Grano russo, l'Ue prepara i dazi dopo il boom delle importazioni

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Bruxelles vuole tassare le importazioni di cereali da Mosca, aumentate a livello record nell'ultimo anno. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina nessuna sanzione contro queste materie prime. L'Italia ha decuplicato gli acquisti nell'ultimo anno. Difficile che questa misura possa mettere in grosse difficoltà economiche il Cremlino

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L’argine che l’Europa vuole alzare con i dazi sul grano e sugli altri cereali russi non avrà un impatto devastante sulle casse di Mosca. Da quando due anni fa è iniziata la guerra in Ucraina, Bruxelles non ha messo sanzioni sulle materie prime agricole, contrariamente a quanto accaduto per molti beni, in primis gas e petrolio, ma anche prodotti alimentari di lusso.

Acquisti record dalla Russia

L’obiettivo era di non far aumentare i prezzi sui mercati ed evitare così che ne soffrissero i Paesi più poveri. Ma nel frattempo gli acquisti dell’UE sono aumentati notevolmente, arrivando a quattro milioni di tonnellate nel 2023, pari a un valore di 1,3 miliardi di euro. Nonostante il record di importazioni, tuttavia, i cereali russi rappresentano una piccolissima porzione dei consumi europei: appena l’1 per cento.

L'Italia in prima linea

Bruxelles si aspetta un ulteriore aumento delle vendite del Cremlino all’estero, da qui la proposta di metterci un freno con le tariffe doganali. Una delle destinazioni preferite potrebbe essere l’Italia, che nell’ultimo anno ha visto un boom di acquisti di grando duro da Mosca. In generale, l’import di prodotti alimentari si è ridotto dall’invasione dell’Ucraina, ma per il frumento la quantità è più che decuplicata, arrivando a 400mila tonnellate nel 2023.

La Russia nei nostri spaghetti

Siamo un Paese che ha fame di grano (basti pensare alla pasta) ma la spinta è arrivata soprattutto dai minori costi e così si sono ridotti gli scambi con alcuni partner storici (pensiamo al Canada), facendo della Russia il nostro terzo fornitore, insieme alla Turchia, da dove probabilmente Mosca fa passare parte dei suoi prodotti per l’Europa.  

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