Offerta UniCredit a Banco Bpm: dai Fondi a Bnp e a Credit, chi sono gli stranieri in banca

Economia
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Introduzione

Nei giorni scorsi è arrivato un colpo a sorpresa da parte di UniCredit: un’offerta pubblica di scambio volontaria da 10 miliardi su Banco Bpm. L’obiettivo è diventare la terza banca nel panorama europeo e consolidarsi in Italia con sinergie per 1,2 miliardi di euro.

Ma il blitz ha avuto reazioni fredde da parte del ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti e del vicepremier e ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Matteo Salvini, che non hanno nascosto la loro irritazione. In particolare, il leader della Lega ha commentato: "A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà”

Quello che devi sapere

Banche e investitori stranieri in Italia

  • La presenza di banche e investitori stranieri in Italia è sempre stata capillare, costante e di lunga data visto l'appeal del risparmio messo dagli italiani negli istituti di credito. In tanti istituti, dall'estero, hanno cercato di avere una posizione forte nella Penisola, soprattutto da Francia e Spagna

  • Per approfondireUniCredit, che cosa c’è da sapere sull’offerta pubblica di scambio su Bpm

Il Credit Agricole

  • Il Credit Agricole, per esempio, è diventato grande azionista di Banca Intesa, poi confluita nella grande fusione che ha dato vita a Intesa Sanpaolo, dirottando la banca verde transalpina verso il controllo di Friuladria e Cariparma in quella che ora forma il Credit Agricole Italia

Bnp Paribas

  • Dopo il tentativo fallito, o meglio fatto fallire, di Bbva su Bnl e di Abn Amro su Antonveneta, la banca romana già del Tesoro e una delle principali banche del Paese è ora controllata dal colosso bancario francese Bnp Paribas

UniCredit

  • Gli attuali possibili protagonisti del nuovo risiko, UniCredit e Banco Bpm, hanno entrambi una rilevante quota in mani straniere. La banca di Piazza Gae Aulenti, dopo essere passata da Bin a secondo gruppo italiano e da qui a una delle realtà meglio presenti nell'Europa centro-orientale per poi cambiare ancora strategie di sviluppo, è una public company controllata per oltre l'85% da investitori professionali. Di questi una cospicua maggioranza ha sede fuori dall'Italia, anche se fondi basati in Europa possono raccogliere capitali italiani e apparire stranieri. Non ci sono patti di sindacato tra soci o azionisti di blocco. Le fondazioni controllano circa il 4% del capitale, il retail il 13% mentre il 75% è in mano agli investitori istituzionali, per oltre la metà statunitensi o del Regno Unito. L'azionista singolo con il numero principale di azioni è l'onnipresente BlackRock con poco più del 7%

Banco Bpm

  • In Banco Bpm ritroviamo il Credit Agricole con il 9,18% delle azioni, ancora BlackRock con il 5,24%, Enasarco al 3%. Un patto di sindacato controlla il 6,5% con alcune fondazioni e alcuni enti di previdenza privata

Intesa Sanpaolo

  • Ancora BlackRock possiede il 5% di Intesa Sanpaolo, affiancato da Goldman con 6,5%. In questo caso sono ampiamente compensati da altri azionisti italiani come le diverse fondazioni azioniste, al 17,87%, dopo i diversi passaggi di fusioni e integrazioni che hanno portato alla nascita del primo gruppo italiano. La restante maggioranza del capitale costituisce il flottante, ovvero la quota sul mercato, posseduta da piccoli azionisti e fondi, italiani e esteri

L’offerta di UniCredit

  • Tornando a UniCredit, dopo Commerzbank - messa per il momento in stand-by in attesa dell'esito delle elezioni in Germania del prossimo febbraio - Andrea Orcel ha deciso di guardare sul mercato domestico con un'offerta pubblica di scambio volontaria da oltre 10 miliardi di euro, per l'istituto guidato da Giuseppe Castagna. Un'incursione di cui sono stati avvertiti in prossimità tanto le istituzioni quanto il vertice di Bpm. È un'operazione "comunicata ma non concordata col governo", ha detto Giorgetti. Orcel ha aggiunto che l’offerta "al momento non è vincolante, è fatta in buona fede" e che se verrà portata a termine lo sarà al massimo entro giugno prossimo. Entro tre settimane, nelle tappe dell'ops, sono previsti il documento alla Consob e le richieste di autorizzazioni a Bce, Banca d'Italia e Ivass anche per la quota di controllo in Anima su cui Bpm ha lanciato un'offerta

Commerzbank

  • UniCredit, comunque, deve gestire quello che ad ora è solo "un investimento" in Commerzbank che "ha tempo per maturare". L'istituto italiano, tra derivati e azioni, è il primo azionista con il 21% e può salire, qualora la Bce l'autorizzi, alla soglia d'opa del 29,9%. Non è detto che lo faccia e sicuramente non in tempi brevi. Con lo spartiacque delle elezioni tedesche, se ci sarà un accordo non sarà prima di un anno. Per cui qualsiasi acquisizione e integrazione di Banco Bpm che "speriamo avvenga in maniera rapida e fluida, resterà indipendente da qualsiasi ipotetica e futura integrazione tra HvB e Commerzbank", ha puntualizzato Orcel

Il no del Cda di Banco Bpm

  • Intanto, il Cda di Banco Bpm ha bocciato l'offerta pubblica di scambio di UniCredit, giudicandola "all'unanimità" inadeguata a riflettere il valore della banca. Ha anche espresso forte preoccupazione per le "prevedibili ricadute" occupazionali e per gli effetti negativi che avrà sulla "flessibilità strategica" dell'istituto, ingessato dalla “passivity rule” in una fase di forte crescita. In attesa della valutazione formale - che potrà arrivare solo tra qualche mese dopo la pubblicazione del documento di offerta - al Consiglio è bastata una mattinata di esame del comunicato ex art. 102 del Tuf con cui l'Ops è stata annunciata per affossare una proposta che "non è stata in alcun modo preventivamente concordata" o più semplicemente è "ostile", per usare le parole del consigliere Mauro Paoloni

Le parole dell’ad Castagna

  • A commentare l’offerta è stato anche Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm. "Siamo una grande banca autonoma, italiana con una forte vocazione di vicinanza ai territori e alle Pmi, spina dorsale del nostro Paese. Dobbiamo continuare in questa direzione, rimanendo nel solco che abbiamo tracciato e continuando a fare bene il nostro mestiere, come abbiamo sempre fatto. È questa la strada giusta per crescere da soli e non diventare oggetto di operazioni che non tengono in alcun conto il valore espresso dalla nostra Banca oggi e, ancora di più, nel futuro prossimo", ha scritto in una lettera ai dipendenti. "Destano inoltre forte preoccupazione le sinergie di costo stimate dall'offerente, pari a oltre un terzo della base costi di Banco Bpm che, si può stimare, significherebbe tagli al personale di oltre 6.000 colleghe e colleghi", ha aggiunto. E ancora: l'offerta di UniCredit, "come rilevato dal Cda della nostra banca, non riflette in alcun modo la redditività e l'ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm"

  • Per approfondire: Bpm, ecco perché la banca boccia l’offerta di UniCredit