Salari Italia, aumento di 19 mld negli ultimi due anni: l'impatto dei rinnovi contrattuali

Economia
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Introduzione

Come ha evidenziato un report realizzato dal Cer per la Confesercenti, l’aumento dei redditi legato al miglioramento dei dati sull’occupazione ha permesso di dare una spinta ai consumi di oltre 5 miliardi nel 2024 ma non di recuperare i redditi falcidiati dall’inflazione. Come spiegano i ricercatori, questi 19 miliardi rappresentano il 2,4% in più rispetto all'andamento inerziale e portano a 879 miliardi a fine 2024 la massa complessiva dei redditi da lavoro dipendente, il 7,4% in più rispetto al 2022.

 

L'impatto sulla spesa, però, è depotenziato non solo dal peso del fisco, che insieme ai contributi sociali assorbirà 7,1 miliardi di euro, ma anche dalla necessità di ricostituire le riserve erose dagli italiani. “Per amplificarne l'impatto sull'economia, sarebbe utile, nell'ambito della riforma fiscale, detassare gli aumenti retributivi stabiliti dai contratti riconosciuti come comparativamente più rappresentativi. Un intervento di questo tipo contribuirebbe a contrastare la diffusione dei contratti pirata e a far emergere l'elusione contributiva e fiscale”, hanno dichiarato i ricercatori

Quello che devi sapere

L’aumento dei redditi

  • Un aumento dei redditi pari a 19,1 miliardi di euro è l'impatto positivo creato nelle tasche dei lavoratori italiani dai rinnovi contrattuali dell'ultimo biennio. Un segnale che però non permette un recupero dei redditi falcidiati dall'inflazione, anche se consente di dare una spinta ai consumi di 5,5 miliardi di euro nel solo 2024

 

Per approfondire: Stipendi in crescita, quali sono i settori con gli aumenti maggiori? I dati Istat

L’indagine

  • Ad accendere un faro sull'impatto degli ultimi rinnovi contrattuali è una indagine realizzata dal Cer per la Confesercenti, che ha analizzato l'impatto che i rinnovi possono avere sulla spesa delle famiglie. "Una riforma del fisco che detassi gli aumenti retributivi consentirebbe di generare ben 4 miliardi di consumi in più e avere un impatto positivo sul Pil di 2,4 miliardi", suggerisce lo studio

Il miglioramento dell’occupazione

  • Se i dati sono positivi la ragione è legata al miglioramento dell'occupazione, che ha consentito di avere maggior gettito: un grande risultato per chi si accinge a mettere a punto la prossima Manovra

La rilevazione Istat

  • L'ultima rilevazione dell'Istat ha calcolato che a fine giugno ci sono ancora 34 grandi contratti (di quelli monitorati) che sono in attesa di rinnovo, per un totale di 4,7 milioni di lavoratori. Nel secondo trimestre dell'anno sono stati rinnovati tre accordi, tra i quali la distribuzione moderna organizzata e i pubblici esercizi, mentre ne sono scaduti alcuni come quello dei tessili e del trasporto merci su strada

La stagione dei rinnovi

  • La nuova stagione si profila molto calda, soprattutto sul fronte dei lavoratori pubblici, che attendono di vedere gli importi che il governo apposterà nella legge di bilancio. Il primo test riguarda proprio il contratto dei ministeriali, che vede al momento contrapposti Aran da una parte e sindacati dall'altra, che riguarda molti lavoratori e solitamente rappresenta un apripista per gli altri contratti pubblici. Gli aumenti che sono scattati risultano essere più ampi rispetto agli anni passati, certamente per recuperare la perdita di potere d'acquisto delle famiglie provocata dalla fiammata inflazionistica del biennio 2022-2023 

Gli aumenti/1

  • I 19,1 miliardi di aumenti - spiegano i ricercatori del Cer - rappresentano il 2,4% in più rispetto all'andamento inerziale e portano a 879 miliardi a fine 2024 la massa complessiva dei redditi da lavoro dipendente (al lordo del fisco e dei contributi sociali). L' incremento totale procapite dei redditi è del 7,4% rispetto al 2022 

Gli aumenti/2

  • Per i redditi unitari significa un aumento lordo nel biennio di 3.300 euro che consente un recupero non totale dell'aumento dei prezzi. L'impatto sulla spesa, però, è depotenziato non solo dal peso del fisco - che, insieme ai contributi sociali, assorbirà 7,1 miliardi di euro - ma anche dalla necessità di ricostituire le riserve erose dagli italiani per far fronte all'aumento dei prezzi

Le famiglie tornano “formiche”

  • Secondo l'indagine Confesercenti-Cer, infatti, le famiglie sono prudenti e stanno tornando “formiche” anche se siamo ancora nella stagione delle “cicale”. Una situazione resa più complessa dall'alto livello dei tassi di interesse, che aumenta i costi del credito per le imprese e per i consumatori

La proposta: detassare gli aumenti retributivi

  • Come si legge nello studio, la spinta generata dai rinnovi "incontra dunque troppi freni che ne mitigano la portata. Per amplificarne l'impatto sull'economia, sarebbe utile, nell'ambito della riforma fiscale, detassare gli aumenti retributivi stabiliti dai contratti riconosciuti come comparativamente più rappresentativi. Un intervento di questo tipo contribuirebbe a contrastare la diffusione dei contratti pirata (che costano fino al 20% in meno perché 'tagliano' istituti indiretti e welfare bilaterale) e a far emergere l'elusione contributiva e fiscale, che si stima avere una dimensione del 30% del totale dei rapporti di lavoro". Questa mossa produrrebbe inoltre circa 4 miliardi di ulteriore spesa delle famiglie e un aumento aggiuntivo del Pil di 2,4 miliardi nel 2024-2025

Il taglio dei tassi di interesse

  • Ad essere atteso, però, è soprattutto un cambio della politica monetaria della Bce: è necessario incamminarsi su un percorso di decisa riduzione dei tassi di interesse, un passaggio chiave per la ripresa del mercato interno, come evidenzia lo studio. Il nuovo taglio dei tassi d'interesse da parte della Bce, previsto a settembre, quando inizierà anche la riduzione da parte della Fed, è un orizzonte atteso da tutto il mondo produttivo

 

Per approfondire: Pensioni, allarme Cgia: “Ormai superiori al numero degli stipendi”. I casi più critici