I vertici del gruppo potrebbero prendere la decisione di ricorrere a una ristrutturazione storica senza passare per il Consiglio di sorveglianza, che in passato si era opposto a questo tipo di tagli
L’aumento dei costi di produzione, la pressione della transizione energetica e la competizione con i rivali asiatici hanno convinto i vertici di Volkswagen a ricorrere a misure drastiche. L’amministratore delegato del gruppo, Oliver Blume, sta valutando di dare seguito a una ristrutturazione storica, che comprenderebbe la chiusura alcuni stabilimenti in Germania – già annunciata all’inizio del mese - e poi il ricorso a un taglio dei posti di lavoro fino a 15mila unità.
Decisione presa dall’alto
La decisione sui tagli potrebbe essere presa autonomamente dai vertici dell’azienda, senza passare per il Consiglio di sorveglianza. Già in passato tentativi di ristrutturazione che prevedevano il ridimensionamento della forza lavoro erano stati frenati dal Consiglio. Gli oneri potrebbero aggirarsi tra i 2,5 e i 3,0 miliardi di euro, secondo un rapporto della società di brokeraggio Jefferies ripreso da Bloomberg.
Come si muovono i sindacati
La settimana scorsa Volkswagen ha posto fine a un programma di sicurezza del lavoro di lunga data per sei dei suoi stabilimenti tedeschi, e i sindacati si sono impegnati subito a resistere a qualsiasi tipo di taglio. “I sindacati dovrebbero sentirsi sotto pressione per raggiungere nuovi accordi, ma Volkswagen sarà in grado di forzare i licenziamenti. C'è il rischio di un'interruzione degli impianti, ma i sindacati possono scioperare solo sui salari, non sulla chiusura degli impianti o sui licenziamenti se questi ultimi non sono protetti contrattualmente”, ha scritto Jefferies.
Qual è la situazione dell’azienda
“La logica di ridimensionare il marchio omonimo di Volkswagen non è nuova, ma lo sono il senso di urgenza e la determinazione del management ad affrontare l'eccesso di capacità e i modelli di spesa”, hanno scritto gli analisti della società di brockeraggio Jefferies in un report ripreso da Bloomberg. Il titolo dell’azienda tedesca, nel frattempo, sta soffrendo anche in Borsa. Nonostante l’ipotesi di chiusura degli stabilimenti l’abbia spinto leggermente a rialzo, si trova sempre ai minimi dal 2015.