Come si andrà in pensione nel 2025? Da Quota 103 a Opzione donna, ecco tutte le opzioni
EconomiaIntroduzione
Sarà possibile andare in pensione nel 2025 a 62 anni di età? E per le lavoratrici quali regole ci sono? Sono diversi i quesiti che si pone chi si trova negli ultimi anni di lavoro e che può scegliere una delle misure di flessibilità prorogate anche per il prossimo anno. Ecco cosa sapere
Quello che devi sapere
Le modifiche alla Legge di Bilancio e il numero di pensionati
- In queste settimane di definizione della Legge di Bilancio alle Camere, il governo sta pensando di rivedere alcune regole in materia di pensioni. Secondo i dati dell'Istat, l'età media di chi andrà in pensione sarà di circa 64 anni, ma il gruppo più numeroso di pensionati sarà composto da persone nate tra il 1958 e il 1963. In particolare, andrà in pensione ne 2025 chi avrà un'età compresa tra 62 e 67 anni, ma ci sarà anche la possibilità di uscire prima, a patto di aver raggiunto i requisiti richiesti
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La proroga di Quota 103
- Anche per il 2025 sembra prorogata Quota 103. Infatti, al contrario delle previsioni originarie, la misura non verrà chiusa al 31 dicembre 2024 ma sarà attiva anche nel 2025. Resta valido il requisito dei 41 anni di contributi, esattamente come i lavoratori precoci, mentre cambia il sistema di calcolo, passato per intero al sistema contributivo in sostituzione di quello misto. Questo significa che la pensione 2024 non può risultare superiore a 2.395 euro lordi al mese (cioè quattro volte il trattamento minimo) sino al compimento dell’età di 67 anni, mentre in passato era di cinque volte
41 anni di contributi per i lavoratori precoci
- I 41 anni di contributi sono essenziali anche per i lavoratori precoci ma occhio agli altri requisiti: infatti, serve anche che 35 anni siano al netto dei contributi figurativi da disoccupazione o da malattia e che almeno un anno sia versato prima che l’interessato completi i suoi 19 anni di età. Va ricordato, inoltre, che la Quota 41 per i lavoratori precoci non è per tutti. Infatti, la misura è appannaggio esclusivamente di soggetti che appartengono a una delle seguenti quattro categorie:
- Disoccupati
- Caregiver
- Invalidi
- Addetti ai lavori gravosi
La pensione di vecchiaia
- Resta sempre valida la pensione di vecchiaia: accessibile a partire dai 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 dovrà fare attenzione a un ulteriore requisito: la pensione dovrà essere almeno pari all’importo dell'Assegno Sociale, che nel 2025 sarà di 540 euro al mese. Se i contributi non permettono di raggiungere questa cifra, non sarà possibile accedere alla pensione
Pensione anticipata contributiva
- Da non tralasciare l’opzione della pensione anticipata contributiva: chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 o ha versato contributi alla Gestione Separata potrà andare in pensione a partire dai 64 anni, con almeno 20 anni di contributi versati. Per poter accedere a questa pensione, l'importo mensile dovrà essere almeno il triplo dell’Assegno Sociale, ossia circa 1.620 euro. Per le lavoratrici con figli, l’importo richiesto è più basso: 2,8 volte l’Assegno Sociale per chi ha un figlio e 2,6 volte per chi ha due figli
Ape sociale
- Altra opzione che resta per tutto il 2025 sarà l’Ape sociale, valida dal momento in cui scatta il beneficio fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. L'indennità corrisposta al lavoratore corrisponde all'importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell'accesso alla prestazione. La cifra non è soggetta alla rivalutazione e non può superare i 1.500 euro mensili
Opzione donna
- Altro pilastro per il prepensionamento è Opzione donna, attiva anche nel 2024 e riservata alle lavoratrici. In questo caso è possibile ottenere la pensione con 35 anni di contributi e 61 anni di età, uno in più rispetto a un anno fa, e una penalizzazione nella liquidazione calcolata con il metodo contributivo. E attenzione: l'età minima richiesta scende di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due (o 60 anni dunque o 59). Serve inoltre soddisfare altri requisiti, come lo svolgimento di assistenza a un familiare da almeno 6 mesi (caregiver), la dichiarazione di invalidità civile al 74% oppure l'avvenuto licenziamento da parte di aziende in crisi
I professionisti
- Arriviamo ora ai professionisti: la flessibilità in uscita è possibile grazie a diverse formule. La maggioranza degli enti adotta un sistema misto retributivo-contributivo, ma con regole diverse: ad esempio, le casse previdenziali degli avvocati, dei geometri e dei consulenti del lavoro prevedono un’uscita anticipata con età e contributi versati che spesso si fermano a Quota 100 (62 anni e una contribuzione di 38 anni). Per i commercialisti c’è Quota 99 invece (61+38) e Quota 97 per i periti agrari (57+40)
L’isopensione
- C’è poi anche l’opzione dell’isopensione, cioè l’esodo dei lavoratori anziani introdotto dalla riforma Fornero e utilizzabile dalle aziende che occupano mediamente più di 15 dipendenti. Il meccanismo consente un anticipo dell'età pensionabile sino ad un massimo di 4 anni rispetto alla normativa Fornero a patto che l'azienda esodante corrisponda, con oneri interamente a suo carico, un assegno ai lavoratori di importo equivalente alla pensione per l'intero periodo di esodo
Università come lavoro
- Va infine ricordato come dal 2019 sia stata introdotta la possibilità di valorizzare in termini contributivi il periodo universitario, che si può far valutare come se fosse lavoro. Nel 2024 il costo di un singolo anno di studio ammonta a 5.991 euro, parametrato calcolando il 33% della retribuzione annua dei commercianti. In alternativa, il calcolo ordinario si basa sul 33% della retribuzione degli ultimi 12 mesi
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