Stipendi, in quali città e regioni ci sono le buste paga più alte? La classifica
EconomiaIntroduzione
Come evidenzia un’analisi della Cgia basata su dati Inps e Istat, nel 2022 a Milano e provincia gli imprenditori hanno pagato le retribuzioni lorde più elevate in Italia: 32.472 euro annui, 10mila euro in più rispetto alla media nazionale. Bene anche l’area a nord di Bologna dove la concentrazione di imprese attive in settori ad alta produttività come meccanica e agroalimentare fa lievitare le buste paga dei dipendenti. In fondo alla classifica si collocano le province del Mezzogiorno: a Vibo Valentia, Nuoro e Cosenza gli stipendi medi lordi non arrivano a 15mila euro annui.
L’analisi conferma il divario tra Nord e Sud anche su tasso di produttività, retribuzione media giornaliera e numero totale di giorni lavorati nell’arco dei dodici mesi: nelle regioni settentrionali si resta in ufficio o in fabbrica in media 38 giorni in più all’anno. Tra le province più “stacanoviste” spiccano Lecco, Vicenza, Biella e Padova. L'associazione di Mestre: "Per aumentare i salari investire su produttività e taglio dell'Irpef"
Quello che devi sapere
Analisi Cgia su stipendi nel privato
- L’Italia resta "divisa in due" sul fronte degli stipendi nel privato. Lo certifica la Cgia di Mestre che in un’analisi sulle retribuzioni traccia un quadro caratterizzato da sensibili differenze territoriali. Tra le province Milano si piazza al primo posto con buste paga che superano la media nazionale. Ecco perché.
Per approfondire: Buste paga, da settembre aumento degli stipendi per 1,7 milioni di lavoratori: ecco quali
Province con stipendi più alti
- Il rapporto calcola che nel 2022 gli imprenditori dell'area intorno al capoluogo lombardo hanno pagato ai propri dipendenti 32.472 euro lordi all’anno, 10mila euro in più rispetto alla media nel resto della Penisola (22.839 euro). Sul podio si piazzano anche 4 province dell’Emilia-Romagna: Parma, Modena, Bologna e Reggio Emilia con valori intorno ai 26mila euro annui. A far lievitare gli stipendi dei dipendenti è in questo caso la concentrazione di imprese attive in settori ad alta produttività: produzione auto di lusso, meccanica, meccatronica, automotive ma anche biomedicale e agroalimentare
Province con retribuzioni basse
- In fondo alla classifica sugli stipendi nel privato, stilata da Cgia ,si piazzano alcune province del Mezzogiorno: a Vibo Valentia, Nuoro, Cosenza e Trapani le retribuzioni delle aziende si attestano su valori medi che oscillano tra i 12.939 e i 14.365 euro, circa 9mila euro sotto la media nazionale
Retribuzione giornaliera
- A livello giornaliero i dipendenti assunti in imprese private del Nord Italia portano a casa in media 101 euro, il 35% rispetto colleghi del Sud dove la retribuzione si ferma a 75 euro
Giorni lavorati
- Tra le cause che spiegano la persistenza del divario Nord-Sud negli stipendi, rientra il numero totale di giorni retribuiti nel corso dell’anno. Come spiega l’Ufficio studi Cgia elaborando dati Inps, nel 2022 nel Settentrione ammontano a 253, 28 in più rispetto al Mezzogiorno (225) l’equivalente di 5 settimane. Nel Sud il dato sull’economia sommersa, più diffusa rispetto al resto della Penisola, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. In secondo luogo, la differenza nei giorni lavorati dipende dal mercato del lavoro che nel Sud è caratterizzato da una presenza più massiccia di rapporti precari, intermittenti e stagionali, questi ultimi legati al turismo
Province più stacanoviste
- Anche nel conteggio dei giorni lavorati, alcune province superano nettamente la media nazionale che è di 244,4 giorni. I dipendenti di aziende private nella provincia di Lecco restano occupati in media 264,2 giorni all’anno, seguiti dai colleghi di Vicenza, Biella, Padova, Treviso e Bergamo. Tra le province dove si sta meno in ufficio o in fabbrica nell’arco dei 12 mesi spiccano Vibo Valentia, Nuoro, Rimini e Foggia
Differenza sulla produttività
- A livello regionale, i lavoratori dipendenti della Lombardia guadagnano in media 28.354 euro all’anno, quasi il doppio rispetto ai colleghi della Calabria (14.960). Il divario tra le due regioni risulta evidente anche sulla produttività generata in un’ora di lavoro: 45,7 euro rispetto a 29,7 euro. Oltre alle differenze salariali tra Nord e Sud, gli squilibri retributivi emergono anche tra i lavoratori di aree urbane e quelle rurali
La contrattazione collettiva
- Secondo l’analisi Cgia, il superamento delle gabbie salariali nei primi anni Settanta in favore della contrattazione collettiva nazionale (Ccnl) ha ridotto solo in parte le diseguaglianze salariali preesistenti tra Nord e Sud. In molti casi sono addirittura aumentate laddove la maggior parte di multinazionali, società finanziarie o bancarie che riconoscono ai propri dipendenti stipendi elevati stabiliscono la propria sede in aree metropolitane del Settentrione
Lavoratori dello stesso settore
- Al contrario, anche per effetto della contrattazione centralizzata l’analisi Cgia evidenzia come le diseguaglianze territoriali diminuiscono se si confrontano gli stipendi tra i lavoratori impiegati nello stesso settore. In questo caso l’Italia registra divari inferiori ad altri Paesi europei
Cgia: “Investire su produttività"
- Di conseguenza, per aumentare i salari medi nel settore privato il rapporto Cgia indica la necessità di contrastare l’abuso di contratti a tempo ridotto, diffondere la contrattazione decentrata e, dal punto di vista fiscale, proseguire nel taglio Irpef.
Per approfondire: Salari Italia, aumento di 19 mld negli ultimi due anni: l'impatto dei rinnovi contrattuali
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