Conti pubblici, Ue apre procedura di infrazione per l’Italia per deficit eccessivo

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Dopo lo stop per Covid, il Patto di stabilità non è più sospeso. La Commissione Ue apre una procedura per Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia: si avvia l’iter che in autunno si tradurrà in impegni per il rientro a tappe forzate dei conti. Giorgetti: “Tutto previsto”. Migliora il giudizio sul nostro Paese sugli squilibri macroeconomici. Ma, dice l’Ue, "permangono vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività”, servono “riforme e investimenti”

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Per l'Italia e altri sei Paesi europei si apre la procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo: la comunicazione è arrivata oggi. Per gli Stati coinvolti si avvia ora un iter che in autunno si tradurrà in impegni per il rientro a tappe forzate dei conti: dopo i passaggi previsti, infatti, la Commissione proporrà le raccomandazioni al Consiglio sul rientro del disavanzo nel pacchetto di autunno del semestre europeo. La Commissione Ue, in particolare, ha aperto una procedura per deficit eccessivo per Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. L'esecutivo comunitario ha poi valutato che la Romania non ha preso azioni efficaci per la correzione del deficit chiesta dal Consiglio. "La procedura di infrazione non è una notizia, era ampiamente prevista, l'avevamo detto già un anno fa. D'altronde con il boom di deficit indotto dalle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto il 3%", ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. "Abbiamo un percorso, avviato dall'inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, che è apprezzato dai mercati e dalle istituzioni Ue: andremo avanti così, quindi non è niente di sorprendente", ha aggiunto.

La procedura d’infrazione

Il percorso della procedura d’infrazione si è quindi aperto formalmente oggi, con la relazione della Commissione Ue sul rispetto dei vincoli per disavanzo e debito pubblico, che sono da tenere rispettivamente entro il 3% e il 60% del Pil. Dopo gli anni di stop dovuti al Covid, il Patto di stabilità non è più sospeso e anzi viene applicato per la prima volta nella formula rinegoziata in vigore da fine aprile. La nuova governante, tra l’altro, ha portato a una rivoluzione sul ritmo per il rientro del deficit eccessivo, oltre a introdurre un controllo dei conti con le traiettorie pluriennali di spesa. Stando ai dati Eurostat, a fine 2023 undici Paesi - compreso il nostro - avevano il deficit oltre il 3%. L'Italia era ai massimi Ue al 7,4%, con la previsione della Commissione che si scenda al 4,4% nel 2024 per risalire al 4,7% nel 2025 (a politiche invariate).

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Italia in una situazione di “squilibrio”, giudizio migliorato

Nella valutazione sugli squilibri macroeconomici per dodici Stati Ue, già nel meccanismo di allerta 2024, la Commissione Ue ha ora valutato che l'Italia si trova ora in una situazione di “squilibrio”, migliorando il giudizio dallo “squilibrio macroeconomico eccessivo” dello scorso anno. Come l'Italia anche la Grecia, mentre non sono più in squilibrio Francia e Portogallo. La Slovacchia entra invece tra i Paesi in squilibrio, dove si confermano Germania, Cipro, Ungheria, Paesi Bassi, Svezia. Solo la Romania ha uno squilibrio eccessivo. Questo monitoraggio è uno degli strumenti di sorveglianza per il coordinamento delle politiche economiche.

L'analisi dell’Ue

In Italia, ha spiegato l’Ue, "permangono vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera". Il rapporto debito pubblico/Pil, "notevolmente diminuito" dal picco del Covid, "è ancora elevato, pari a oltre il 137% del Pil nel 2023, e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest'anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita a un ampio aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, anche se in diminuzione, nonché a una minore crescita del Pil nominale". Per l'Italia, avverte la Commissione, "nel complesso, l'analisi della sostenibilità del debito indica rischi elevati nel medio termine. Secondo le proiezioni decennali di base, il rapporto debito pubblico/Pil aumenta costantemente fino a circa il 168% del Pil nel 2034. La traiettoria del debito è sensibile agli shock macroeconomici. Secondo le proiezioni stocastiche, che simulano un'ampia gamma di possibili shock temporanei alle variabili macroeconomiche, esiste un'alta probabilità che il rapporto debito/Pil sia più elevato nel 2028 che nel 2023".

"Crescita della produttività positiva ma limitata, servono riforme e investimenti"

In Italia, continua la Commissione europea, "la crescita della produttività è stata nel complesso e in media positiva ma limitata, il che conferma la necessità di riforme e investimenti per superare le carenze strutturali e promuovere condizioni favorevoli alla crescita della produttività". "Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate negli ultimi anni e non si sono tradotte in pressioni salariali", afferma ancora la Commissione Ue in merito all'Italia. "I tassi di partecipazione al lavoro sono saliti a livelli record, sebbene siano ancora relativamente bassi. Il settore finanziario si è ulteriormente rafforzato con miglioramenti nella qualità degli attivi bancari e nella redditività, mentre le banche italiane sono ancora considerevolmente esposte nei loro bilanci ai prestiti sovrani e garantiti dallo Stato. L'azione politica è stata favorevole ad affrontare le vulnerabilità, anche attraverso l'attuazione del Pnrr, che tra l'altro promuove la produttività e la crescita potenziale del Pil per contribuire a ridurre il rapporto debito pubblico nel lungo periodo", ha aggiunto. E ancora: in Italia "mantenere il ritmo di attuazione del Pnrr resta essenziale e ulteriori sforzi politici sarebbero utili". Nel nostro Paese, continua la Commissione, "sono chiaramente necessarie ulteriori azioni per ridurre l'elevato rapporto debito pubblico. Il patto di stabilità e crescita riformato, compresa l'applicazione della procedura per i disavanzi eccessivi, offre un meccanismo di sorveglianza adeguato e forte per affrontare i rischi per la sostenibilità fiscale e per integrare la sorveglianza".

Le indicazioni dell’Ue

Secondo la Commissione europea, l'Italia deve "affrontare le sfide demografiche per mitigare gli effetti sulla crescita a lungo termine e ottenere finanze pubbliche sostenibili"; deve anche "aumentare la concorrenza e migliorare la regolamentazione" in alcuni settori a stimolo della crescita. L'Italia dovrà poi "riformare il sistema fiscale per fornire maggiori incentivi alla crescita, con particolare attenzione alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro". Nel rapporto della Commissione europea per l'Italia per il 2024, inoltre, si auspica che il Paese possa "migliorare l'adempimento fiscale aumentando le fonti di dati disponibili per audit e controlli, incoraggiando l'uso dei pagamenti elettronici e riducendo i costi di conformità per i contribuenti". Un richiamo anche sul tema concessioni balneari: in Italia "sfide di lunga data persistono anche in ambiti specifici, come le procedure per l'affidamento di concessioni marittime, lacuali e fluviali per attività ricreative e turistiche: i ritardi nell'attuazione di procedure di aggiudicazione trasparenti e competitive per tali concessioni, così come la loro mancanza di redditività per le autorità pubbliche, rimangono motivo di preoccupazione, in particolare dato che i miglioramenti iniziali apportati con la legge annuale sulla concorrenza 2021 sembrano ostacolati dai successivi interventi legislativi".

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Gentiloni: "Non confondere la cautela nella spesa con l'austerità"

"Non dobbiamo confondere la cautela nella spesa con l'austerità", ha detto il commissario Ue Paolo Gentiloni. "La cautela nella spesa è necessaria nei Paesi ad alto debito e deficit molto alto. L'Italia ha un deficit sopra il 7% e un debito sopra 135%, quindi la cautela è d'obbligo e mi pare che il governo italiano sia consapevole. Contemporaneamente il Paese italiano ha un volume di fuoco possibile di investimenti senza precedenti" con il Pnrr e sarebbe un "paradosso" far fatica a "mettere a terra le ingenti risorse" Ue, ha aggiunto. E ancora: "Serve da un lato cautela della spesa e dall'altro moltiplicare gli sforzi per gli investimenti del Pnrr".

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I prossimi passi

Dopo la relazione di oggi della Commissione, l'attesa è che a novembre arrivi la sua proposta sulla raccomandazione del Consiglio per il rientro del deficit. Il nuovo Patto, comunque, impone una correzione per almeno lo 0,5% annuo del bilancio strutturale fino al rientro entro la soglia del 3% (nei primi tre anni sarà dunque primario). Già venerdì prossimo, 21 giugno, verranno assegnate agli Stati le “traiettorie di riferimento” (non saranno rese pubbliche), nuovo snodo del “braccio preventivo” del Patto. Si aprirà quindi il negoziato tra Stati e Commissione e i Paesi presenteranno i piani pluriennali di spesa il 20 settembre, che saranno approvati poi nel pacchetto di autunno del semestre europeo, assieme quindi alle raccomandazioni sul deficit. Per l'Italia l'aggiustamento strutturale dello 0,5-0,6% del Pil su 7 anni, inserito comunque già nei tendenziali del Def fino al 2027, corrisponderebbe ad almeno 10 miliardi l'anno.

Il precedente

Lo scorso anno nell'esame (teorico, data la sospensione del Patto in quel momento) sulle procedure per deficit la Commissione aveva concluso che il criterio del deficit non era rispettato da 14 Stati membri, Italia inclusa. Mentre il criterio del debito non era rispettato per Francia, Italia e Finlandia. Nelle considerazioni sull'Italia l'esecutivo comunitario aveva tra l'altro giudicato che la crescita prevista della spesa corrente primaria finanziata a livello nazionale (criterio rilevante per il vecchio Patto) era in linea con la raccomandazione del Consiglio e sottolineava come il Paese fosse proiettato a preservare gli investimenti finanziati a livello nazionale. Per il debito si era parlato tra l'altro di una traiettoria “sensibile” a choc macroeconomici. Il report segnalava che l'Italia continuava a presentare squilibri eccessivi, con vulnerabilità legate all'elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e che persistevano alcune debolezze nei mercati finanziari, che avevano rilevanza transfrontaliera.

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