Immobiliare, sempre più italiani rinunciano a comprare casa: ecco perché

Economia
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Introduzione

Ha influito senza dubbio l’andamento dei tassi di interesse, saliti a più riprese da luglio 2022 fino allo scorso giugno. Ma ha giocato un ruolo anche il deprezzamento del mattone, motivo per cui la classe media ha visto diminuire la propria ricchezza di quasi il 5% tra il 2010 e il 2023.

 

Secondo la Banca centrale, alla fine del 2023 il patrimonio abitativo rappresentava i tre quarti della ricchezza lorda delle famiglie meno abbienti, una quota relativamente elevata nel confronto europeo, mentre gli strumenti finanziari più liquidi (depositi e obbligazioni) ne costituivano il 17%. La perdita di valore delle case, quindi, ha inciso in modo molto marcato sul benessere economico dei cittadini

Quello che devi sapere

I dati dell’Osservatorio dell’agenzia delle Entrate

  • Secondo quanto emerge dall’Osservatorio dell’agenzia delle Entrate, in Italia nel 2023 si sono verificate 709mila compravendite di case, un calo del 10% rispetto all’anno precedente. Male anche i dati da gennaio a marzo nel 2024: 155mila, pari a -7,6% sullo stesso periodo di dodici mesi prima. C’è, quindi, una minore propensione all’acquisto di case, a tutti i livelli (prima, seconda, per investimento) 

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I tassi di interesse

  • Inoltre, gli acquirenti che hanno optato per il mutuo ipotecario sono meno del 40%, in lieve aumento rispetto al trimestre precedente. Ad allontanare gli italiani da questo tipo di acquisti sono stati soprattutto i tassi di interesse, saliti a più riprese da luglio 2022 fino a giugno

La perdita del valore del mattone

  • Un ruolo importante però lo ha giocato anche il deprezzamento del valore delle case, motivo per cui la classe media ha visto diminuire la propria ricchezza di quasi il 5% tra il 2010 e il 2023. Emerge dalla relazione annuale della Banca d'Italia dalla quale risulta però una sostanziale stabilità del grado di disuguaglianza

Poca compensazione con altri strumenti

  • Il calo della ricchezza per i nuclei della classe intermedia (-4,8%) è stato infatti determinato dalla flessione del valore del patrimonio immobiliare, solo in piccola parte compensata dalla dinamica degli strumenti finanziari più rischiosi. La ricchezza netta della metà più povera delle famiglie è rimasta pressoché stabile, in seguito a un’espansione del valore del patrimonio immobiliare quasi interamente controbilanciata dal calo della ricchezza finanziaria e dal maggiore indebitamento

Patrimonio abitativo

  • Alla fine del 2023 il patrimonio abitativo - spiegava la Banca centrale - rappresentava i tre quarti della ricchezza lorda delle famiglie meno abbienti, una quota relativamente elevata nel confronto europeo, mentre gli strumenti finanziari più liquidi (depositi e obbligazioni) ne costituivano il 17 per cento; il debito era pari a un quarto della ricchezza lorda. Per contro, il patrimonio del decimo più ricco era maggiormente diversificato: circa un terzo della ricchezza lorda era costituito da immobili residenziali e poco più del 40 per cento da strumenti finanziari rischiosi; il debito ammontava al 5 per cento della ricchezza lorda

Cosa è successo nei primi quattro mesi dell’anno

  • La flessione dei mutui, comunque, era stata confermata dall’Ossevatorio sul credito al dettaglio realizzato da Assofin, Crif e Prometeia: nei primi quattro mesi di quest'anno si registra infatti un’attenuazione per l’acquisto abitazione (-11,1%) e si rimarca la preferenza verso il tasso fisso (che sale all’86% dei contratti) anche per effetto della forte ripresa delle surroghe (+61,3%). Secondo lo studio è "in lieve aumento la rischiosità del credito alle famiglie (1,4% a marzo 2024), che rimane comunque su livelli storicamente contenuti. In prospettiva, il credito complessivo alle famiglie crescerà anche se a ritmi moderati", aggiunge l'Osservatorio 

Nel 2023

  • Il trend era già questo nei primi tre mesi del 2023, secondo l’Istat: le compravendite erano scese del 5% rispetto al trimestre precedente e dell'11% rispetto ad un anno prima. I mutui erano diminuiti del 31% in un anno, il 12,6% in meno in un trimestre. "Dopo otto trimestri consecutivi di crescita, registrati tra il III trimestre 2020 e il II trimestre 2022, gli ultimi tre evidenziano una contrazione che e' trainata principalmente dall'abitativo, settore di spinta dell'intero mercato immobiliare", na commentato l'istituto di statistica

In quali zone si compra di più

  • Secondo i Dati statistici notarili, la maggior parte degli acquisti continua a farla l'area Nord dello Stivale: se, infatti, il maggior numero di compravendite di case avviene al Settentrione, nel dettaglio si scopre che, anche nell'annualità passata, "la regione nella quale sono stati scambiati più immobili resta la Lombardia, con il 19,52% del totale, rispetto all'intero territorio nazionale". A seguire, recita lo studio, ci sono "il Piemonte con il 9,29% e il Veneto con il 9,11%"

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