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Manovra, l'aumento delle spese militari complica il rebus risorse

Economia

Simone Spina

Per onorare gli impegni con la Nato e per il contributo alla difesa dell'Ucraina, l'anno prossimo l'Italia dovrà spendere oltre quattro miliardi in più per la Difesa. Un impegno che rende più ardua la caccia ai finanziamenti per la prossima legge di Bilancio

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A complicare i giochi della prossima manovra ci sono anche le spese militari. Che il nostro governo ha promesso di aumentare per rispettare gli impegni con la Nato, ma in modo progressivo e sperando di ottenere uno sconto sulle regole di bilancio da parte dell’Europa. Una promessa, quella di Roma, che finirebbe per pesare per più di quattro miliardi nel 2025.

Le promesse alla Nato e la difesa dell'Ucraina

Si arriva a questa cifra perché l’Italia potrebbe alzare la quota di Prodotto Interno Lordo dedicata alla Difesa all’1,6 per cento, avvicinandosi a piccoli passi all'obiettivo del 2 per cento stabilito dall’Alleanza Atlantica e dal quale siamo lontani in compagnia di pochi altri partner. Questo impegno vale circa tre miliardi sull’anno prossimo, al quale aggiungere oltre un miliardo e mezzo per contribuire al nuovo fondo per gli armamenti all’Ucraina.

La trattativa con l'Ue per sperare in più margini

Roma confida in Bruxelles, che potrebbe escludere le spese militari dai vincoli sui conti pubblici: in pratica non sarebbero considerate deficit. Cruciale, dunque, il via libera dell'Unione Europea , anche se col nuovo Patto di stabilità i margini possibili sembrano essere davvero molto ristretti e il nostro Paese è tra quelli che deve stringere la cinghia.

Rinnovo misure in scadenza, servono 19 miliardi

Il tutto in un quadro già complesso, perché servono oltre 19 miliardi se si vogliono rinnovare una serie di aiuti in scadenza molto popolari ed evitare un rialzo delle tasse. In primis, le buste paga dei dipendenti: Palazzo Chigi ha assicurato che ci sono i quasi 11 miliardi per rinnovare il taglio del cosiddetto cuneo fiscale evitando un calo degli stipendi a 14 milioni di lavoratori. Ma nella lista c’è anche la proroga della riduzione dell’Irpef (l’imposta sui redditi), degli sconti per le assunzioni, quello per le mamme lavoratrici con due figli, il contributo per la spesa delle famiglie in difficoltà e la riduzione del canone Rai.