Bassa Sassonia, tre in Sassonia e uno in Assia. A settembre, VW ha cancellato il programma di sicurezza del lavoro in vigore da oltre 30 anni. "È una profonda pugnalata al cuore" dei lavoratori della Volkswagen. In questi termini il sindacato IG Metall ha contestato e respinto i piani di chiusura degli impianti di Volkswagen in Germania, definiti "inaccettabili".Il sindacato ha minacciato conseguenze. "Questi piani aggressivi del consiglio di amministrazione non sono in alcun modo accettabili e rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni", ha affermato il responsabile distrettuale dell'IG Metall Thorsten Gröger. Secondo il Consiglio di fabbrica del Gruppo, il gruppo sta pianificando la chiusura di almeno tre siti in Germania e il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro.

Governo tedesco: "Aspettiamo che il gruppo chiarisca"        

"Che Vw sia in una situazione difficile è risaputo. Ma per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Vw chiarisca". Lo dice il portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Wolfgang Buechner, in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a una domanda sui piani trapelati dalle informazioni divulgate dal consiglio di fabbrica di Volkswagen sulla chiusura di almeno 3 fabbriche in Germania. Il portavoce ha ricordato che il Kanzler ha già affermato nelle scorse settimane che "le eventuali decisioni sbagliate  del management non debbano ricadere sulle spalle dei lavoratori e che si debbano mantenere i posti di lavoro". 

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Non solo Volkswagen

Anche altre case automobilistiche, come Mercedes-Benz e Porsche, si sono impegnate a rafforzare i tagli ai costi. Oggi il titolo di Mercedes-Benz perde lo 0,54% dopo che venerdì scorso aveva perso oltre il 3%. Giù in Borsa anche Porsche, che perde oggi il 5% dopo averriportato un calo degli utili del 41%. Stessa situazione per Volvo Cars che ha dimezzato le sue previsioni di crescita delle vendite annuali. Al momento Renault rimane l'unica casa automobilistica in Europa ad aver mantenuto gli obiettivi finanziari per l'intero anno. Principale causa, il rallentamento economico della Cina: eppure le case automobilistiche tedesche erano state tra le maggiori beneficiarie del boom del mercato
automobilistico cinese e per gli analisti se è vero che ne sono state beneficiate, è altrettanto vero che sono le società maggiormente esposte in modo significativo all'attuale malessere economico del Paese. Basti pensare che l'anno scorso Mercedes-Benz ha venduto circa un terzo delle sue auto sul mercato cinese.

L'investimento elettrico

In linea generale in Europa le case automobilistiche hanno investito molto nella produzione di veicoli elettrici in vista del divieto di vendita di nuove auto con motore a combustione previsto dall'UE entro il 2035. Ma ora sono alle prese con il calo della domanda. In particolare, la Germania e altri Paesi europei hanno tagliato i sussidi che avevano incoraggiato l'acquisto e l'infrastruttura di ricarica è ancora carente. Mercedes-Benz ha registrato un calo del 31% su base annua nelle vendite di veicoli elettrici puri nell'ultimo trimestre, mentre la domanda di ibridi plug-in è aumentata del 10%

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